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Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
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Si è tenuto ieri mattina alla Prefettura di Vibo Valentia un incontro tra il capo dell’ufficio territoriale del governo, Giovanni Bruno, i rappresentanti istituzionali di diversi comuni del Vibonese ed i referenti del Comitato Civico pro Serre. Un tavolo necessario a promuovere ulteriori approfondimenti rispetto all’allarme scattato alcuni giorni fa in seguito alla desecretazione di alcuni documenti a firma Sisde – precedentemente coperti dal segreto di stato – riferiti al probabile interramento di rifiuti tossici in diverse zone del centro-sud Calabria.
I comuni del Vibonese interessati da questo presunto losco traffico di sostanze radioattive, maturato – secondo i carteggi – tra gli anni ‘80 e ’90, sarebbero diversi. Nei documenti esplicitamente si fa riferimento a Serra San Bruno e Fabrizia, e più genericamente a tutto il comprensorio delle Serre vibonesi oltreché a diversi comuni aspromontani ricadenti nella provincia di Reggio Calabria.
«Evitiamo gli allarmismi, ma verifichiamo immediatamente se ci troviamo nella “nuova terra dei fuochi“» hanno chiesto con un coro quasi unanime i diversi primo cittadini intervenuti al tavolo. Altri, come ad esempio il neo sindaco di Mongiana, Bruno Iorfida, hanno invece affrontato la questione, pur non avendo precedentemente preso visione dei carteggi, palesando la necessità di «tutelare l’economia del territorio, fortemente connessa all’indotto turistico». Analoga prudenza è stata anche esplicitata dal primo cittadino di Serra San Bruno, Bruno Rosi, che si è piuttosto espresso sulla forte improbabilità del caso, nonostante nei carteggi si indichi come alcune discariche siano già state definite proprio dall’inizio degli anni ’90.
Molto più “spinto” l’intervento dei rappresentanti istituzione del comune di Fabrizia, tra i quali il sindaco Totò Minniti, che, riferendosi al comprensorio delle Serre, ha parlato di «un territorio già martoriato e che potrebbe vivere oggi l’ennesimo dramma». D’altronde, come è noto da tempo, si parla di un comprensorio caratterizzato da tassi di incidenza di patologie neoplastiche, e non solo, a dir poco anomali.
Secondo i referenti del Comitato Civico pro Serre bisognerebbe fin da subito «impegnarsi a far sì che si possa finalmente avere maggiore chiarezza sui presunti interramenti, chiedendo magari al Consiglio dei Ministri la desecretazione di altri carteggi riferiti ai fatti, che potrebbero consegnare ulteriori elementi in merito a quanto avvenuto sul nostro territorio tra gli anni ‘80 e ’90, per poter, nel caso in cui vengano realmente identificati i territori inquinati, avviare un’opportuna bonifica».
Lo stesso appello è arrivato dal sindaco di Vazzano, Domenico Villì: «Che il Governo si faccia carico di uno studio accurato. Viviamo in una natura che pare incontaminata eppure la gente si sta iniziando a chiedere cosa mangia, cosa beve e dove vive». A rispondere a tutte queste domande è stato proprio il prefetto Giovanni Bruno che si è detto pronto a fare chiarezza con verifiche adeguate in tempi brevi, tanto da aver già preso contatto con altri referenti istituzionali, per poter avere nel brevissimo tempo delle risposte certe rispetto ai fatti introdotti dalla recenti desecretazioni.
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