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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
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SERRA SAN BRUNO - È successo tutto in sole dodici ore. Ed è successo tutto così velocemente che non sarebbe strano se qualcuno ci avesse capito poco o nulla. Riassumiamo. Martedì mattina, poco prima delle 10, un altoparlante ancorato su un’auto comincia a ronzare in paese. Per le strade di Serra viene annunciato l’ennesimo comizio. Non una novità in questi giorni intrisi di réclame elettorali. A lanciare l’iniziativa fissata per la giornata successiva, ossia quella di oggi, mercoledì 18 maggio, è la lista “La Serra Rinasce”, la compagine di centrosinistra. Ma ciò che fa indignare le liste avversarie è che l’incontro è programmato in una sede istituzionale, la sala convegni del Parco delle Serre che torna location d’eccellenza dopo mesi di silenzio e, soprattutto, dopo la lunga occupazione degli ex tirocinanti in forza presso lo stesso ente, asserragliati per settimane proprio al piano superiore della sede di via Santa Rosellina.
All’iniziativa – annunciano i manifesti con il logo de “La Serra Rinasce” in bella mostra – partecipano il candidato a sindaco Luigi Tassone, il consigliere regionale del Pd Michele Mirabello, il commissario del Parco Tonino Errigo e l’assessore regionale al Lavoro Federica Roccisano. Proprio quest'ultima è stata protagonista di un lungo batti e ribatti con gli stessi ex tirocinanti negli ultimi mesi del 2015. Una polemica che in certi frangenti è anche scaduta in contenuti che non ti aspetteresti da un assessore regionale che, adesso, si presenta in quello stesso ente per dispensare, magari, rinnovate ricette per la felicità occupazionale di un territorio, soprattutto da questo punto di vista, martoriato. «Nessuna proroga – aveva raccontato la Roccisano nel novembre scorso ai tirocinanti –, né con altre tipologie contrattuali, né sotto forma di tirocinio. La Regione Calabria non ne avvierà altri». Salvo poi scoprire in questi ultimi mesi che proprio i tirocini, promossi con tanto di roboanti comunicati stampa dalla stessa Roccisano, in Calabria fioccano.
Altra presenza contestata, questa volta dalle liste avversarie, quella del commissario Errigo. «Si tratta di un’evidente violazione della par condicio – dichiarano i componenti del Movimento “LiberaMente” –. Il Parco delle Serre è un ente pubblico apolitico e indipendente. Non può svolgere attività di comunicazione durante il periodo di campagna elettorale, tanto più se evidentemente finalizzate alla propaganda elettorale di una delle liste partecipanti alle amministrative». A stretto giro di comunicato stampa rincara la dose la candidata a sindaco della lista di centrodestra, Jlenia Tucci: «Non accetto che il Parco delle Serre sia utilizzato da una lista o da un partito per la propria campagna elettorale. Invito il commissario Errigo a continuare a garantire l’imparzialità e la correttezza evitando di esporre l’ente di tutela ambientale a strumentalizzazioni del tutto inopportune». E alla fine arriva il passo indietro della lista “La Serra” che, nel tardo pomeriggio di martedì, comunica il cambio di location dell’iniziativa, invitando però i contendenti ad «evitare le polemiche sterili».
Tutto è bene quel che finisce bene insomma, anche se il Parco delle Serre, quando più te l’aspetti, torna protagonista di dinamiche discusse e discutibili. Perché pare che il suo destino sia proprio questo: gettato, nudo e crudo, nella mischia della “sanguinaria” campagna elettorale di turno, magari come moneta sonante che qualcuno, prima o poi, potrà riscuotere. Frotte di elettori potrebbero allora essere i nuovi/vecchi tirocinanti. Uno scenario già visto quando, a ridosso delle elezioni regionali del 2014, si registrò un’infornata di tirocini, ben 49, ordinata all’epoca dal centrodestra scopellitiano (che ha usato quelle persone esattamente come ora vorrebbero fare gli avversari) i cui epigoni locali, oggi, si stracciano le vesti ammantandosi di una verginità a cui non crede proprio nessuno.
Il Parco, dunque, sarà anche una «scatola vuota» – così la definisce ormai chiunque prenda pubblicamente la parola per parlarne – ma si trasforma puntualmente, alla vigilia di ogni voto, in una scatola dei desideri. Chi non ricorda, per esempio, i 100 posti di lavoro promessi da Bruno Rosi – chi ha fatto parte di quella amministrazione dovrebbe renderne conto, invece che presentarsi agli elettori come fresco e illibato – o i movimenti poco "etici" del centrodestra locale prima delle ultime Regionali? E come ieri ancora oggi, di nuovo, il diritto al lavoro viene piegato alle perversioni retoriche delle compagini che prenderanno parte al voto del prossimo 5 giugno.
Furbate o fantasie che ci raccontano di «modelli diffusi agli elettori per domande di partecipazione ad una nuova selezione di lavoratori al Parco», e magari non solo da chi detiene la quota politica di maggioranza dell'ente di tutela ambientale. A dire il vero questi carteggi, con i nostri occhi, non li abbiamo visti. Lo denunceremmo subito, perché si tratterebbe di una grossa umiliazione, prima ancora che per i cittadini, per gli spregiudicati cacciatori di consensi che non si fanno scrupolo, in un senso o nell'altro, che si tratti di promesse o di difese opportunistiche, ad usare il bisogno di padri e madri di famiglia per il proprio tornaconto elettorale.
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