Venerdì, 27 Gennaio 2012 15:04

La lenta agonia delle Serre

Scritto da Mirko Tassone
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mini Serra_San_Bruno_2040-12-57-03-4870SERRA SAN BRUNO – Lenta e dolorosa, come solo un’agonia può esserlo. Un’agonia ancor più tragica, poiché colpisce, non una singola persona, ma un paese, un’intera comunità. Una cittadina, fino a qualche anno addietro, fiera ed orgogliosa della sua centralità rispetto ad un intero comprensorio. Una centralità, nata non per caso, ma dettata dalla storia e dagli uomini. A dare l’abbrivio alla nascita di Serra, furono due figure dall’eccezionale lavatura, chiamate a fare la storia, Brunone di Colonia e Ruggero d’Altavilla, un santo ed un soldato, condottieri, entrambi, seppur in opposti campi. Da quell’incontro e da quel “privilegio” del 1091, concesso dal conte normanno al santo tedesco, ebbe origine Serra e la sua centralità. Una centralità puntellata, nel corso degli anni, dall’affiancarsi alla Certosa di strutture ed uffici civili. Fu così, che nel paese della Certosa pian piano, vennero realizzati i centri di un potere civile destinati a far sentire più vicina la presenza dello Stato. La pretura, l’ufficio del registro, l’ospedale avevano fatto di Serra un piccolo capoluogo. Vennero, poi, gli anni Novanta e con essi l’inizio della lunga agonia. Un’agonia che non si abbatte solamente su Serra, ma sull’intero circondario. Come se non bastassero, lo spopolamento ed un reddito medio pro capite di appena 5.067 euro annui, di gran lunga al di sotto della media  regionale e provinciale, i serresi, nelle loro diverse declinazioni, trovano sul loro cammino sempre più domande e sempre meno risposte. Domande sulle quali campeggia quella principale, perché rimanere in un territorio che dall’offrire poco è passato a non offrire nulla? Come fosse una miniera da cui attingere senza pensare alla conseguenze nel lungo periodo, una classe politica arrogante ed inutilmente vanagloriosa ha pensato di fare delle Serre un deserto. L’attentato alla sopravvivenza di un territorio ebbe inizio con la chiusura della pretura e la sostanziale chiusura dell’ufficio del registro. Per arricchire ulteriormente il loro bottino i novelli saccomanni stanno provando a sottrarre, a Mongiana, il comando provinciale del Copro Forestale dello Stato. In attesa di conoscere l’esito di quest’ultima contesa, al fine di minare in maniera definitiva il territorio, si è proceduto alla sostanziale chiusura dell’ospedale San Bruno e del giudice di pace. Un colpo che, con ogni probabilità, si rivelerà fatale. Alla politica, ricordando con un noto detto serrese “ca lu pieju vena arriedi”, non si può che rivolgere la classica domanda da seduta spiritica, “se ci sei batti un colpo” con la consapevolezza che i politici, come i morti, appartengono ad un altro mondo, i morti però, talvolta, rispondono. (foto Michele Zaffino)

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    Riceviamo e pubblichiamo:

    I consiglieri comunali sedicenti Pd della città di Vibo Valentia, dopo aver celebrato ieri mattina il Festival del pretesto e dell'ipocrisia, prima ancora di scendere dalle scale di via Argentaria hanno incassato l'ennesima figura barbina.

    Mentre in effetti Russo e compagni affastellavano argomenti e ricercavano giustificazioni per definire un inciucio politicamente inqualificabile, il consigliere Stefano Luciano li scavalcava a sinistra sul tema che di più mette a nudo le incoerenze e le timidezze del gruppo: la sfiducia a Costa.

    Dalle chiacchiere ai fatti, già oggi in sede di approvazione del DUP abbiamo verificato quanto regge il patto di potere sancito - officiante Vito Pitaro, con Mangialavori e il centrodestra - sulle elezioni provinciali di Vibo. Gli eroici tutori dell'ortodossia democratica in salsa vibonese hanno fatto ancora una volta da stampella a Costa e dimostrato, qualora ce ne fosse ancora bisogno, quali erano i contorni del baratto politico stipulato in sfregio al Pd di tutto il territorio vibonese.

    Repentinamente chi, per qualche giorno, quando il proprio voto valeva 8, ha fatto il leone, è tornato a farsi pecorella in consiglio comunale quando è tornato valere 1, esattamente come accade da 3 anni. Del resto, la clamorosa incoerenza del gruppo dei "lanciatori di segnali" e cacciatori di incarichi in astinenza, oltre che nella totale infondatezza dell'assunto secondo cui per rafforzare il partito a Vibo bisogna votare Forza Italia, sta nella faccia tosta di presentarsi in federazione sedendo allo stesso tavolo con un consigliere che appena sei mesi fa si è candidato alle politiche in altra coalizione e che è già automaticamente decaduto dell'anagrafe degli iscritti.

    Peraltro il segretario di Federazione, diversamente da quanto ritenuto dalla banda degli onesti, mi risulta abbia già avviato la procedura presso la commissione di garanzia per la violazione dell'art. 4 del codice etico per come conclamata e dagli stessi ieri pubblicamente certificata.

    Pino Pellegrino

    Dirigente del Partito democratico

    Commissario del Parco naturale regionale delle Serre

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