Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
VIBO VALENTIA - Secondo gli inquirenti era vicino ai Mancuso di Limbadi. Nel 2011 gli furono sequestrati beni per 5 milioni di euro. Annunziato Cilurzo, 60 anni, di Vena Superiore, è stato ucciso ieri sera intorno alle 21, proprio mentre rientrava a casa. I sicari non gli hanno lasciato scampo: stava per varcare la soglia e gli hanno sparato un solo colpo di fucile, al torace, da distanza ravvicinata. A dare l'allarme la moglie e i quattro figli, ma Cilurzo è morto all'istante. Aveva un chiosco per la vendita di fiori sulla statale 18. Nel 2006 era stato coinvolto in "Odissea". Ora gli uomini della squadra mobile di Vibo stanno interrogando i suoi familiari, cercando di risalire al movente del delitto. Un altro delitto di 'ndrangheta.
SERRA SAN BRUNO – Ha vissuto gran parte della propria infanzia in una struttura di accoglienza, a causa della perdita di entrambi i genitori. Negli ultimi tempi, poi, ha cercato di farsi una famiglia, così da raggiungere quella serenità che gli è mancata da bambino. Purtroppo, però, le sofferenze hanno sopraffatto la voglia di reagire ai tanti problemi ed Alexander Derevianco, trentaquattrenne di origine ucraina, ha deciso di impiccarsi nella propria abitazione, sita uno stabile di viale Alfonso Scrivo. Il giovane proveniente dall' Est Europra, è giunto in Italia dieci anni fa in compagnia della moglie, Luibov, dalla quale ha avuto due bambini. Una volta approdato nella cittadina bruniana, si è subito impegnato alla ricerca di un lavoro che potesse garantire un certo tenore di vita ai propri figli. Negli ultimi tempi, però, a causa anche di alcuni litigi con la moglie – complice la precaria situazione lavorativa – Alesander aveva deciso che fosse arrivato il momento di ritornare nel paese di origine.
Questa notte a Roma è morto a 93 anni Oscar Luigi Scalfaro, nono presidente della Repubblica Italiana, inquilino del Quirinale dal 1992 al '97. Scalfaro è stato un padre costituente, parlamentare per tutta la storia della Repubblica, e ha ricoperto (come Pertini e De Nicola) tutte le tre più alte cariche dello Stato. "Un esempio di coerenza e integrità", ha subito commentato il capo dello Stato Giorgio Napolitano. Nato nel 1928 a Novara, mantenne sempre un legame forte con la nostra regione poichè la sua famiglia era di origine calabrese, di Catanzaro. Pochi sanno, però, che era legato e aveva frequentato per diverso tempo la zona delle Serre. La moglie infatti, Maria Inzitari, era di Arena, e qui il futuro capo dello Stato si recava spesso negli anni giovanili a corteggiare la futura sposa, che morì tragicamente di parto dando alla luce la sua unica figlia, Marianna. Gli anziani del luogo ancora ricordano la piccola Marianna accompagnata proprio dal padre presso l'abitazione delle zie, sorelle di Maria Inzitari, che erano maestre di telaio e abitavano, nei primi anni '40, vicino la piazza centrale del paese.
Sua moglie lo aveva lasciato, e lui, il figlio del boss, tentò di sequestrarla recandosi a casa della ragazza con altre tre persone, armati di kalashnikov, pistola e fucile. Ma la ragazza si salvò pewrchè si era rifugiata altrove. L'episodio sarebbe avvenuto nel 2006, e il protagonista, in negativo, sarebbe Francesco Pesce, figlio di Salvatore, ritenuto il boss dell'omonima cosca di Rosarno. Il racconto del tentato sequestro emerge dai verbali della nuove dichiarazioni della pentita Giuseppina Pesce (foto), sorella proprio di Francesco, depositati dal pm Alessandra Cerreti nel processo alla cosca Pesce in corso a Palmi. Sulla base delle nuove affermazioni della pentita sono state formulate agli imputati nuovi capi di imputazione. Giuseppina Pesce, infatti, ha parlato anche di una rapina compiuta dalla cosca capeggiata dal padre Salvatore in una gioielleria di Rosarno nel febbraio del 2005. Il pm Cerreti ha contestato nuove accuse anche ad un altro imputato del processo, Domenico Varra', impiegato del Comune di Rosarno. Secondo il pm, tra l'altro, Varra' avrebbe fornito ai Pesce moduli prestampati del Comune di Rosarno che sarebbero stati falsificati per certificare rapporti di parentela inesistenti per consentire l'autorizzazione ai colloqui in carcere.
"Onorata Sanità", l'ex consigliere regionale calabrese Mimmo Crea è stato condannato dal Tribunale di Reggio Calabria a cinque anni e sei mesi di reclusione per peculato e la moglie, Angela Familiari, a 4 anni e dieci mesi per reinvestimento di denaro proveniente da attivita' illecita. Crea era stato gia' condannato ad 11 anni e 3 mesi di reclusione in primo grado, per concorso esterno in associazione mafiosa. L'ex consigliere regionale è stato riconosciuto colpevole di avere sottratto somme destinate all'attivita' politica del gruppo consiliare del Ccd a palazzo Campanella da lui guidato dal 2001 al 2005. Nel corso del processo l'accusa ha ricostruito, attraverso una perizia tecnica, il flusso di denaro gestito da Crea. Il Consiglio regionale della Calabria, secondo l'accusa, versava fondi sul conto corrente intestato al Ccd e Crea, presidente del monogruppo, li prelevava per versarli sul suo conto corrente di cui era intestatario con la moglie. In poco meno di quattro anni, secondo quanto emerso dal processo, sarebbero spariti 543 mila euro, di cui 275 mila sono stati versati sul conto corrente della famiglia Crea, mentre della restante somma non si e' avuta piu' traccia. Il Tribunale ha deciso anche la confisca del conto corrente.
SERRA SAN BRUNO – Lesioni personali, danneggiamento aggravato, minacce, porto di armi ed oggetti atti ad offendere. Sono le accuse con cui gli uomini dell’Ufficio controllo del territorio coordinato dall’ispettore Giuseppina De Luca, unitamente a personale reperibile, nella mattinata di ieri, hanno tratto in arresto un disoccupato trentacinquenne, Salvatore Pasquino, originario di Mongiana. Gli agenti, intervenuti in seguito ad una segnalazione al 113, giunti presso le case popolari di via Aldo Moro, hanno sorpreso l’uomo intento a danneggiare con un coltello un’autovettura. Alla vista della volante, il trentacinquenne avrebbe cercato di occultare l’arma, poi rinvenuta in prossimità della vettura. Ad allertare gli agenti, guidati dal commissario capo Domenico Avallone, sarebbe stata l’ex moglie dell’uomo. Stando ad una prima sommaria ricostruzione, la trentaduenne T.A., dopo essere stata ripetutamente colpita con schiaffi e pugni sarebbe riuscita a barricarsi nella casa in cui vive con il figlio di sette anni, la madre ed il convivente. Giunti sul posto e constata la situazione, i poliziotti sono intervenuti con tempestività evitando che la situazione precipitasse. Una volta immobilizzato, l’uomo è stato condotto in commissariato, dove, ricostruita l’esatta dinamica dei fatti ed espletate le formalità di rito, è stato posto in stato d’arresto e condotto nella casa circondariale di Vibo Valentia.
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