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Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
SORIANO CALABRO – Cinque anni di attesa e speranza, ma al tempo stesso di rabbia e delusione. Un’attesa estenuante che, fino ad oggi, non ha portato ad alcun risultato.
Il 25 ottobre prossimo ricorre il quinto anniversario della morte di Filippo Ceravolo, il giovane ucciso per errore in un agguato di ‘ndrangheta sulla strada che collega Pizzoni a Soriano mentre si trovava in compagnia di Domenico Tassone, vero obiettivo dei sicari nella guerra tra il clan dei Loielo e quello degli Emanuele che, fino ad ora, ha causato decine di vittime. E a cadere sotto i colpi dei sicari non sono sempre affiliati, ma anche persone che con questa guerra non hanno nulla a che fare, come lo stesso Ceravolo, il cui unico errore è stato quello di trovarsi nel posto sbagliato con la persona sbagliata: Filippo, infatti, aveva deciso di recarsi a Pizzoni per trovare la sua ragazza e, al ritorno, aveva chiesto un passaggio proprio a Tassone, vero obiettivo dei sicari. Per una tragica fatalità, il destino ha voluto che a morire fosse proprio Filippo.
E da allora i familiari non si danno pace. Vogliono che sia fatta giustizia, che venga dato finalmente un nome e un cognome a chi, quella sera, ha stroncato la vita ad un ragazzo innocente, riconosciuto vittima di mafia. Martino Ceravolo, papà di Filippo, sta portando avanti una battaglia senza sosta. L’inchiesta relativa all’uccisione del giovane di Soriano è stata infatti archiviata nel maggio del 2016. Nel mirino degli inquirenti c’erano due sospettati ma, evidentemente, non sono stati raccolti sufficienti elementi di prova per proseguire le indagini e arrivare alle misure cautelari nei loro confronti. Gli anni passano e di risposte neanche l’ombra. A nulla sono servite le tante manifestazioni di protesta, come quella che lo stesso Martino Ceravolo ha organizzato all’esterno dei locali della Dda di Catanzaro, dove poi ha incontrato il procuratore capo Nicola Gratteri. Ecco dunque che la famiglia Ceravolo ha dato mandato ai suoi legali (Giuseppe Orecchio e Giovanna Fronte, che hanno ereditato il caso dalla compianta collega Maria Rosaria Turcaloro) di approfondire gli elementi emersi dalla prima indagine per non lasciare nulla di intentato sull'omicidio di Filippo. Ciò ha portato, in particolare, l'avvocato Orecchio ad avvalersi della consulenza di alcuni periti di parte che di recente hanno ripreso in mano quanto venuto fuori dal fascicolo della Dda. Sul lavoro dei consulenti tecnici della famiglia Ceravolo vige al momento il più stretto riserbo, ma non è da escludere che questo lavoro possa portare presto a chiedere alla Procura di riaprire il caso, per tentare di fare luce sulla morte di un giovane che aveva ancora tutta una vita davanti.
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