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Convalidato il sequestro dell'invaso dell'Alaco. Il giudice per le indagini preliminari, Gabriella Lupoli, ha confermato il provvedimento della Procura vibonese che ha riguardato l'impianto che si trova sul monte Lacina e altri 57 siti ad esso collegati. Il sequestro preventivo, scattato il 17 maggio scorso, era arrivato con l'inchiesta condotta dal pm Michele Sirgiovanni e sulla scorta delle indagini dei carabinieri del Nas di Catanzaro e del Comando provinciale del Corpo forestale dello Stato. 26 le persone indagate, alcune per avvelenamento colposo di acque, tra dirigenti, funzionari e tecnici Sorical, Asp e Arpacal, e alcuni sindaci. L'impianto investigativo ha dunque retto
al vaglio del gip, che ha sostanzialmente confermato come i disagi che negli anni scorsi hanno riguardato i comuni allacciati all'Alaco - su tutti Vibo Valentia e Serra San Bruno - fossero dovuti all'inadeguatezza dell'intero sistema idrico legato al bacino artificiale, più che a singoli episodi circoscritti. I serbatoi e le sorgenti di cui è stato convalidato il sequestro sono ubicati ad Acquaro, Arena, Brognaturo, Dasà, Dinami, Fabrizia, Gerocarne, Mongiana, Nardodipace, Pizzoni-Vazzano, San Nicola da Crissa, Sant'Onofrio, Serra San Bruno, Spadola, Simbario, Sorianello, Soriano, Stefanaconi, Vallelonga e Vibo Valentia. In provincia di Catanzaro, invece, sono stati sequestrati serbatoi a Davoli, Sant'Andrea Apostolo, Santa Caterina, Badolato, Guardavalle.
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