Venerdì, 30 Agosto 2013 13:33

Simbario. La fabbrica “tascabile” dei fratelli Tassone finisce su 'La Repubblica'

Scritto da Salvatore Albanese
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mini personal_factoryUn vero esempio di Calabria vincente, capace di inventare ed esportare in tutto il resto del mondo un prodotto considerato da tanti la scoperta del decennio. Succede a Simbario, dove la Personal Factory, grazie ai fratelli Francesco e Luigi Tassone, ha ormai conquistato la ribalta internazionale. “Formule in rete e robot visionario: il business che tagli i costi in edilizia” ha titolato l’edizione odierna de La Repubblica.it, dando ampio lustro a quell’innovazione di frontiera che, partendo dal piccolo borgo dell’entroterra vibonese, ha destato l’interesse dei produttori internazionali, fino alla Cina. Una piccola macchina, “tascabile”, capace di produrre in loco centinaia di malte diverse abolendo del tutto la logistica. 
 
Come “un fiore nel deserto”, in una regione resa zoppa da mille malanni - primo fra tutti quello della corruzione - brilla quindi un’innovazione capace di meritarsi nel giro di pochi mesi tre milioni di euro circa di investimenti: un nuovo modello produttivo che permette agli imprenditori del comparto edile di miscelare e produrre direttamente a casa propria le polveri per ricavare intonaci e calcestruzzo. 
 
“A che serve spedire in tutto il mondo, quando ciascuno può prodursele da solo direttamente con i materiali trovati sul posto?”, spiega Francesco Tassone a La Repubblica che - con in tasca una laurea in ingegneria conseguita a Trento ed una specializzazione oltre frontiera, a Valencia in Spagna - nel 2006 ha deciso di costruire il primo prototipo della sua ingegnosa creazione: l’Origami, un robot muratore grazie al quale si possono ottenere “centinaia di prodotti diversi”. Lo stesso Francesco Tassone, 33enne, dopo mille peripezie burocratiche, è riuscito a dare vita alla sua geniale creazione con non pochi sacrifici, tanto da decidere, addirittura, di impegnare un appartamento di famiglia per ricavare i finanziamenti utili alla costruzione del prototipo che, una volta completato, ha destato l’appetito degli investitori privati. Nel 2008 arriva la svolta: ottiene un milione e 300 mila euro da due venture capital, che permetteranno alla Personal Factory di approdare, niente meno che, all’Expo di Shangai 2010. 
Ma, nonostante tutto, per Francesco un pizzico di amaro in bocca rimane, tanto che agli stessi cronisti di Repubblica confida:  "Qui in Italia non ci sono banche né Stato. La domanda che ci stiamo facendo adesso è: cresciamo o restiamo in Calabria? Una regione marcia a tutti i livelli, dal consiglio regionale fino all’usciere, dove se non ti raccomandi non esisti. Ecco perché nessuno vuole investire da queste parti. Quelli bravi se ne sono andati tutti". 
 
Rimane l’orgoglio di aver attirato l’attenzione dei media nazionali e – soprattutto – di avere in mano un prodotto vincente. Una piccola scommessa di “periferia” che si espande in tutto il mondo e lentamente lo conquista. 
 
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