Sabato, 31 Gennaio 2015 08:52

La Personal Factory tra le migliori start-up italiane raccontate da L’Espresso

Scritto da Bruno Greco
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SIMBARIO - Parola d’ordine: crescita. Il vocabolario del demagogo oggi vede questo lemma in cima alla lista dei favoriti.

Di conseguenza, il famigerato buono proposito resta sempre a far da sfondo alla premessa elettorale. L’Italia tenta così di rinascere economicamente, ma deve farlo a modo suo. Il settimanale L’Espresso, con la nuova edizione da ieri in edicola, ha sottolineato come la vera crescita del Paese sia stata messa in moto dalle nuove start-up, che in fatto di tecnologia e innovazione hanno trovato eco a livello mondiale. Sì, perché se effettivamente di crescita si deve parlare, queste imprese rappresentano il primo step da dove poter ricominciare. L’antibiotico della disoccupazione (soprattutto sotto i 30 anni), che nel Sud ha raggiunto il 43,4%, sono le start-up che mirano all’innovazione, capaci di assorbire personale in relazione alla crescita a al volume di interessi che non si ferma a livello locale.

In barba agli indipendentisti di oggi e di ieri, la testata diretta da Luigi Vicinanza racconta di un’Italia unita da Nord a Sud e legata da creatività e innovazione. Si parte dal Piemonte con l’esperienza dell’Ennova, specializzata in assistenza remota dedicata ai possessori di device digitali, quali smartphone, tablet e computer. Realtà che dai 3 componenti del 2010 è arrivata a un organico aziendale di 400 persone in pochi anni, uno dei modelli italiani che ha creato di più occupazione partendo da zero.

Il viaggio per l’Italia creativa termina all’estremo Sud, nelle Serre calabre, più precisamente nel comune di Simbario (VV). Tra gli esempi di innovazione tecnologica, nel report de L’Espresso non poteva mancare la Personal Factory della famiglia Tassone: la piccola fabbrica per produrre malte ideata da Giuseppe Tassone e implementata dai figli Francesco e Luigi, laureati rispettivamente in ingegneria ed economia. La volontà di Giuseppe di vendere il prodotto creato a Simbario nel resto d’Italia si è sempre scontrata col duro sistema della grande distribuzione che piuttosto che muoversi da Nord verso Sud ha sempre fatto il percorso contrario. Come si dice… di necessità virtù. Piuttosto che inviare le malte ai potenziali clienti, Francesco (l’ingegnere) ha pensato di creare una macchina da vendere a chi avesse voluto prodursi le malte da sé. «La malta» ha spiegato Francesco a L’Espresso, «è composta al 98% da sabbia e cemento, che si trovano ovunque». Dunque, partendo dalla facilità di reperire la materia prima, Personal Factory fornisce ai clienti l’apparecchiatura più i componenti chimici per completare il composto, ossia quel 2% mancante. Circa 50 impianti sono già stati consegnati in tutto il mondo e una delle foto riportate oggi da L’Espresso raffigura una macchina della Personal Factory che ha trovato il suo acquirente a Dubai.

Il fatturato di questa realtà nata tra le Serre calabre, nel 2014 ha raggiunto quota 1,6 milioni, cifra che ha anche portato a un notevole incremento dei dipendenti. Obiettivi per il futuro, rosicchiare mercato ai giganti della Mapei, Kerakoll e Saint Gobain.

In tutto questo, la famiglia Tassone ha voluto mantenere la produzione a Simbario, nonostante il rischio di dover fare i conti con la criminalità organizzata. Stranamente, secondo quanto dichiarato dai titolari, in questo caso, il problema di avviare e mantenere in vita un’attività come questa non è di natura calabrese ma piuttosto italiano. Prima di cadere nelle grinfie della criminalità bisogna fare i conti con la burocrazia: «Con la ‘ndrangheta non abbiamo mai avuto problemi» hanno spiegato infine i Tassone. «Noi siamo trasparenti e molto visibili, fattori che scoraggiano la criminalità organizzata. Piuttosto, il problema è la burocrazia. Per trasferire della merce da un capannone all’altro ci è stata richiesta la certificazione antimafia. La Prefettura ci ha messo un anno e mezzo per darcela». Praticamente, con la crisi attuale, una grossa percentuale di imprenditori che provano a conquistarsi una piccola fetta di mercato, prima di ottenere un tipo di certificazione hanno già chiuso battenti.

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