Sabato, 17 Aprile 2021 07:44

“Il paese interiore”, viaggio poetico nell’anima della Calabria

Scritto da Bruno Greco
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Spiegare o più semplicemente raccontare la Calabria è un’impresa titanica, difficile per lo storico, come per l’antropologo o il cittadino che la vive, l’ha vissuta e prova a ricordare. Per questo motivo il rapporto intimo con questa terra amata, bistrattata, poi elogiata e ancora odiata diventa l’unica verità possibile. “Il paese interiore”, film ideato, scritto e diretto da Luca Calvetta – direzione della fotografia, riprese e montaggio di Massimiliano Curcio – ci porta nella dimensione più intima di questo “luogo/non luogo”, visto attraverso la penna e gli studi di un suo figlio illustre, Vito Teti. Calvetta (che ha origini serresi, lavora per DiMartedì, il programma di approfondimento politico-economico di Giovanni Floris su La7, ed è autore di un blog su Huffingtonpost) nelle vesti di regista è tornato alle origini, alla terra della sua famiglia, disvelata dal racconto onirico di Ascanio Celestini che con grande maestria cuce i testi dell'antropologo e scrittore Vito Teti (pubblicati per Rubbettino e Donzelli) alle immagini di luoghi senza nome. Immagini figlie di una Calabria meravigliosa e primordiale, a tratti come quella guardata da De Seta e che si rifiuta di staccarsi dal suo genuino passato. Qui «la costa sembra la periferia di città inesistenti» dove chi resta è un superstite mentre chi parte combatte con la dualità della propria identità. L’emigrazione è il principale fattore che fa precipitare la storia, l’inizio del problema della propria identità: essere una cosa e il suo contrario. Concetti che mettono in crisi anche l’antropologo, il quale nel tentativo di fornire spiegazione a chi è rimasto non fa altro che spiegare le cose a se stesso. Il concetto del ritorno, poi, oltre ad essere legato alle radici dell’emigrato si configura in quella cultura di origine che non nasconde mai la possibilità della fine del mondo, esorcizzata da riti e religione che ci accompagnano verso quella che sarà la risurrezione dai morti.

Il film è un lungo percorso attraverso luoghi senza nome: non importa se ci si trovi a Serra San Bruno, Vallelonga, San Nicola da Crissa ecc., ogni paese nel proprio incompiuto disegna quell’unicum che è la Calabria, posto dove niente finisce mai per davvero, l’incertezza forgia le mentalità e la terra si presenta come una grande incompiuta. «Lo abbiamo fatto nel tempo libero – spiega Calvetta, che giovedì prossimo sarà ospite di "Detto tra noi" su Radio Serra – e a costo zero, spinti unicamente dalla passione e dal desiderio di dare voce a volti, paesaggi, sapienze che rischiano di sparire. E perché, forse, ogni luogo racconta la nostra storia, anche se siamo nati altrove e parliamo un'altra lingua. Perché ovunque possiamo riconoscere il nostro stesso dolore, la nostra stessa grazia. A tante persone va la nostra gratitudine per questa avventura. Con tutti, invece, vorremmo condividerla. Non parteciperemo quindi a concorsi o festival, non venderemo queste immagini o limiteremo in nessun modo la visione. Che questo nostro film sia di chi vorrà accoglierlo. Che sia di tutti. Liberamente».

SINOSSI Cosa facciamo del nostro passato? Quanti volti e quali colori abitano il nostro Paese Interiore? Dove si trova il confine tra l'andarsene e il tornare, tra la bellezza e il dolore? Questo film è un viaggio poetico nell’animo della regione più misteriosa d’Italia. Una Calabria inattesa e metafisica. Un viaggio a ritroso, dalla notte all'alba, da un luogo reale ad uno spazio interiore. È un monologo per immagini e parole, interpretato da Ascanio Celestini. Un pellegrinaggio tra borghi abbandonati e antiche tradizioni, tra la bellezza e le sofferenze di una terra inquieta, attraverso l’opera dell’antropologo Vito Teti. Questo film è la storia di ciascuno e la memoria di tutti. La Calabria si disvela soltanto a chi sa decifrarne i codici segreti. La Calabria contiene il mondo. “Il Paese Interiore” è nato all'improvviso, dalla pura passione di due amici e grazie alla generosa collaborazione di tante persone. È stato realizzato a costo zero nel tempo libero, senza alcuna società di produzione alle spalle e con pochi strumenti. Ma non è la tecnica ad animarlo, è l'auspicio di strappare all'oblio i volti, i paesaggi, le sapienze che qui sono raccolti. Il desiderio di salvarne la grazia, oltre ogni stereotipo.

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