mini scopelliti_morosiniSull'ultimo attentato subito dalla cooperativa GOEL hanno espresso solidarietà anche il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, e il mons Giuseppe Fiorini Morosini, vescovo della diocesi di Locri-Gerace.

''L'ordigno esploso davanti a un locale di Caulonia, un ristorante multietnico per l'inserimento al lavoro di numerosi immigrati, - dichiara il Governatore Scopelliti - è un fatto da condannare fermamente. Poche settimane fa sono stato a Caulonia ed ho toccato con mano un grande esempio di integrazione tra la popolazione residente e i tanti extracomunitari che ci vivono, a dimostrazione di una comunità che sa tutelare le fasce deboli e lavora all'insegna della solidarietà. Evidentemente il grande impegno del GOEL infastidisce qualcuno ma sono certo che anche dopo questo episodio il Consorzio andrà avanti nella sua azione per il sociale con ancora maggiore forza''. ''Perciò voglio esprimere a questa organizzazione sincera vicinanza e solidarietà, ribadendo che le Istituzioni saranno sempre al fianco di chi opera con dedizione per una Calabria migliore''.

Duro anche l'intervento del vescovo di Locri-Gerace, che dichiara: ''Ancora una volta bisogna intervenire per richiamare la coscienza civile e religiosa di quanti usano il linguaggio delle bombe per lanciare messaggi intimidatori o per compiere atti a dir poco incivili. L'oscuro e vigliacco linguaggio delle bombe appartiene al mondo delle tenebre, che e' l'antivangelo e l'anticivilta''

 

 

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mini FERRANTE_ELIOVIBO VALENTIA – Domenica prossima si torna in campo e la Vibonese del duo Ferrante – Viola prosegue gli allenamenti in vista dell’impegno contro il Neapolis. Questo pomeriggio, la squadra, al solito, ha svolto dapprima un lavoro atletico e poi uno tattico sul terreno di Mileto, mentre domani è prevista una seduta di allenamento “lunga” a S.Onofrio. Regolarmente in gruppo Doukara, mentre Caraccio rientra stasera dall’Argentina. Ha smaltito i postumi di un attacco febbrile Petrucci, che si è allenato regolarmente, al contrario di Vitale ancora out, e di Borghetto, anch’egli alle prese con l’influenza. Ad intervenire sulla gara di domenica prossima è il tecnico rossoblu, Elio Ferrante (foto), che invita i suoi a mantenere alta la concentrazione: «Il Neapolis proviene da un ko interno, è in zona play out e ovviamente sarà voglioso di riscatto. Teniamo in grande considerazione il nostro avversario, composto da giovani di belle speranze e da elementi esperti che in queste categorie fanno la differenza. Occorrerà giocare con grande attenzione e con la stessa determinazione mostrata nelle ultime partite casalinghe». La riapertura delle liste potrebbe cambiare la fisionomia di molte squadre. «Cambieranno i valori in campo – sottolinea Elio Ferrante – e quindi bisognerà evitare cali di tensione. In molti si rafforzeranno e aumenteranno il proprio tasso tecnico per centrare la salvezza. Tra l’altro ci saranno da disputare altre venti partite e quindi c’è praticamente un altro campionato che ci aspetta e noi dovremo essere pronti. Il mercato della Vibonese? Sono cose della società e del direttore sportivo. Io alleno i calciatori che mi vengono messi a disposizione e tutto lo staff tecnico è felice se ci sono tante attenzioni sui nostri ragazzi. Significa che sono bravi e che il nostro lavoro è stato apprezzato, ma nessuno si fa distrarre dalle voci di mercato, perché sopra ad ogni cosa c’è la salvezza della Vibonese». Un commento anche sulla situazione dei giocatori infortunati: «Questi intoppi non ci volevano, anche se tutto sta procedendo sostanzialmente come da programma – sottolinea l’allenatore Elio Ferrante – e secondo la tabella di marcia a suo tempo concordata dallo staff tecnico. La squadra sta bene a livello psico-fisico e dal punto di vista tecnico-tattico sta preparando nel miglior modo possibile la delicata partita di domenica prossima. Si tratta di uno scontro diretto, giochiamo in casa e non possiamo fallire. Soprattutto nel girone di ritorno al “Luigi Razza” non possiamo steccare contro avversari che lottano assieme a noi per la salvezza».

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mini alemorelliDal carcere in cui si trova rinchiuso, Franco Morelli, consigliere regionale del PDL cosentino arrestato dalla DDA di Milano il 20 novembre scorso nell'ambito dell'operazione "Infinito", ha mandato una lettera a Franco Corbelli, presidente del movimento "Diritti Civili". Nella missiva Morelli, dopo aver ringraziato Corbelli per "la vicinanza attestata alla mia famiglia", scrive "Mai e poi mai avrei potuto immaginare che un giorno la mia esistenza si sarebbe potuta connotare di una vicenda così dolorosa, che però per alcuni versi diventa anche drammaticamente comica. Mi trovo, mio malgrado, ad essere protagonista inconsapevole di un film che non mi appartiene né per forma, né per contenuto (mafia, servizi segreti ecc.. ecc.. simili romanzesche storie sono lontane dalla infinitesima parte di cervello e di anima in modo siderale)».

«L'unica vera grande consolazione in questi frangenti, è che Domine Dio ha inteso donarmi questa sofferenza evidentemente perché ha in serbo progetti migliori e più edificanti. Se qualcuno ha pensato di trarre dei vantaggi ignobili questa si chiama doppiezza. E, personalmente, ho sempre aborrito la doppiezza. Quindi per me, è grande consolazione pensare quanto prima espresso ed è ancora maggiore il convincimento che Domine Dio illumini gli inquirenti, affinché presto vedano la luce ove vi sono delle ombre».

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mini spera_randi«C’è un legame segreto fra lentezza e memoria, fra velocità e oblio». Uno dei passi salienti de “La lentezza”, il romanzo in cui Milan Kundera descrive la nostra epoca «ossessionata dal desiderio di dimenticare, ed è per realizzare tale desiderio che si abbandona al demone della velocità; se accelera il passo è perché vuole farci capire che oramai non aspira più ad essere ricordata; che è stanca di se stessa, disgustata da se stessa; che vuole spegnere la tremula fiammella della memoria». Un passo chiaro, esplicativo di un’età ed un tempo costretti a convivere con lo spettro dell’oblio. Nel momento in cui la tecnologia offre apparentemente un’illimitata possibilità di preservare il passato, si registra una grande propensione a dimenticare. Un’esistenza, la nostra, invasa dall’informazione e dalla cronaca quasi mai destinata a diventare storia. Episodi clamorosi, sui quali l’enfasi mediatica esercita la propria sconfinata energia, lasciano presto il passo al demone invisibile della “velocità”. Uno spettro al quale non sembra sfuggire nessuno, a partire dalle piccole comunità, nelle quali per secoli il racconto orale ha tramandato il ricordo di eventi lontani, di fatti senza tempo. Ciò che spesso oggi manca è, quindi, la memoria a breve termine, il vissuto quotidiano destinato a non divenire mai storia. A volte però esercitare il ricordo diventa una forma di dovere. A poco più di un quarto di secolo, un tempo relativamente breve, viene per esempio da chiedersi dove sia finita quella che i serresi, con una locuzione dialettale, avevano battezzato “la Spera randi”. Un magnifico ostensorio sparito e mai più ritrovato. Il furto, compiuto a Serra San Bruno, nella notte del 18 novembre 1982, all’epoca lasciò inebetita l’intera cittadina. A distanza di anni, il ricordo sembra invece affievolirsi, a tratti addirittura svanire. Eppure non si tratta di un’opera minore. L’ostensorio rappresentava uno dei più grandi capolavori dell’arte calabrese. Era stato realizzato a Napoli, nel 1820, presso la fonderia Russo, ad opera dell’artista serrese Domenico Barillari. Un autentico capolavoro, capace di suscitare l’ammirazione del «Presidente della Accademia delle Belle Arti e disegno D. Costanzo Angelici il quale – nel vedere il modello, secondo il resoconto fatto per la “Platea”, da don Domenico Pisani, avrebbe manifestato -  la grande sua meraviglia dicendo: non essere credibile essere quella Opra, parto d’Ingegno Calabrese». Un oggetto artisticamente imponente, del quale, Domenico Pisani, in un breve saggio dal titolo “Vita e opere di Domenico Barillari” ha scritto: «L’opera è curata in ogni dettaglio e si presenta ricca di particolari: il piede e decorato da foglie di acanto che si accartocciano  e da un tralcio di vite che si insinua intorno alla base e si ripete più in alto. Una perlinatura dorata scorre parallela ad un serto di alloro disposto in fascia mentre, al di sopra, volute fitomorfe fanno da base, sul recto, a tre statuine a tutto tondo che rappresentano la Fede, la Speranza e la Carità e, sul verso, all’Agnus Dei». Il suo grado di perfezione aveva indotto gli artisti serresi del tempo a diffondere la leggenda secondo la quale l’autore, per evitarne la riproduzione, avrebbe gettato in mare il modello ligneo. Alto 112 centimetri e largo 40, del peso di 33 libbre , quasi sei chili, venne trafugato dalla chiesa dell’Addolorata. Oltre all’ostensorio il furto interessò una pisside ed alcuni calici in argento, un crocifisso in avorio ed una statuetta della Madonna. Ad agevolare il lavoro dei ladri, la presenza, all’epoca dei fatti, di una distesa di piccoli orti collocata alle spalle della chiesa. Dal luogo in cui oggi sorge il parcheggio di piazza Tozzo i malviventi poterono introdursi indisturbati nell’edificio di culto, dopo aver segato le sbarre di una finestra che dava nella sacrestia. Sul luogo, i carabinieri rinvennero, numerose cicche di sigaretta, segno che l’operazione andò avanti per diverse ore, alcuni seghetti, una pinza e un paio di cacciavite. La chiesa dell’Addolorata, del resto, già in passato aveva attirato le attenzioni degli “amanti” di arte sacra. Come riporta il resoconto di un cronista che all’epoca si occupò del furto dell’ostensorio, «Nel ’73 in pieno giorno [venne] asportata una tela di notevole valore artistico, opera dell’artista serrese Salomone Barillari. Qualche anno fa ci fu un altro furto. In quell’occasione vennero asportati numerosi oggetti d’arte di notevole valore che non sono mai stati recuperati». Un patrimonio artistico particolarmente ricco quello custodito a Serra San Bruno, dove, già tra Sette e Ottocento si erano segnalati gli appetiti sacrileghi dei ladri. A partire dal terremoto del 1783 iniziò ad essere saccheggiato ciò che rimaneva della Certosa. Furti e ruberie, descritti in un saggio di Bruno De Stefano Manno, nel quale si risale al movente dell’omicidio, consumato nel 1844, di un certosino di origine francese, padre Arsenio Compain che avrebbe pagato con la vita il desiderio di recuperare le opere d’arte trafugate dal monastero. Oggetti ed arredi sacri spesso finiti nelle case di facoltose famiglie del circondario. A riprova le tante abitazioni sulle quali spesso campeggiano fregi ed ornamenti risalenti all’antica fabbrica certosina. Le tracce dell’ostensorio sembrano, invece, essere irrimediabilmente svanite, a dispetto del riscatto offerto, nell’immediatezza dell’evento, dalla confraternita dell’Addolorata. Sulla “Spera randi” pare essere lentamente calato il velo dell’oblio. Eppure in molti all’epoca ritenevano che l’ostensorio non avesse mai lasciato Serra, custodito in un luogo sicuro, dove nessuno sarebbe mai andato a cercarlo.

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Sabato, 24 Dicembre 2011 23:51

Il Vangelo dell'Avvento

mini nativitaIn quei giorni un decreto di Ponzio Pilato ordinò che si facesse il censimento di tutta la Calabria. Questo censimento fu fatto quando era governatore della Serra Padre Umile. Andavano tutti a farsi registrare dai rilevatori raccomandati  dal Feroce Salatino. Anche l'Attilio Scriba, che proveniva dalla casa e dalla famiglia dei Cefalì, dalla Città di Spinetto e dalla Machinedha, salì in Comune alla Città, chiamata Serra, per farsi registrare insieme con la sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto, tra un bue e un asinello, che mangiavano in una bitumiera alimentata da un Angelo.

Si vidìa di picciridhu ca viniva na cosazza, minava pugna all'impazzata, e lu chiamaru viatu Nazza. Il cielo si aprì in un suono di Campana. Era nato colui che avrebbe lavato i peccati del mondo, che avrebbe curato le malattie: aveva scritto in fronte che la Sanità sarebbe stata il suo forte, specialmente se si fosse parlato di tuonichi, interni ed esterni, buiacchi, mulazzi e mulacchiuni. Ma sempre un grande amico degli amici. Lo disse subito: i vostri amici saranno i miei amici e gli amici degli amici di Don Peppe saranno anche i miei. E disse: siate amici. E in seguito gettò via, dopo averla usata, la Pistola. Ingrato. E il figlio (fora piccatu) dello Scriba nascette. Diede così alla luce il suo primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una camata, perché non c'era posto per loro nell'albergo delle Colonne.

C'erano in quella regione alcuni briganti che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo rizzo si presentò davanti a loro e la gloria di Don Peppe li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Spinetto un salvatore, che è il Nazzareno. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia, perchè ancora non era nato e già aveva fatto chiudere la ginecologia. Non spaventatevi per la luce, sono le sirene...e non cercano voi briganti».  E subito apparve con l'angelo una moltitudine delle migliori Famiglie della bassa locride che lodava Don Peppe e diceva: «Gloria a Don Peppe nel più alto dei piani di Siano, e pace in terra agli uomini che egli ama».

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mini oratorioSERRA SAN BRUNO – Grande partecipazione e tanto entusiasmo “natalizio” per la lodevole iniziativa che si è svolta ieri pomeriggio nei locali dell’oratorio “San Filippo Neri” della parrocchia dell’Assunta di Spinetto. Gli animatori dell’oratorio, supportati dal parroco don Biagio Cutullè e da don Ferdinando Fodaro, hanno organizzato una interessante mostra di oggetti natalizi creati dai bambini della parrocchia. L’esposizione, che ha suscitato grande curiosità nei tantissimi serresi che vi hanno preso parte, è stata inoltre allietata dalla presenza di alcuni Babbo Natale che per l’occasione hanno regalato dolci e altri doni ai bimbi e alle loro famiglie. Si tratta di una delle prime iniziative dell’oratorio, nato proprio da un'idea del giovane viceparroco, Don Ferdinando, che ha trovato l’attiva collaborazione di quattro ragazze e di un musicista che frequentano la parrocchia e che stanno animando diverse attività della comunità di fedeli di Spinetto. Come spiegano gli stessi organizzatori, l’oratorio è nato come luogo di incontro per favorire la crescita personale e spirituale delle persone che partecipano alle attività sociali. Con fantasia e voglia di fare, dunque, vengono utilizzati diversi modi e forme di espressione che trovano il minimo comune denominatore nella volontà di vivere l’esperienza della fede. Gli animatori della parrocchia non mancano di coinvolgere chi frequenta l’oratorio con musica, canti, pittura, giochi e attività ricreative, il tutto con l’unico scopo di far incontrare i fedeli e di sviluppare le capacità di ognuno di essi, costruendo un luogo di incontro e di condivisione su tre pilastri fondamentali: “ragione, religione, amorevolezza”. Al gruppo originario che ha cominciato ad organizzare le attività dell’oratorio, pian piano si sono aggiunti molti altri volontari, ragazzi, ragazze e persone adulte mossi dalla voglia di incontrarsi e di condividere con gli altri tanti momenti di riflessione e di gioia.

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