mini pignatoneE' durato circa due ore l'interrogatorio del presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, sentito in Procura a Reggio Calabria in merito alle note vicende sulla voragine nei conti del comune e sul caso Fallara. Scopelliti, sindaco di Reggio per due mandati, è indagato per falso in atto pubblico, ed oggi pomeriggio è stato sentito in merito a queste vicende dal procuratore capo Giuseppe Pignatone (foto) e dai suoi collaboratori. Ecco le dichiarazioni che il presidente della Regione ha rilasciato ai giornalisti uscendo dagli uffici della Procura: "Ho soltanto chiarito la mia posizione rispetto alle vicende contestate evidenziando, così come è scritto dagli stessi ispettori ministeriali, il distinguo tra le competenze, che sono gestionali in capo ai dirigenti, e quelle in capo alla politica. In qualita' di sindaco - ha aggiunto - ho dimostrato in maniera chiara la mia estraneita' alla vicenda. Sono molto sereno, tranquillissimo. Saranno poi i procuratori che dovranno valutare insieme ai sostituti la mia posizione che a me sembra molto lineare e naturale".

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Lunedì, 19 Dicembre 2011 21:48

Fine di una provincia, fine di un fallimento

mini De-Nisi_2Se veramente la finanziaria dovesse, cosi come pare, mettere fine alle province, la scure cadrebbe soprattutto sui politici rampanti che vedranno ridursi al lumicino i posti di potere. Tutti insieme piangeranno, tra i flauti, la nostalgia per il cadavere di una provincia mai nata. Sì, perché l’unica cosa esistita nella provincia vibonese è stato soltanto un palazzo, quello dell’ex Enel, colmo di burocrati parcheggiati dal clientelismo dei politici di turno, in cui il centrosinistra ha riscosso l’indubbio primato. Tutto il resto è stato solo disinteresse. Il fallimento della provincia di Vibo Valentia rappresenta non soltanto il crollo istituzionale di un ente, ma soprattutto il disastro di una generazione di politici disinteressati nei confronti del popolo se non quando arriva il momento di chiamare in causa gli elettori per garantire i propri privilegi. Per alcuni, l’ente vibonese è servito come trampolino di lancio verso le elezioni regionali, per altri un una carica istituzionale per darsi un tono e fare curriculum. A tutto la provincia sembra essere servita tranne che a fare gli interessi dei cittadini.

Nata nel 1995, dopo 16 anni di amministrazioni di centrosinistra ci ritroviamo con le medesime cose con le quali ci trovavamo, o forse sarebbe meglio dire senza le quali, ci trovavamo allora. Nessuna strada di collegamento col capoluogo se non quei gomitoli di curve che assassinano le cervicali, e un colabrodo di strade nel bel mezzo delle quali spuntano delle enormi buche. Un palazzetto dello sport, alle porte di Serra, la cui costruzione è iniziata sotto la provincia di Catanzaro e che, come il bicchiere d’acqua mezzo pieno o mezzo vuoto, non si comprende se sia destinato a morire o potrà mai essere portato a termine. Nessuna presa di posizione nei confronti della chiusura dell’ospedale di Serra San Bruno, ma solo mezze dichiarazioni del presidente De Nisi che, come la sibilla cumana, dice tutto e non dice niente, e false promesse dell’ex presidente Bruni, osannato per la sua abilità nei sermoni democristiani. Continui balletti per gli assessorati, con crisi ad hoc e repentini cambi di casacca – perché, bisogna dirlo, nel salto della quaglia i politici vibonesi si sono dimostrati cosi esperti da poter essere esportati. E ora che la breve vita della provincia di Vibo sta per finire, cosa faranno i politici nostrani? Semplice, si dedicheranno allo sport preferito, occupazione militare di tutto ciò che è possibile occupare per se e per i propri pretoriani.

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mini scopelliti“Il risultato ottenuto questa sera al tavolo Massicci è il frutto del lavoro di poco più di un anno e mezzo di un gruppo dirigente che ha dimostrato di voler perseguire un risultato fondamentale per offrire una nuova sanità in Calabria”. Lo ha dichiarato il Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti al termine della riunione del “Tavolo Massicci”. “Lo sblocco di questa sera di 220 milioni di euro – ha aggiunto il Presidente - è una risposta che diamo alla Calabria e ai calabresi come dimostrazione della buona politica. Sono contento di questo straordinario risultato. I 220 milioni di euro sbloccati saranno una ulteriore boccata di ossigeno in un comparto in cui gravano ritardi storici che ne impedivano lo sviluppo. Lo sblocco di questi fondi è per noi un risultato importante. Dimostra l’ottimo lavoro della struttura commissariale e del Dipartimento salute della Regione. E’ un chiaro ed evidente riconoscimento dei Ministeri alla nostra opera, quotidiana, silenziosa nel difficile compito del risanamento del debito sanitario e di una sanità sempre più vicina ai bisogni dei cittadini”.

“Un grande risultato quello ottenuto dal presidente Scopelliti durante la riunione del Tavolo Massicci”. Il capogruppo del Pdl in Consiglio Regionale, Luigi Fedele, commenta la notizia. “Il lavoro costante e deciso del Governatore, che dai primi giorni del suo mandato si sta spendendo totalmente per definire quella che forse rappresenta la più impellente emergenza regionale da risolvere, sta riscuotendo ottimi frutti. Lo sblocco di 220 milioni di euro da destinare al comparto della Sanità in Calabria – aggiunge il capogruppo Pdl a Palazzo Campanella – rappresenta un’ulteriore risposta concreta a quanti, nell’ultimo periodo, hanno messo in dubbio l’opera di risanamento che l’intera squadra amministrativa sta portando avanti, attraverso scelte coraggiose e decise, per sciogliere quello che si identifica come il nodo più complesso per il Governo regionale. Occorre, pertanto, continuare su questa strada per riuscire nell’intento che l’amministrazione di centrodestra si è prefissato: puntare su una mirata ed efficace azione di risanamento in un settore sostanziale per la nostra terra nell’esclusivo interesse dei cittadini calabresi”.

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mini foto_per_pezzo_politicaLa Calabria affonda. Frana, brucia, si svuota, viene tagliata fuori da tutto: questo vedono con gli occhi i calabresi ogni giorno. Questo il contesto in cui si vive. Ma sembra che esista, a ben guardare, anche un’altra dimensione, una sorta di iperuranio dove però non risiedono le “idee” che secondo Platone sono condizione necessaria per l’esistenza delle cose terrene. Si parla di un “luogo” della politica, non intesa come stimolo e strumento di buon governo, ma più prosaicamente – e realisticamente – come mezzo per l’acquisizione di potere. La fotografia attuale della Calabria è allarmante: disoccupazione sempre in aumento; emigrazione giovanile tornata ai livelli di 40 anni fa; un isolamento deliberatamente attuato dalle classi dominanti nazionali, che negli ultimi anni hanno sempre sacrificato il Meridione, e la Calabria in particolare, sull’altare del nordismo più sfacciato; un dissesto idrogeologico che fa davvero paura; delle infrastrutture, a partire dall’A3, da terzo mondo. Per non parlare della ‘ndrangheta, del malaffare, delle tante “zone grigie” su cui ancora si deve far luce e che opprimono tutto, qui da noi. Fino al soffocamento.
La Calabria è un’unica, impressionante emergenza riproposta nel quotidiano, ma questa condizione non è sicuramente la cosa che assilla di più i pensieri di chi ci governa e di chi dovrebbe rappresentarci nelle istituzioni. Perché la politica, non solo a queste latitudini, è fatta di altre cose, è occupata ad assolvere altre mansioni. E dunque a tenere banco in questi ambienti, di cui basta osservare il variopinto sottobosco, sono i movimenti e le strategie interne ai partiti, che sono lo strumento principe dell’accaparramento di posizioni di potere. E per capire quanto siano distanti, questi apparati, non solo dal popolo in generale, ma anche dai loro stessi elettori, è utile fare una panoramica sulla gerarchia di priorità individuabili nell’agenda dei principali partiti calabresi.

Il Pdl è diviso sulla questione dei doppi incarichi. La maggioranza sta ovviamente con Scopelliti, che è coordinatore del partito e anche presidente della Regione. La linea dettata da Angelino Alfano al Pdl però è chiara, e sono previste nelle circolari di partito precise incompatibilità, in cui si inquadra a pieno la posizione (incompatibile) del coordinatore-presidente. Ma Scopelliti adesso è troppo potente per schierarsi contro di lui, e dunque tra le tante anime del partito che lo sostengono c’è anche chi fa buon viso a cattivo gioco. Solo il deputato Nino Foti – che, particolare non da poco, ha strappato agli Scopelliti-boys la presidenza della Provincia di Reggio – si è apertamente mosso, da tempo, in chiave anti Scopelliti e non fa mancare occasione per ribadirlo. Ma c’è anche chi, come Pino Galati, scalpita dietro le quinte puntando decisamente alla leadership regionale del Pdl. Che tradotto significa un grosso potere sulla prossime candidature al Parlamento.

Stesso assillo, quest’ultimo, che agita i sonni di molti anche in casa del Pd. Lo spettacolo dell’epurazione, per mano commissariale, di Adamo e Bova – mentre Loiero, come suole fare, ha usato il partito come un taxi per essere trasferito, col suo cappottino verde, in luoghi per lui più agevoli – è stato perfino peggiore dell’aver consegnato proprio in queste mani la legislatura 2005/2010, con risultati che sono gli occhi di tutti. Eppure rimangono in sella gli intramontabili democratici calabresi. Quelli che votano con la maggioranza per proteggere le clientele della Fondazione Campanella – che non è solo questo, ci mancherebbe, ma è anche questo – o magari per salvaguardare i propri vergognosi privilegi. Poi ci sono quelli che forzano per prendersi il partito a suon di numeri, come il sempreverde Mario Oliverio, e quelli che tramano per garantirsi il posto al sole nel futuro prossimo. Quelli che proprio non riescono a fare autocritica, prima di parlare di sanità, sono molti, e altrettanti quelli che non hanno convenienza ad opporsi a “sistemi” ben oleati e protetti come quello riguardante il monopolio di Sorical sull’acqua calabrese. Un partito senza identità, dunque, fatto di soli generali, litigiosi e famelici fino al grottesco.

Poi ci sono gli embrioni di Terzo Polo, che in Calabria raggiungono vette irraggiungibili di ambiguità e incoerenza. Per una Angela Napoli (Fli) che rimane tutta d’un pezzo e, piaccia o meno, ha una linea politica ben chiara e diretta, c’è un Gino Trematerra (Udc) che non sa più da che parte girarsi per intavolare future alleanze. L’Udc calabrese è un fenomeno più antropologico che politico: a Catanzaro sta con Scopelliti, ma a Roma non sta con Berlusconi; in Calabria è anche nel Terzo Polo, in cui c’è anche Loiero, ma appoggia lo schieramento che ha sancito la fine del loierismo; a Vibo è contro Pd e Pdl – eppure, tra Comune e Provincia, ha flirtato e flirta con entrambi – ma attacca il tragicomico presidente della Provincia De Nisi sul dissesto finanziario, dimenticando che chi ha governato quell’ente per dieci anni (l’ex presidentissimo Ottavio Bruni) sta proprio sotto le insegne dello scudocrociato.

Sullo sfondo, per tutti, rimane una questione morale enorme, e per un Morelli (Pdl) – quello de “il compare del mio compare è tuo compare”, un uomo di chiesa… – che è stato arrestato e subito scaricato da tutti, c’è anche un Naccari Carlizzi (Pd) che va a cena, pare a scopo elettorale, proprio con lo stesso boss (Lampada) che ha inguaiato il suo rivale di partito. Questo appiattimento, questo livellamento trasversale verso il basso della politica calabrese, è alla base della creazione dell’iperuranio in cui vivono i Nostri, mentre tutti gli altri, questi sì maggioranza silenziosa, continuano a guardare con gli occhi la realtà, sperando che un giorno, qualcosa di quello che succede tutto intorno, non tocchi proprio noi. Allora capiremmo, ma saremo rimasti soli.

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mini Lassessore_provinciale_Pasquale_FeraC’è già chi ha preannunciato esposti in Procura contro «alcuni dati palesemente gonfiati» che hanno consentito ad alcuni Comuni di mantenere l’autonomia dei loro istituti a discapito di altri. C’è poi chi è sul piede di guerra perché le sue richieste sono cadute nel vuoto. E’ il caso, per esempio, dei Comuni di Dasà, Pizzoni e Vazzano. Il primo, con una delibera di giunta, aveva chiesto di essere accorpato ad Acquaro. Nulla da fare, però. Il presidente Francesco De Nisi e il suo assessore all’Istruzione Pasquale Fera (foto) hanno deciso di accorpare Dasà con Dinami. Stessa cosa dicasi per Vazzano e Pizzoni, i cui esecutivi comunali avevano manifestato la volontà di essere accorpati a Soriano. Niente da fare anche per loro: la Provincia, ignorando le loro richieste, ha deciso di lasciarli con Gerocarne.

Insomma, stilata la bozza, il nuovo Piano di dimensionamento scolastico sta già facendo discutere e tanto altro ancora farà discutere, anche perché - come spesso accade in queste situazioni - sulla spinosa questione di stanno intrecciando campanilismi, localismi e anche tanti favoritismi. Al punto che il presidente della Provincia Francesco De Nisi, secondo quella prassi per la quale uno cerca di accontentare chiunque per poi scontentare tutti, adesso è costretto a fare i conti con alcuni malumori che iniziano a sollevare diversi esponenti della sua maggioranza. Al punto che, si mormora nei corridoi di Palazzo ex Enel, alcuni assessori provinciali - nello specifico due - potrebbero votare contro il Piano di dimensionamento che entro venerdì prossimo dovrebbe approdare in giunta. Altri problemi, per il presidente della Provincia e per il suo assessore Pasquale Fera, potrebbero arrivare in consiglio provinciale. L’intero gruppo dell’Udc voterà contro. La stessa cosa potrebbero fare altri strati dell’opposizione, perciò se si considera che i malumori all’intero della maggioranza serpeggiano, se si considera che proprio nei giorni scorsi in tredicesimo consigliere della maggioranza che sostiene De Nisi - ossia Francesco Filippis - ha preso ufficialmente le distanze dal presidente della Provincia, il rischio per quest’ultimo è quello di andare incontro ad una sonora bocciatura in consiglio provinciale. Forse proprio per questa ragione, o forse perché nonostante tutto Pasquale Fera ha mostrato una spiccata predisposizione al dialogo e al confronto il delegato all’Istruzione di Palazzo ex Enel, durante un recente incontro, ha manifestato la sua «disponibilità» a recepire «indicazioni e proposte». C’è tempo fino a martedì, fino a dopodomani dunque. Nelle prossime ore Fera incontrerà i rappresentanti dei Comuni di Arena, Dasà, Acquaro, Dinami, Zungri e Spilinga, allo scopo di risolvere assieme a loro alcune questioni. Riusciranno, assieme, a trovare una soluzione per rendere meno amaro un Piano che rischia di non andare giù a tanti? Beh, staremo a vedere. L’attesa, d’altronde, non è destinata a durare troppo.

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