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Ai microfoni di “Detto tra noi”, programma in onda ogni giovedì su Rs98 condotto da Daniela Maiolo e Sergio Pelaia per la regia di Bruno Iozzo, è tornato lo storico e saggista Tonino Ceravolo per il primo giro di boa della rubrica dedicata ai libri, un esperimento radiofonico che ha esordito un mese fa e che ormai è diventato un appuntamento fisso. Ceravolo, dopo la presentazione di “Resta con me” di Elizabeth Strout, rimane ancora nel contesto della letteratura americana contemporanea ma stavolta si occupa di un romanzo d'esordio. «"Ohio" – è l’introduzione dello storico serrese – è il romanzo rivelazione di Stephen Markley, scrittore di cui si conosce ancora molto poco, uscito negli Stati Uniti nel 2018 e tradotto poi in italiano da Einaudi nel 2020».
Un esordio «bomba», il romanzo dell’America di Trump, per il quale qualche critico americano si sarebbe spinto anche a parlare di capolavoro «selvaggio, rabbioso e devastante» nonostante si tratti di un’opera prima. «Ad onor del vero – è l'opinione di Ceravolo – non penso che “Ohio” sia un capolavoro ma è sicuramente un bel romanzo, un debutto notevole come pochi negli ultimi anni, con dei difetti che si colgono durante la lettura: qualche pagina di troppo e delle insistenze retoriche. Ma rimane una lettura importante».
La storia è ambientata in un luogo che si chiama New Canaan, una città immaginaria nella quale «si coglie una non troppo velata ironia». Canaan è infatti il nome della “Terra promessa” prima della conquista israelitica della Palestina. «La New Canaan di Markley – ha continuato Ceravolo – tutto è tranne che una “Terra promessa”. Si tratta di una terra di conflitti, in cui la guerra in Iraq e Afghanistan ha lasciato tutte le proprie scorie. Terra di abusi, droga… insomma non certo un ritrattino edificante dell’America contemporanea».
“Ohio” è la storia di quattro personaggi più uno, quattro persone che fanno rientro a New Canaan (loro città natia) dopo una lunga assenza. «Un rientro in contemporanea – ha spiegato Tonino Ceravolo – attraverso il quale ciascuno porta con sé il bagaglio della propria vita precedente, più la storia di un quinto personaggio, Richard Brinklan, morto eroe di guerra in Iraq. Il romanzo si apre con questo preludio straordinario, la parata col corteo funebre che accompagna il funerale di Brinklan».
La riflessione di Ceravolo sta proprio nell’inizio di questa storia: «Sette righi che dicono tutto ciò che è il romanzo: Rispetto alla nostra storia, scrive Markley, la parata è importante non per le persone che vi parteciparono ma per le persone assenti quel giorno. Sono appunto i nostri quattro personaggi a cui abbiamo già accennato. Ognuno di loro era assente per ragioni personali e un giorno tutti quanti sarebbero tornati. Difficile dire dove finisca questa storia o come sia cominciata – è la chiosa – perché una delle cose che alla fine imparerete è che il concetto di linearità non esiste, esiste solo questo sogno collettivo scatenato, incasinato, incendiario in cui nasciamo, viaggiamo e moriamo tutti. La storia in realtà si conclude perché i quattro ritornano e va a finire in tragedia». Una vicenda, dice infine Ceravolo, in cui l’happy end a cui è solita abituarci l’America non c’è. «Forse come nell’America di Trump».
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