Lunedì, 09 Settembre 2013 13:21

Lampasi, nuovo appello dei familiari

Scritto da Alessandro De Padova
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mini massimo_lampasiSERRA SAN BRUNO - «È da sette mesi che non sappiamo più niente. Di cosa possa essere successo a Massimo. Viviamo tutti nell'angoscia più totale». È questo l'incipit di una lettera firmata da Antonella Lampasi, la sorella di Massimo, giovane serrese di cui si sono perse le tracce la sera del 24 febbraio scorso, quando il 25enne si allontanò da casa - senza portare con sè, però, il telefono cellulare - dicendo alla convinente che sarebbe uscito a prendere le sigarette. Massimo, però, non ha fatto più ritorno nella sua abitazione. E la mattina seguente la scomparsa, la compagna si è recata presso la locale Compagnia dei Carabinieri, guidata dal capitano Stefano Esposito Vangone, per denunciare l'accaduto. La stessa convivente avrebbe dichiarato di aver visto Massimo salire su un' auto di colore scuro, anche se l'ultima volta Massimo pare sia stato visto nei pressi del campo sintetico, dove stava attendendo qualcuno per un appuntamento di lavoro. Sta di fatto che il 25enne è salito su un'auto, ma ancora oggi, però, non si sa con chi e, soprattutto, non c'è certezza sul fatto che qualcuno, magari, abbia deciso di tendere una trappola al giovane padre di una bambina. 

«Da quella maledetta sera - prosegue Antonella - siamo tutti affranti dal dolore: cognati, nipoti, il fratello Salvatore, la sorella Francesca e, ovviamente, nostro padre, visto che è da circa sette mesi che non sappiamo le sorti di nostro fratello. Aspettiamo che qualcuno si faccia vivo, non ce la facciamo più a vivere in questa situazione. Chi ha cuore e legge questo messaggio, per cortesia si faccia vivo anche con una chiamata anonima. Perchè mio fratello è sparito così, nel nulla? Cosa ha fatto Massimo per meritarsi questo? Ci sono tante domande che potremmo fare, ma mancano le risposte. Tutti prima conoscevano mio fratello. Adesso che è scomparso nessuno sa, nessuno lo conosce ma soprattutto nessuno ha visto». Anche Cosimina e Nicola, nipoti di Massimo, hanno scritto una lettera per sensibilizzare quanto più possibile la gente «a parlare» e «farsi avanti anche con due righe anonime, messe sotto il portone di casa. La mia cuginetta cerca l'affetto del padre. Quando crescerà, tutti avranno una figura paterna. Se qualcuno ha fatto del male a mio zio, cosa gli diciamo a sua figlia quando sarà più grande? Spero tanto lo ritrovino sano e salvo, il prima possibile». Questo, infine, il messaggio di Nicola: «Mi mancano le carezze dello zio, i suoi discorsi. Era buono con noi, non c'è uno zio al mondo migliore. Se qualcuno gli ha fatto del male, che ce lo faccia trovare al più presto». I giorni passano e l'angoscia in casa Lampasi cresce. Sono passati quasi sette mesi dalla scomparsa e, ovviamente, non è da escludere che a Massimo possa essere accaduto qualcosa di grave. In questo lasso di tempo, nessuno si è fatto sentire, né tanto meno ci sono stati particolari novità sulle indagini. E, intanto, ogni giorno che passa per i congiunti del 25enne è come un coltello che affonda inesorabile sempre più la lama. Un' attesa praticamente infinita ed un dolore altrettanto tale per la sorte del loro caro. Sparito nel nulla. Inghiottito da chissà cosa. A loro non rimane che attendere e sperare fino all'ultimo che Massimo possa ritornare a casa sano e salvo. 

 
(articolo pubblicato su 'Il Quotidiano della Calabria')

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