Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Riceviamo e pubblichiamo:
Si apre anche a Serra San Bruno la stagione congressuale del Partito democratico.
Giovedì 13 settembre alle ore 18 i democratici serresi si incontreranno presso la sede del Circolo di Corso Umberto I per discutere di idee, alleanze e progettualità anche in vista dello scenario che si comincia a delineare per le prossime elezioni politiche di primavera.
I lavori del congresso saranno presieduti da Enzo Insardà della federazione provinciale del Pd a cui si aggiungeranno i contributi del coordinatore provvisorio Paolo Reitano, del coordinatore provinciale dei Gd Luigi Tassone, del consigliere comunale Rosanna Federico e di altri esponenti del partito cittadino.
Non mancherà l’apporto del consigliere regionale Bruno Censore che fin dal primo momento ha suggellato l’attività del circolo con una lungimirante impronta di rinnovamento, trasparenza e democrazia fondata sulla forza delle idee e dell’impegno dei giovani.
Il circolo serrese del Partito democratico, infatti, si contraddistingue da tempo come vera e propria fucina di idee e laboratorio di attività che sono dirette a tutto vantaggio di una nuova classe dirigente fatta di giovani che si apprestano a confermarsi come unica vera alternativa alla fallimentare e disastrosa esperienza amministrativa comunale del centro-destra.
Il congresso serrese del Pd si preannuncia aperto ma unitario a motivo della condivisa convinzione che è compito di questo partito galvanizzare i partiti di centro-sinistra intorno ad un programma credibile e capace di attrarre la fiducia della maggioranza degli italiani.
Il Circolo del Pd di Serra San Bruno
Quella di domani sarà l'occasione per "elencare, senza timore di essere smentiti, tutta una serie di attività amministrative dei precedenti sindaci Salerno e Censore che con i loro espedienti, chi indebitando il Comune per mascherare la propria incapacità politica ad ottenere finanziamenti pubblici, chi contraendo prodotti finanziari per ottenere un po' di liquidità necessaria alla propria visibilità, hanno fortemente ingessato il bilancio dell'Ente". Ad intervenire sulla delibera della Corte dei Conti, dalla quale emergono presunte irregolarità nella gestione del bilancio, è l'ex primo cittadino Raffaele Lo Iacono il quale, per la mattinata di domani, alle ore 11, presso la sala giunta del Comune, ha organizzato una conferenza stampa unitamente al collega dell' Udc Giuseppe Raffele ed a Maria Abronzino, Francesco Bonazza, Antonio Procopio e Biagio Vavalà, già assessori della precedente amministrazione."I sottoscrittori - affermano gli esponenti politici - intendono chiarire in merito a quanto nei giorni scorsi è stato impropriamente addebitato alla precedente amministrazione sulla situazione finanziaria del Comune di Serra San Bruno e stigmatizzare l'inconcludente quanto dubbio, sotto ogni profilo, operato della maggioranza pidiellina".
Riceviamo e pubblichiamo
Come annunciato da una stampa sempre più asservita, il governo Monti ha varato il decreto legge che concretizza la cosiddetta “spending review”- leggi “dimagrimento forzato delle amministrazioni pubbliche in nome, naturalmente , del risanamento del debito pubblico”. 27 miliardi di euro di tagli da qui al 2014 tra Ministeri, Enti locali, Regioni e Sanità, riduzione di dirigenti (20%) e lavoratori(10%) attraverso lo strumento della mobilità obbligatoria. Si tratta della ciliegina sulla torta, dopo l’approvazione del “Fiscal Compact” e la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio imposta dall’Unione Europea ai paesi membri. L’obiettivo è chiaro e rivendicato ideologicamente dal Governo dei Professori: approfittare della crisi per regolare definitivamente i conti con il movimento dei lavoratori. Dopo aver “sistemato” i lavoratori delle aziende private con la demolizione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, dopo aver massacrato tutto il mondo del lavoro dipendente e precarizzato con la “controriforma” delle pensioni varata nel dicembre scorso, oggi è il turno del lavoro pubblico.
Colpire il lavoro pubblico significa massacrare quel surrogato indecoroso di stato sociale esistente in questo paese. Massacrare lo stato sociale significa colpire due volte tutto il lavoro dipendente. Quindi quanto sta accadendo non riguarda solo il “pubblico” contro cui negli anni scorsi è stata condotta una vergognosa campagna di denigrazione e criminalizzazione - lavativi, fannulloni, parassiti - addirittura messi sullo stesso piano di quella casta politico economica che è così pronta a scattare quando si tratta di conservare i propri privilegi, quelli si veri e significativi.
Con l’aggressione all’articolo 18 scompaiono le tutele dai licenziamenti arbitrari e con essi si demoliscono gli ammortizzatori sociali e si precarizza ancora di più il lavoro dipendente.
Con la micidiale combinazione di “spending review” e mobilità obbligatoria nel Pubblico impiego si demoliscono garanzie per chi lavora e prestazioni sociali per tutti e tutte.
I padroni e il governo riescono a procedere con la pratica complicità di Cgil Cisl e, Uil e Ugl - oltreché ovviamente dell’intero schieramento politico parlamentare - che emettono qualche belato di protesta per salvarsi la faccia – e magari un po’ di consenso costruito clientelarmente - nei confronti della propria base sindacale ma si guardano bene dal chiamare seriamente i lavoratori alla lotta, dura, immediata e prolungata per bloccare questo decreto ed impedire che diventi legge dello Stato. D’altra parte sull’articolo 18 e prima ancora sulle pensioni abbiamo assistito allo stesso film.
Anzi con il governo Cgil Cisl ,Uil e Ugl ci hanno pure firmato un “Protocollo” per applicare le modifiche dell’articolo 18 ai lavoratori pubblici…
Bisogna dire basta, bisogna mobilitarsi.
E’ un compito che ricade su tutto il sindacalismo conflittuale, su tutti i delegati e le delegate Rsu che vogliano rispondere positivamente alla frustrazione e alla rabbia che monta tra i lavoratori r e le lavoratrici.
Bisogna unire ciò che i padroni vogliono dividere. I lavoratori privati con quelli pubblici, i precari con quelli a tempo indeterminato, i giovani e le donne con gli anziani e gli esodati, i migranti con gli autoctoni.
Si, i tanti lavoratori migranti, perché quel che abbiamo visto a Basiano, provincia di Milano qualche settimana fa – il massacro dei migranti in sciopero contro le false cooperative di veri negrieri - non riguarda soltanto loro ma allude al futuri di tutti noi.
Per far passare la politica lacrime e sangue dei governi e delle borghesie europee se non saranno sufficienti sindacati complici, giornali asserviti, partiti corrotti, entreranno in campo loro, quelli vestiti di blu e di nero che hanno il compito di disciplinare con la violenza quelli che non vogliono piegare la testa a nessuna Troika.
Quelli della Diaz, per capirci, di Bolzaneto, della repressione in Val di Susa e in tanti altri luoghi…Che oggi saranno utilizzati non solo contro “terribili” no global o black block o come volete chiamarli, ma direttamente contro quelli che vivono del proprio lavoro – o della propria precarietà- ed a cui viene imposto di pagare una crisi di cui non hanno alcuna responsabilità.
Si chiamano “politiche austeritarie” e si praticano in tutta Europa.
Sta a noi dire basta e fare come in Grecia: si sciopera, si lotta , si occupa, si manifesta. E non si chiede il permesso a nessuno per poterlo fare.
O vincono loro questa partita e siamo tutti ributtati indietro di cinquanta anni. In un mondo peggiore, più diseguale, autoritario, invivibile. O vinciamo noi, e possiamo ricominciare a sperare in un mondo migliore e più giusto e a pensare ed agire per costruire le alternative possibili.
per il Coord. Regionale Sinistra Critica
Gennaro MONTUORO
Giovanni PETA
Riporta Costantino Ianni, in Homens sem paz, la risposta di un emigrante italiano ad un ministro: “Que coisa entendeis por uma nação, senhor ministro?". È a massa dos infelizes? Plantamos e ceifamos o trigo, mas nunca provamos do pão branco. Cultivamos a videira, mas não bebemos o vinho. Criamos os animais, mas não comemos a carne... Apesar disso, vós nos aconselhais a não abandonar a nossa pátria. Mas è uma pátria a terra em que não se consegue viver do próprio trabalho?". “Cosa intende per nazione, signor Ministro? Una massa di infelici? Piantiamo grano ma non mangiamo pane bianco. Coltiviamo la vite, ma non beviamo il vino. Alleviamo animali, ma non mangiamo carne. Ciò nonostante voi ci consigliate di non abbandonare la nostra Patria. Ma è una Patria la terra dove non si riesce a vivere del proprio lavoro?”. Una terra che produceva di tutto, come la Calabria, dove le potenzialità economiche sono grandi e sfruttate solo dal grande capitale, il quale, servendosi della mafia a discapito dei cittadini onesti e dei lavoratori, produce denaro e ricchezza per pochi. Una terra maltrattata e sfruttata malamente. Che cosa rimane, o meglio, che cosa rimaneva? La “spartenza”.
“E mannaia l’ingegnieri, chi ‘mbintau la ferrovia, cà si non facia li mezzi, all’America non si jia…”, ancora nella musica tradizionale calabrese. La “spartenza”, uno dei quattro temi di rilievo nella canzone popolare, uno dei drammi storici della nostra terra. La lontananza da quella terra che si abbandona per bisogno, ma che non si dimentica mai. Racconta Sergio Di Giorgio, che in una sua visita, assieme ad Ettore Castagna, in Chiaravalle a Gregorio Tino, suonatore di ciaramelle, ebbero ad ascoltare una sua testimonianza che lascia sicuramente perplessi. “Quando ero in trincea - racconta Tino - per far passare la paura, ripassavo le suonate della zampogna sul manico del fucile”. Picchierellava con i polpastrelli sulla canna del fucile e si estraniava dal luogo in cui era, ascoltando, in una sorta di sdoppiamento della propria mente, le suonate del suo strumento e della sua terra. Sì, perché i suoni, gli odori, il dialetto, quando sei all’estero, lontano da casa, ti rimbombano nelle orecchie incessantemente, quasi a coprire la diversa lingua che si è costretti ad ascoltare, in una sorta si alienazione della realtà, quasi come se fosse il trasfomare il fucile in una zampogna e il vento della trincea nel familiar suono. L'emigrazione europea della seconda metà dello scoso secolo invece, aveva come destinazione soprattutto stati europei in crescita come Francia, Svizzera, Belgio e Germania. Quest’ultima era considerata da molti, come una meta di emigrazione temporanea, dove lavorare e guadagnare per costruire, poi, un migliore futuro in Italia. Tuttavia questo fenomeno non si verificò e molti degli emigranti sono rimasti nei paesi di emigrazione. Lo stato italiano firmò, nel 1955, un patto di emigrazione con la Germania con il quale si garantiva il reciproco impegno in materia di migrazioni e che portò quasi tre milioni di italiani a varcare la frontiera in cerca di lavoro. Al giorno d'oggi sono presenti in Germania circa 650.000 cittadini italiani fino alla quarta generazione, di origine meridionale, ma anche veneta o emiliana. E gli emigrati che incontri in Germania oggi, hanno congelato il loro essere italiano al giorno della partenza, come se il tempo, nella loro terra di origine si fosse fermato al momento della propria partenza.
Wolfsburg, città nata intorno alla Wolkswagen, (la “Fabbrica”, come la chiamano i nostri paesani) è un modello di città fatta a misura di operaio. Gli operai sono fatti a misura della fabbrica. Insomma tutto è fine alla costruzione della “nuova Golf”. E altre tremilanovecentonovantanove macchine al giorno. Biagio, che lavora da quindici anni in Wolkswagen, al nostro arrivo, noi che veniamo dalla sua Serra San Bruno, ci aspetta alle porte della città per accompagnarci alla nostra destinazione. In pochi minuti vorrebbe raccontarci tutto, di quante cose abbia fatto in Germania, di come la Germania lo ha accolto e di quante cose belle ci sono, e ci porta dai suoi amici, presentandoci fiero e raccomandandosi di fargli fare bella figura, che lui del suo paese parla sempre con tutti. “Ti sei sposato?”. “Si” fa lui, “Con una tedesca?”, “Fossi matto! Mai con una tedesca, che ti lascia senza pensarci due volte!”. Mogli e buoi dei paesi tuoi. Gli piace la fabbrica, il marciapiede pulito, i coniglietti che mangiano l’erbetta indisturbati nel verde pubblico, ma la gente non si ferma neanche per dirti ciao...E la musica lo manda in estasi, quando vede la zampogna si emoziona, quando sente l’organetto vuole ballare, quando parla della sua terra il sentimento che lascia trapelare non è la nostalgia, è la rabbia. “Quando scendo per le ferie in Calabria è bello, poi, quando torno in Germania, al Brennero, l’anima si ferma in Italia e la ‘carcassa’ continua a guidare per altri novecento chilometri verso nord.” Ha due bimbi Biagio, che porta con sé al nostro spettacolo, ai quali parla dialetto, perché il tedesco “già lo parlano e lo scrivono meglio di me”. Si è anche presentato con i Verdi alle elezioni comunali di Wolfsburg, perché l’integrazione è importante, ci dice. Ma forse lo fa per i propri figli, per garantirgli un futuro, perché ci ha dimostrato e fatto capire che, anche se non ha nessuna intenzione di tornare in Calabria, nè tantomeno la possibilità, non vuole integrarsi davvero, perché lui ci tiene alla sua cultura, alle sue origini, alla sua provenienza. E’ costretto a stare in Germania, perché ha bisogno di lavorare, ma i tedeschi sono tutti casa e lavoro, e se hai voglia di scambiare quattro chiacchiere, per parlare davanti ad un caffè del più e del meno, devi andare al Bar Azzurri…in Poststrasse, o al ristorante di Pino (da Sinopoli) di fronte al Markthalle. Che Stato è quello stato che lascia la terra alle ortiche e ai sassi e alle erbacce, e non produce il grano per fare il pane a casa propria? Che nazione è quella nazione che ha i suoi figli all’estero e allo stesso tempo crea per i migranti che arrivano sulle proprie coste i “Lager di prima accoglienza” e la legge Bossi-Fini? Biagio verrà quest’estate e porterà birra sigarette e cioccolata agli amici, se ne andrà portandosi una scorta di pane, quello buono, quello che sua madre sa ancora fare, ma che la sua terra non si può più permettere.
SERRA SAN BRUNO – Ha vissuto gran parte della propria infanzia in una struttura di accoglienza, a causa della perdita di entrambi i genitori. Negli ultimi tempi, poi, ha cercato di farsi una famiglia, così da raggiungere quella serenità che gli è mancata da bambino. Purtroppo, però, le sofferenze hanno sopraffatto la voglia di reagire ai tanti problemi ed Alexander Derevianco, trentaquattrenne di origine ucraina, ha deciso di impiccarsi nella propria abitazione, sita uno stabile di viale Alfonso Scrivo. Il giovane proveniente dall' Est Europra, è giunto in Italia dieci anni fa in compagnia della moglie, Luibov, dalla quale ha avuto due bambini. Una volta approdato nella cittadina bruniana, si è subito impegnato alla ricerca di un lavoro che potesse garantire un certo tenore di vita ai propri figli. Negli ultimi tempi, però, a causa anche di alcuni litigi con la moglie – complice la precaria situazione lavorativa – Alesander aveva deciso che fosse arrivato il momento di ritornare nel paese di origine.
Di seguito il testo del manifesto affisso la notte scorsa per le vie di Serra San Bruno dal movimento politico-culturale “Al Lavoro per il Cambiamento”:
E? ormai passato un anno da quando, in piena campagna elettorale, sui palchi del PDL cittadino gli attuali amministratori chiedevano “UN VOTO UTILE”. Oggi cerchiamo di capire a cosa quei 1800 “voti utili” siano serviti:
UN VOTO UTILE PER PROMETTERE UN “OSPEDALE DEL FUTURO” E CHIUDERE QUELLO DEL PASSATO;
UN VOTO UTILE PER ABOLIRE QUEL MINIMO DI RACCOLTA DIFFERENZIATA E TRAFORMARE IL PAESE IN UNA DISCARICA A CIELO APERTO;
UN VOTO UTILE PER CONSEGNARE LA SALUTE DEI CITTADINI IN MANO ALLA SO.RI.CAL.Di seguito la nota stampa diffusa dal Capitano Stefanio Esposito Vangone, Comandante della Compagnia Carabinieri di Serra San Bruno:
Nella notte del 13.04.2012 i militari del Comando Stazione Carabinieri di Polia (VV), hanno tratto in arresto i fratelli IELAPI Domenico nato a Polia (VV) il 13.11.1975, celibe, disoccupato, pregiudicato e IELAPI Francesco nato a Vibo Valentia (VV) il 04.05.1989, celibe, disoccupato, incensurato, entrambi residenti a Polia (VV) in via Certosa nr.22, per il reato di furto aggravato di rame, in concorso.
I militari, che da giorni stavano effettuando mirati servizi per prevenire i furti nella giurisdizione, sono intervenuti in quella località “Lia” presso lo stabilimento per la produzione di acque minerali “Acqua Certosa”, ove hanno sorpreso i predetti che, unitamente a C.P., classe 1971, allo stato irreperibile perché riuscito a sfuggire all’arresto, erano intenti ad asportare tre quintali di cavi in rame e varie chiavi meccaniche.
Gli arrestati sono stati sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari presso la propria abitazione, mentre allo stato, continuano le ricerche dello C.P., il quale, durante la fuga, ha perso la propria patente di guida, elemento questo, che ha consentito all’Arma di procedere alla sua denuncia a piede libero.
Numerosi i furti avvenuti durante le scorse settimane nel medesimo stabilimento, quasi tutti sicuramente ascrivibili agli odierni arrestati.
Di seguito la nota stampa diffusa dal Capitano Stefano Esposito Vangone, Comandante della Compagnia Carabinieri di Serra San Bruno:
"Nella tarda serata di venerdì i Carabinieri del Comando Stazione di Polia, unitamente al personale del Comando Stazione CC di Monterosso Calabro e del locale Comando del Corpo Forestale dello Stato hanno tratto in arresto, nella flagranza di reato di furto in abitazione:
I militari sono intervenuti nel centro cittadino di Polia a seguito della richiesta di aiuto di D.M, il quale, dal balcone del piano superiore della propria abitazione, aveva scorto i quattro soggetti entrare con prepotenza all’interno del sottostante appartamento abitato della propria anziana madre, T.C. classe 1919.
Sceso al piano inferiore, poiché insospettitosi e allarmato dalla presenza degli sconosciuti in casa della madre, Il D.M. ha sorpreso i quattro rom girare indisturbati dentro l’abitazione, mentre questi, al contempo, intimoriti e ostacolati nei loro progetti dalla presenza dell’uomo, si sono dati a repentina fuga.
In tale frangente gli equipaggi sopra indicati, impegnati in un servizio di controllo del territorio, sono riusciti ad intercettare i malviventi mentre gli stessi, saliti in auto, stavano tentando di fuggire, provando, altresì, nella circostanza, ad investire un militare del corpo forestale che si era loro parato davanti per ostacolarne la fuga.
Tutti i soggetti sono stati tratti in arresto per il reato di tentato furto in abitazione in concorso, nonché per il reato di resistenza in danno del personale del corpo forestale.
Il “modus operandi”, le circostanze di tempo e di luogo, nonché l’età della vittima, fanno ritenere ai militari che gli arrestati potrebbero essere coinvolti anche nei numerosi furti in abitazione perpetrati in danno di anziane signore nel centro cittadino di Serra San Bruno. Le attività d’indagine in corso, pertanto, terranno in considerazione anche le attuali risultanze investigative, non escludendo la possibilità di addebitare ai quattro rom croati, numerosi fatti reato perpetrati in quel centro cittadino nel recente passato".
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