mini stivalaNon riesco, per quanto possa sforzarmi, a pensare di vivere in un luogo che sia più distante di un quarto d’ora di cammino dal bosco. Come ogni buon serrese, sono innamorato della montagna, del faggio e dell’abete bianco. L’abete il grande saggio, scrive Corona ne “Le voci del bosco”, il faggio l’operaio. Mi piace l’odore del muschio e l’odore dei funghi, mi piace il suo silenzio assordante fatto di tanti piccoli suoni che assieme, poi, formano uno sfondo musicale che è talmente armonizzato con l’orecchio e lo spirito umano che è quasi silenzio, rumori impercettibili. Quando ero piccolo a casa, il suono della Olivetti di mio Padre era talmente continuo che oramai non lo sentivo più….din! A capo…trrrrrr...

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mini Certosa 2Ci sono storie che diventano misteri per la loro capacità di vincere il tempo, diventando tetragone ad ogni indagine. La storia tormentata e misteriosa di Ettore Majorana, il geniale fisico catanese sparito nel nulla il 27 marzo 1938, è senza dubbio una di esse. Una storia segnata da continue rivelazioni che, in realtà, non hanno mai rivelato un bel nulla. Da oltre settant’anni, tra ipotesi, congetture e false verità, il mistero rimane fitto ed inaccessibile. Un mistero che Leonardo Sciascia ha cercato d’indagare e ricostruire, nell’ormai, celebre “La scomparsa di Majorana”, il volume pubblicato, da Einaudi, nel 1975. Un “giallo filosofico”, nel quale sono stati raccolti i sette articoli pubblicati, dallo scrittore di Racalmuto, su “La stampa”, di Torino, tra 31 agosto ed il 7 settembre 1975, con il quale viene messa in relazione la fuga dal mondo” dello scienziato con una crisi etica e religiosa. Per Sciascia, il fisico avrebbe deciso di sparire, perché tormentato da dubbi e scrupoli morali derivanti dall’aver intuito, con grande anticipo, gli effetti terrificanti delle ricerche sull’atomo. Secondo la tesi avanzata dallo scrittore siciliano, Majorana avrebbe accuratamente architettato la scomparsa, prima di placare i propri tormenti interiori dietro la porta di un convento, o meglio di una certosa. Un luogo che Sciascia visita (foto) e del quale, nell’ultimo dei sette articoli dal titolo, “Nella Certosa la rivelazione”, dice: « […] siamo entrati in questa cittadella dei certosini, per seguire una sottile, inquietante traccia di Ettore Majorana. Una sera, a Palermo, parlavamo della sua misteriosa scomparsa con Vittorio Nisticò, direttore del giornale L’ora. Improvvisamente Nisticò ebbe un preciso ricordo: giovanissimo, negli anni della guerra o dell’immediato dopoguerra, insomma intorno al 1945, aveva visitato, in compagnia di un amico, un convento certosino; e ad un certo punto della visita, da un “fratello” […] avevano avuto la confidenza che nel convento, tra i “padri”, si trovava un grande scienziato. ». La certosa di cui parla lo scrittore, ben presto verrà associata a quella di Serra San Bruno. Eppure, Sciascia non ne fa mai il nome. In nessuno dei suoi scritti, infatti, viene esplicitamente indicata la località in cui si sarebbe rifugiato Majorana. Si parala genericamente di “una cittadella dei certosini” senza, mai, associarla al luogo in cui San Bruno trascorse gli ultimi anni della propria esistenza terrena. Come si giunse, quindi, ad identificare il luogo descritto da Sciascia con la Certosa di Serra San Bruno? Il “giallo”, a dire il vero, non durò molto, a rivelarlo, fu un giornalista della “Stampa”, Lorenzo Mondo, in un’intervista del 5 ottobre 1975, nella quale, per la prima volta, Sciascia rivela il luogo in cui ha condotto la sua indagine. Il titolo: “Parlando con Sciascia del fisico e di altre cose”, è corredato da un catenaccio quanto mai esaustivo: “Lo scrittore fa per la prima volta il nome del convento dove sarebbe fuggito lo scienziato: la certosa di Serra San Bruno”. Secondo l’estensore del pezzo: «A Sciascia venne in mente d'occuparsi di Majorana, di fargli posto tra le sue storie siciliane, quattro o cinque anni fa, sulla base di un'intervista rilasciata da Erasmo Recami. […]. Recami lo mise in rapporto con Maria Majorana, la sorella superstite dello scienziato: i documenti - lettere, appunti, testimonianze di amici - sui quali la singolare scomparsa gettava una forte luce di ambiguità, furono un grosso regalo per la disposizione investigatrice e raziocinante di Sciascia. Nei lettori del suo racconto resta però insoddisfatta la curiosità sulle conclusioni. Si sospetta che, dopo avere smontato la tesi del suicidio. Sciascia abbia imboccato, come dire, una « scorciatoia » poetica. « No - dice - sono convinto che sia andata così come ho scritto, che Majorana si sia ritirato in un convento». E’ disposto anche, per la prima volta, a fare il nome della certosa in cui Majorana avrebbe sepolto la sua angoscia per il terrificante potere, appena intravisto, di «una manciata di atomi». Si tratta della certosa di Serra San Bruno, in Calabria, provincia dì Catanzaro. Sciascia c'è stato davvero: ha visto i boschi verdissimi che la circondano e i resti del portico secentesco scampato al terremoto del 1783, ha indugiato nel piccolo cimitero con i trenta tumuli e le trenta croci nere senza nome. Lo ha accompagnato proprio un vecchio, enigmatico frate straniero dallo « sguardo chiaro in cui trascorrono diffidenza e ironia». […] a Serra San Bruno era passato, inseguito dalle sue furie, il colonnello Paul W. Tibbets, l'uomo che il 6 agosto 1945 guidò la missione dell'Eriola Gay su Hiroshima. Quest'ultima storia i certosini, e particolarmente il nuovo priore Dom Anquez, l'hanno smentita più volte, ma continua a sedurre, a muovere visitatori anche da lontano. Per Sciascia questo strano accostamento, preparato dal destino o forse dalla leggenda, tra il primo uomo che diede la « morte per atomo » e un altro che se ne ritrasse inorridito, ebbe il valore di una folgorazione. «Anche se la storia non fosse vera e la certosa di Serra San Bruno non c'entrasse - spiega - l'identificazione da me proposta avrebbe una sua verità».


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mini serreseIl campionato di Prima categoria è ormai alle battute finali e le squadre che si contenderanno la vittoria del torneo con il conseguente passaggio in Promozione saranno Polistena e Serrese. I reggini, reduci dal tennistico 6 a 2 nella gara interna contro il Cessaniti, hanno l’unico vantaggio di giocare tra le mura amiche il big match in programma tra due settimane proprio contro l’undici di mister Megna. Intanto, però, bisogna fare punti nella difficile trasferta di Filogaso. Le vibonesi, si sa, sono delle vere e proprie “bestie nere” per i ragazzi di mister Multari: basti pensare alla sconfitta per 2 a 1 nel girone di andata proprio contro il Filogaso; oppure, allo 0 a 0 dello scorso 11 marzo contro il Limbadi. La Serrese, invece, ospiterà il Filadelfia senza gli squalificati Carchedi e Callà. Per quel che riguarda le altre compagini, sfida da dentro o fuori per la Zungrese a Caulonia. Il Santa Caterina potrebbe conquistare l’intera posta in palio senza scendere in campo contro l’ Us Soverato mentre  il Badolato  sarà impegnato a Nicotera. Questo l’elenco completo delle partite che si disputeranno il prossimo fine settimana. 

 

INCONTRI

Cessaniti

Amaroni

Caulonia

Zungrese

Filogaso

Polistena

Nicotera

Badolato

Pontegrande

Laureanese

Petrizzi

Limbadi

S. Caterina

U.S. Soverato

Serrese

Filadelfia

CLASSIFICA

Polistena

63

Serrese

63

S. Caterina

55

Badolato

51

Filogaso

46

Zungrese

44

Nicotera

42

Filadelfia

40

Petrizzi

40

Cessaniti

35

Caulonia

34

Laureanese

27

Limbadi

25

Amaroni

18

Pontegrande

12

Soverato

6

 

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Venerdì, 06 Aprile 2012 21:34

Vibonese, è il giorno di Fofò Ammirata

mini Ammirata_e_dirigenzaA Vibo è ufficialmente iniziata l’era di Alfonso Ammirata, neo tecnico rossoblu subentrato al posto dei dimissionari Elio Ferrante e Franco Viola. Un intensa mattinata di lavoro per l’allenatore palermitano: lunga chiacchierata con la squadra nel chiuso dello spogliatoio, quindi eccolo dinnanzi alla stampa e, subito dopo, di nuovo al lavoro per la seduta pomeridiana di allenamento.  Diversi gli argomenti trattati nel corso della conferenza stampa di presentazione.
La società - «Se sono qui - ha detto il tecnico – è soprattutto per la dirigenza della Vibonese, formata da gente che fa calcio per passione. E sia chiaro che questa non è la squadra di Ammirata, ma è la squadra di tutti. Della società in primo luogo, ma anche dei tifosi, della città. Ecco perché per salvarci servirà l’aiuto di tutti. Ed io chiedo aiuto a tutti».
I tifosi - «Stamattina una delegazione di tifosi mi ha fatto il classico “in bocca al lupo” e mi ha regalato una sciarpa. Questa cosa mi ha fatto molto piacere: mi hanno fatto sentire uno di loro ed anche a loro dico di starci vicino». 
L’obiettivo - «Non sono venuto qui per stravolgere le cose. Con cinque settimane di tempo non sarebbe opportuno, da parte mia, fare rivoluzioni, anche perché in questa fase del campionato si correrebbe il rischio di fare danni. Naturalmente ci metterò anche delle mie idee, ma prima devo capire bene tante cose. La salvezza? Ci proviamo, anche se in cinque gare dovremo ottenere ciò che non si è ottenuto in un intero campionato. Non sono un mago, però sono uno che potrà dare tanto a questi ragazzi per raggiungere il nostro obiettivo».
La squadra - «Per quel che ho avuto modo di vedere, qui c’è un gruppo che ha cuore, ma che ha perso un po’ di autostima. Ho visto, inoltre, che questa è una squadra che prende diversi gol nelle fasi finali della partita ed anche su calcio da fermo. Devo capire il perché e dovremo lavorare molto sulle palle inattive, non solo in difesa, ma anche in attacco. Questo perché abbiamo un calciatore di qualità come Corapi, che ho sempre ammirato e che ha un piede difficile da trovare anche in Serie C1. In generale, però, tutto il gruppo in queste ultime gare dovrà dimostrare di avere tanta faccia tosta e pure un pizzico di incoscienza». Alfonso Ammirata sarà coadiuvato in questa sua avventura da Renato Mancini, tecnico dei Giovanissimi. Allo stesso tempo la società al più presto gli metterà a disposizione un preparatore dei portieri. «Non sarebbe stato giusto, da parte mia, pretendere l’assunzione di uno staff. Per quanto riguarda la parte atletica, a parte rare eccezioni, l’ho sempre svolta da solo, senza preparatore. Devo, però, aggiungere di aver trovato una squadra che ha una buona condizione atletica». 
Modulo - «Il calcio non è una scienza esatta – ci tiene a sottolineare il nuovo allenatore rossoblù – e quindi ogni cosa va presa per il verso giusto. In questi giorni dovrò individuare qual è il modulo più consono alle caratteristiche dei giocatori, ma ribadisco che ciò avverrà senza grossi stravolgimenti, perché a questo punto della stagione non avrebbe senso operare delle rivoluzioni, altrimenti sarei un presuntuoso. La mia onestà intellettuale mi dice, oggi, di lavorare in questa maniera».

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mini fortapascNella notte tra martedì e mercoledì l’auto di Ilario Filippone è saltata in aria. L’aveva acquistata pochi mesi fa: l’hanno incendiata, dopodiché hanno sfasciato la cassetta della posta di casa sua. Filippone è un cronista di nera e di giudiziaria, scrive di ‘ndrangheta dalla Locride per Calabria Ora. Le prime a vedere la sua auto in fiamme sono state sua madre e sua sorella. Un attentato gravissimo, l’ennesimo, alla libertà di informazione in Calabria. Una frase banale, questa, ipocrita, che ogni volta che accade un fatto simile rimbalza nei comunicati sfornati in serie dagli uffici stampa di politici e sindacalisti, rappresentanti delle istituzioni e predicatori della “società civile”. Eppure fatti gravi, come quello accaduto a Filippone, a queste latitudini sono all’ordine del giorno. E sempre fiumi di solidarietà vomitevole.

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mini elezioni_comunaliSPADOLA – Hanno fatto la fine dei capponi di Renzo, ifamosi pennuti di manzoniana memoria, che, invece, di far fronte comune contro l’avversario, continuavano a beccarsi tra loro. Come anticipato nei giorni scorsi, dell’armata di “Spatula nel cuore della gente” non è rimasto pressoché nulla. E’ stata una fine assai ingloriosa, soprattutto, per taluni che, imitando i vanagloriosi rivoluzionari messicani, avevano deciso di autonominarsi generali, senza mai essere stati, neppure, caporali di giornata. Alla prova del fuoco, tutti si sono dileguati, dimostrandosi generali con molta ambizione, ma sprovvisti di tutto, esercito, fucili, ma, anche, di una semplice fionda. Alla fine, del gruppo di minoranza (Pdl) e degli ex componenti di quello che è stato il gruppo di Michela Tassone non è rimasto nulla. A trarne beneficio, il sindaco uscente, Giuseppe Barbara (Partito democratico)

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mini manifestazione_pro_ospedaleSerra San Bruno domani si fermerà, metterà in atto uno sciopero generale senza precedenti per dare un segnale forte di protesta contro il pesante ridimensionamento del locale presidio ospedaliero, ridotto a soli 20 posti letto di medicina dopo l’attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario. Allo sciopero, nato per iniziativa del Comitato civico Pro-Serre, hanno aderito i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Slai Cobas, molti partiti politici, movimenti e associazioni operanti sul territorio, nonché numerosi sindaci della zona delle Serre. Domani  mattina si terrà una manifestazione  che si annuncia imponente visto il larghissimo numero di adesioni che il Comitato ha raccolto nei paesi della zona. Mentre i commercianti serresi, in massa, metteranno in atto una serrata senza precedenti

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Giovedì, 22 Marzo 2012 15:00

'Io voglio testimoniare'

mini manifestazione_libera_studentiDi seguito pubblichiamo uno scritto di Maria Rita Andreacchi, 18enne studente dell'istituto "Einaudi" di Serra, che la stessa autrice ha letto durante la cerimonia della XVII Giornata della memoria e dell'impegno delle vittime innocenti delle mafie che Libera ha voluto organizzare a Serra San Bruno.

"Io voglio testimoniare", una frase, un'affermaizone, una rivoluzione, per molte persone un'ancora di salvezza da un mondo marcio, squallido, senza coscienza e senza un birciolo d'amor proprio. Un mondo fatto di tradimenti, omicidi, dolore e terrore; dal quale si rischia di venire risucchiati a poco a poco senza accorgersene. Da sempre però, ci sono stati uomini, anzi eroi, che hanno cercato di ribellarsi a questo stato di cose e che grazie al loro lavoro e al loro coraggio sono riusciti a portare avanti la battaglia del mondo, contro quel male oscuro che è la mafia.

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mini pd sanitRiceviamo e pubblichiamo:

Allo sciopero generale del 24 marzo il Partito Democratico di Serra darà il proprio sostegno mobilitando i propri iscritti, i simpatizzanti e tutti coloro che con convinzione credono che la chiusura dell’ospedale San Bruno sia una sciagura per un territorio che continua a testimoniare il progressivo svuotamento di molti servizi primari esistenti, ed ora anche quello sanitario.

Lo rendono noto Paolo Reitano, coordinatore cittadino del PD e Rosanna Federico, Capogruppo del PD al Consiglio Comunale di Serra San Bruno.

“Ormai è chiaro a tutti - sostiene Reitano - il disegno di chi oggi governa la Regione è quello di depotenziare ed indebolire le aree marginali della Calabria accentrando infrastrutture e servizi nelle città più popolose. Così facendo, intere popolazioni che vivono nelle aree interne, come quella delle Serre, sono costrette a ricorrere alla continua mobilità forzata che a lungo andare rischia di trasformarsi in un lento ed inesorabile abbandono delle comunità d’origine. La questione che insieme al comitato civico Pro-Serre poniamo come filo conduttore dello sciopero generale del prossimo 24 marzo non è affatto ispirato da matrici e strumentalizzazioni politiche in quanto il rischio grave di deficit sanitario che oggi affligge il nostro territorio aggrega e preoccupa in modo trasversale persone che appartengono a tutti gli schieramenti. Quei rappresentanti istituzionali eletti dal popolo che si ostinano a difendere a spada tratta un modello di sanità regionale che non regge più alla domanda di una popolazione complessa come quella calabrese, oltre ad essere scellerati sono anche politicamente miopi. Disconoscere, ad esempio, che le aree interne della regione sono in gran parte popolate da un’altissima percentuale di anziani che sono bisognosi di prestazioni sanitarie quasi quotidiane significa ignorare la natura delle esigenze più impellenti dei cittadini calabresi. Le garanzie minime di sopravvivenza, a cominciare dai livelli assistenziali di base, rivolte alle fasce dei più deboli sono ormai ridotti al lumicino senza che siano stati previsti servizi territoriali alternativi a quelli ospedalieri e senza che l’ospedale Spoke di riferimento, quello di Vibo, si stato adeguatamente potenziato con nuovi posti letto, adeguati strumenti e sufficiente personale per far fronte alla domanda di una popolazione che nella provincia conta quasi 180 mila abitanti”. Sulla stessa linea il consigliere comunale Rosanna Federico “Nello sfascio più totale della rete sanitaria pubblica, ci chiediamo se un territorio come quello delle Serre abitato da quasi 40 mila persone possa reggersi solo su un Pronto soccorso, 20 posti letto di medicina ed un’ambulanza. Per questo motivo, il Partito democratico di Serra, che si è mobilitato da tempo contro la chiusura dell’ospedale San Bruno, si porrà alla testa del corteo insieme agli altri comitati civici che il prossimo sabato sfileranno per le vie del paese condividendo le ragioni di un dissenso civile e democratico che vogliamo che arrivi alla modifica del piano di rientro. Noi crediamo che non si possa rimanere inermi, immobili ed indifferenti di fronte a scelte irrazionali che penalizzano pesantemente il nostro territorio e che vanno a gravare solo sulla popolazione di un’area già fortemente penalizzata.

Allo stato in cui stanno le cose ed a pochi giorni dalla scadenza del 31 marzo, a noi non importa sapere perché il Sindaco e la sua maggioranza non abbiano aperto gli occhi e non abbiano voluto prendere per tempo una posizione ferma e tempestiva contro le decisione assunte nel Piano di rientro in ordine all’ospedale di Serra; oggi, ci chiediamo invece, se non sia opportuno che questi rappresentanti eletti dai cittadini Serresi prendano parte al corteo insieme alle popolazioni delle Serre per sostenere il diritto alla salute dei cittadini di un intero comprensorio”.

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Lunedì, 12 Marzo 2012 10:04

Gli eroi del manto (stradale)

mini serra san brunoFormat. Peripezie di un gruppo di camionisti che consegnano beni di prima necessità nelle zone più impervie del pianeta. Il titolo del programma televisivo stesso li classifica come eroi, sono coloro che affrontano gli ostacoli rappresentati dalla conformazione territoriale di alcuni paesi del globo non ancora raggiunti dal progresso tecnologico e viario, sono coloro che accettano di portare a termine le consegne che nessuno al mondo dotato di buon senso accetterebbe di fare. Eroi appunto, gente che abbandona la propria famiglia senza pensare che il ritorno tra gli affetti familiari non è affatto scontato. Situazioni reali, che vengono documentate da chi guarda queste persone con rispetto e ammirazione. Lo stesso rispetto e ammirazione di cui dovrebbero godere i cittadini serresi che giorno dopo giorno si districano con i loro mezzi di trasporto tra segnali di pericolo generico, buche profondissime senza segnaletica alcuna e rami caduti dagli alberi a causa della straordinaria nevicata del mese scorso. Il centro storico, laddove non è presente la pavimentazione in pietra, la zona denominata “Prisa”, “lu Schicciu”, via Aldo Moro e altre vie centrali del paese che non citiamo per mancanza di spazio nel monitor (che non reggerebbe in una sola pagina l'elenco completo delle zone disastrate senza mettere dito allo scroll, …e stiamo parlando di un 19 pollici), sono solo la punta dell'iceberg, manco fosse Serra San Bruno un teatro di guerra in cui le forze del bene e del male (ai livelli delle sfide tra He-Man e Skeletor con esplosioni e lampi che squarciano il cielo) si danno battaglia. “La priorità della nostra amministrazione sarà migliorare le condizioni del manto stradale cittadino entro i primi 30 giorni”, chiosavano coloro che sarebbero diventati amministratori, illustrando il programma elettorale. Quelle parole risuonano ancora nelle menti dei cittadini quando, alla mattina, escono di casa e vanno ad accompagnare i figli a scuola o mentre si recano sul posto di lavoro. Codesti soggetti non possono esimersi, ad ogni contraccolpo subito dalla loro automobile, dal trasformarsi in nuovi oracoli e accostare a quelle parole una profezia riguardante chi quelle parole le ha pronunciate. Noi, logicamente ci discostiamo da chi, suo malgrado, abbandona momentaneamente il suo “io” e si ritrova istintivamente a presagire eventi nefasti nei confronti di qualsiasi altra persona... “Li jestimi su di canigghia, cu li manda si li pigghia...” tuonava un vecchio detto vernacolare. E questa è più o meno la filastrocca che ogni giorno, appena sveglio, probabilmente ripete all'infinito chi è consapevole di aver fatto delle promesse che sa di non poter mantenere, per incompetenza o impossibilità... Chi ha comprato la Ferrari sapendo di saper guidare null'altro che una 126. Ai serresi, quindi, non resta che fare appello alla sensibilità (leggasi superstizione) di chi è stato delegato a risolvere i problemi del contesto cittadino e sperare che anche per sbaglio gli occhi, o le gomme di qualcuno di loro, vadano su quelle buche proprio mentre il pensiero va alla filastrocca. In un attimo sarebbe “profezia”, salvo poi accorgersi che tra i destinatari figurerebbe anche chi ha appena profetizzato. “Cavolo, sono io colui che potrebbe mettere fine a tutto questo... come è stato possibile?”. Uno scatto d'orgoglio e come per magia si potrebbe iniziare a fare e non solo a proclamare. Ma forse è troppo, pensare di risolvere tutti i problemi così. Diamine, siamo in Calabria si... ma non crediamo alla superstizione! No...., i serresi, purtroppo, ormai non possono puntare neanche su quella...

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