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Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Riceviamo e pubblichiamo
La presente per replicare all’articolo apparso sul Vostro Giornale in data 20/08/2015 nel quale è stata riportata la vicenda della cosiddetta autonomina del sottoscritto a presidente della commissione di gara per l’affidamento dei “lavori di sfollo” nelle aree demaniali della Foresta Prasto. In merito preme rilevare come quanto ivi descritto non risponda in alcun modo a correttezza, poiché riporta i fatti con tanta approssimazione sì da palesare più che un’informazione giornalistica un grossolano attacco alla mia persona.
Ma andiamo con ordine. Il sottoscritto, procedendo alla nomina di se stesso a Presidente della commissione di gara, null’altro ha fatto se non rispettare l’art. 84 del DLg 163/2006, il quale recita “La commissione, nominata dall’organo della stazione appaltante competente ad effettuare la scelta del soggetto affidatario del contratto, è composta da un numero dispari di componenti [....]. La commissione è presieduta di norma da un dirigente della stazione appaltante e, in caso di mancanza in organico, da un funzionario della stazione appaltante incaricato di funzione apicale, nominato dall’organo competente”. Orbene, la norma impone la nomina della commissione da parte dell’organo dirigenziale competente alla scelta del soggetto affidatario e l’individuazione del Presidente di commissione preliminarmente avvalendosi di un dirigente in servizio presso la stazione appaltante, ed in subordine, qualora ciò non fosse possibile, di nominare un funzionario o rivolgersi all’esterno. Nel primo caso non vi sono oneri economici alcuni nel secondo caso, il membro esterno, deve essere retribuito con aggravio di costi per l’ente.
Applicando la legge al caso di specie necessariamente la nomina a Presidente della commissione doveva cadere sul sottoscritto che è l’unico dirigente in forza alla stessa, e che pertanto non percepisce per lo svolgimento della procedura un solo centesimo di euro.
Tutto qui. Nessun mistero o artifizio. Nessun inciucio. Nessun losco profitto.
Purtroppo però nell’articolo apparso sulle pagine del Vostro giornale di tutto questo non è dato conto, ed al contrario, si prospetta la cosiddetta autonomina a Presidente come una condotta illegittima alludendo chiaramente ad un abuso etichettato con ironia evocativa come “singolare”.
Innanzi a questo il sottoscritto non può che interrogarsi sulle motivazioni che hanno potuto ispirato il giornalista alla elaborazione di un pezzo quanto meno impreciso. Potrebbe essere stata la superficialità ad ispirare il cronista, ma pare davvero arduo ritenere che non abbia effettuato una banalissima ricerca, anche via internet, nelle migliaia di determinazioni firmate da dirigenti di Enti pubblici di tutta Italia, nelle quali si autonominano presidente di Commissione, in ossequio alla legge e senza polemica di alcuno. Oppure potrebbe essere stata la maliziosa ricerca del sensazionalismo, nel tentativo di accattivare il lettore con l’ennesima storia di malaffare nella pubblica amministrazione, a discapito della corretta informazione e del rispetto per l’immagine del sottoscritto. La terza ipotesi dal sottoscritto non vuole essere neppure considerata, perché varrebbe ad ammettere la faziosità di un giornale che della autonomia fa la sua bandiera.
In conclusione con la presente si intende chiarire la vicenda sperando che, per il futuro, essa serva da monito, affinché le necessarie verifiche vengano effettuate prima di bollare siccome illegittimo l’operato di un dipendente pubblico, e non dopo averne leso l’immagine e la dignità professionale.
Francesco Maria Pititto
Dirigente tecnico Parco Naturale Regionale delle Serre
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Ringraziamo Pititto per la replica, che però risulta – questa sì – grossolana e a tratti surreale.
Grossolana nella misura in cui il dirigente del Parco delle Serre parla di approssimazione e mancanza di correttezza, pur non essendo poi in grado di indicare nemmeno un dettaglio contenuto nel nostro articolo che non sia corrispondente al vero. Pititto, infatti, conferma di essersi autonominato presidente di commissione, come noi abbiamo scritto. Non abbiamo mai scritto, invece, di «artifizio», «inciucio» o «losco profitto»: si tratta di parole uscite dalla penna del dirigente del Parco che, evidentemente, sente la necessità di giustificarsi di cose di cui però noi non l’abbiamo mai accusato. Nell’articolo non ci sono attacchi – stia tranquillo Pititto, la “sua persona” non è in cima alle nostre priorità – ma solo notizie vere, verificate e confermate maldestramente anche dall’interessato. Non c’è nessun sensazionalismo nel raccontare semplicemente i fatti, anche se ciò dà fastidio a chiunque vorrebbe solo un’informazione addomesticata. E, come sanno bene le migliaia di lettori che ci seguono quotidianamente, non abbiamo certo bisogno di inseguire bufale e titoli ad effetto per ottenere qualche clic in più. Bastano i fatti, specialmente quelli che si vorrebbe tenere nascosti all’opinione pubblica. Per questo il surreale «monito» che Pititto vorrebbe indirizzare al Vizzarro si commenta da solo e non merita alcuna risposta. Al pari del richiamo all’autonomia da parte di chi è abituato a trarre benefici dalla fedeltà alla politica.
Un’ultima considerazione: non abbiamo bollato l’atto come illegittimo, ma scritto di dubbi sulla sua legittimità. In verità siamo stati cauti, perché l’art. 6 bis della legge che disciplina i procedimenti amministrativi (241/90) parla di obbligo di astensione e di segnalazione anche in caso di conflitto di interessi potenziale. Ecco, lo stesso Pititto, che si giustifica con una serie di motivazioni che però non sono riportate nella determina in questione, afferma di essere l’unico dirigente in forza al Parco, il che significa che si troverebbe nella posizione di dover vigilare sull’operato della commissione di cui lui stesso si è autonominato presidente. Il controllore, dunque, è anche il controllato. Cercare di difendere l’indifendibile è spesso controproducente, così come cercare di smentire una notizia vera finendo col darla, di fatto, una seconda volta.
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