Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
A distanza di poco meno di due anni, la Foresta Srl – riconducibile alla stessa società che nell’autunno 2012 avviò a poche centinaia di metri dal Santuario di Santa Maria del Bosco e dalla Certosa di San Bruno, una centrale a biomassa – ha ufficialmente trasmesso richiesta di «concessione di derivazione dell’acqua pubblica dai torrenti Ancinale e Rio Notaro da adibire ad uso idroelettrico».
La richiesta – inoltrata all’attenzione del settore Ambiente, Servizio tutela e valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche – è stata trasmessa dallo stesso dipartimento provinciale agli enti competenti in materia, lo scorso 25 settembre, tra i quali compaiono il Comune di Serra San Bruno, il Parco Naturale delle Serre, l’Autorità di Bacino regionale ed il dipartimento Lavori Pubblici ed Acque della Regione Calabria.
L’incessante nubifragio che dalla tarda serata di ieri si è abbattuto su Serra San Bruno, e sulla quasi totalità dei comuni del comprensorio delle Serre, ha messo a dura prova le reti urbane di raccolta delle acque bianche. Nella cittadina della Certosa le criticità maggiori sembra si siano registrate in Via Aldo Moro, in Via Giacomo Matteotti e in Via Antonino Scopelliti dove - soprattutto in quest’ultimo caso - i tombini si sarebbero arresi alla cospicua quantità d’acqua caduta nelle ultime ore.
Una condizione critica che ha provocato non pochi disagi alle abitazioni, ai garage ed agli scantinati adiacenti alla zona. Il tratto stradale, infatti, è rimasto allagato per gran parte della mattinata, in quanto i tombini, ostruiti per via della mancata manutenzione, a causa della forte pressione esercitata dall’acqua piovana, sono saltati affiorando sul livello del manto stradale. Solo la clemenza meteorologica della mattinata di oggi ha permesso, di fatto, di ovviare ad ulteriori disagi limitando i danni, che sembrano al momento comunque non ingenti.
Chiaramente la responsabilità dei fatti non può essere esclusivamente attribuita alla grande quantità di pioggia che si è accanita in queste ultime ore sulla cittadina. A tal proposito, da più parti, nei mesi scorsi, si era esortato l’amministrazione comunale a programmare opportuni interventi di pulizia dei tombini e delle caditoie dell’acqua piovana. Un efficiente sistema di drenaggio rappresenterebbe, infatti, la soluzione migliore per prevenire allegamenti ed alluvioni, consentendo alle acque di defluire correttamente. Peccato però che l’amministrazione - fatto che ha sollevato nelle ultime ore il dissenso di molti cittadini - non ha affatto provveduto alla manutenzione ordinaria della rete. Una negligenza resa ancor più grave dal fatto che il recente passato pare appaia insegnato niente o poco all’attuale amministrazione comunale.
Per avere una reale cognizione della gravità delle cose basterebbe, infatti, tornare con la memoria allo scampato pericolo dello scorso novembre, quando gran parte degli scantinati della cittadina furono letteralmente invasi dalle acque, tanto che, in quel caso si decise, addirittura, di sospendere le attività didattiche nei locali istituti d’istruzione. Risulterebbe utile, dunque, in tempi brevi, porre in essere le dovute attività di prevenzione piuttosto che aspettare che si verifichi l’immane ed irreversibile disastro.
Riceviamo e pubblichiamo
Con non poca preoccupazione abbiamo atteso per quasi due anni, dal 17 maggio del 2012, la conclusione della fase inquisitoria dell’inchiesta “Acqua Sporca”. Oggi, nonostante le accuse reiterate, gli attacchi gratuiti, i continui e vani tentativi di delegittimazione, finalmente si sta lentamente completando quel puzzle giudiziario utile a dare la giusta rilevanza ai nostri timori sull’annosa condizione dell’invaso Alaco. Non era allarmismo, non erano strumentalizzazioni pseudo-politiche. L’emergenza fatta scattare ormai diversi anni fa dal Comitato Civico Pro Serre - riguardo al veleno che quotidianamente la Sorical e le istituzioni compiacenti fanno scorrere direttamente dai rubinetti delle nostre case - è cosa concreta e fondata. Proprio ieri la conclusione delle indagini coordinate dal Procuratore di Vibo Valentia Mario Spagnuolo ha - tra le altre cose - evidenziato come le acque del bacino Alaco non rientrino affatto tra le categorie di acque potabilizzabili, neanche se trattate con un processo “spinto”. Siamo certi che continueranno a emergere elementi ulteriori sugli “spettri” che fanno di quest’acqua - erogata a migliaia di cittadini calabresi - un liquido altamente nocivo per la salute umana.
Il Comitato Civico pro Serre, soddisfatto ma allo stesso tempo ancora più preoccupato per quanto emerso dal provvedimento di conclusione indagini, a carico di 36 persone, che conferma il sequestro dell’invaso, continuerà la sua battaglia “No Alaco”, per giungere concretamente e il prima possibile alla chiusura definitiva di questo bacino avvelenato. Con la consapevolezza che la strada sarà lunga e compatibilmente ai tempi stessi dell’iter processuale, il Comitato Civico pro Serre si costituirà parte civile – assieme a tutti i cittadini che lo vorranno – per tutelare il diritto alla salute e all’acqua del nostro comprensorio, chiedendo un giusto risarcimento per quanto subìto. Fin da subito ci attiveremo sui territori dei comuni serviti dall’Alaco per chiedere l’interruzione del pagamento delle bollette inviate ai cittadini, che da anni pagano per avere acqua potabile, e per progettare nel più breve tempo possibile l’alternativa al “sistema Alaco”, recuperando le sorgenti e i pozzi comunali presenti sul territorio e predisponendo un piano alternativo di ripubblicizzazione totale delle risorse idriche in modo da concretizzare, finalmente, la linea politica contenuta nella proposta di legge regionale di iniziativa popolare “Acqua Bene Comune Calabria - Tutela, governo e gestione pubblica del ciclo integrato dell’acqua” già sottoscritta da decine di migliaia di cittadini calabresi. La lotta continua.
Comitato Civico pro Serre
Un aereo del dispositivo di pattugliamento aeromarittimo dell’Agenzia Europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione Europea (FRONTEX), coordinato dal Gruppo Aeronavale della Guardia di Finanza di Taranto, ha intercettato nella mattinata di ieri, a circa 170 miglia dalle coste italiane, nelle acque internazionali antistanti il litorale tra Roccella Jonica e Crotone, un peschereccio, lungo circa 17 metri, carico di migranti diretto verso le coste ioniche calabresi. A bordo, in particolare, vi erano 102 migranti. Un pattugliatore ed un guardacoste della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza di Crotone, idonei a navigare in alto mare, si sono mossi dalla stessa località, per intercettare l’imbarcazione che si stava dirigendo, a lento moto, verso le acque territoriali italiane. Intorno alle 2 e 20 di stamane, il peschereccio, dalla nazionalità da accertare, è stato intercettato e fermato nel mare territoriale di competenza italiana. I migranti sono stati trasbordati sulle unità delle Fiamme gialle ed assistiti. Tra loro c’erano anche 2 donne, una bambina di 4 anni e diversi minori, di presunta nazionalità siriana, in discrete condizioni di salute, sono stati trasferiti presso il porto di Crotone e il peschereccio che li trasportava è stato rimorchiato nel medesimo porto e sequestrato. I finanzieri hanno anche sottoposto a fermo i due presunti scafisti individuati già nel corso della notte grazie alle indicazioni fornite dagli altri occupanti l'imbarcazione. Nella mattinata odierna, invece, i migranti sono stati sottoposti alle prime cure ed alle successive attività di identificazione da parte degli organi di polizia preposti
VIBO MARINA - C’è un capitolo di un film che torna sempre di moda, quasi come se fosse divenuto un cult. E la visione è ogni volta diversa da quella precedente, scoprendo a poco a poco quei particolari che erano passati inosservati. A Vibo Marina, per esempio, i ragazzi del “Facciamo Rumore” hanno scoperto la totale disinformazione della cittadinanza sulla saga dell’acqua sporca. La maggior parte dei presenti, per esempio, era convinta che l’acqua era sporca solo per via della rete colabrodo del Comune e che le analisi dell’Asl erano attendibili solo perché erano loro stesse ad emanarle. E mentre per alcuni, vedi magistratura e associazioni varie, la pellicola è quasi consumata, per altri invece si tratta di una prima visione assoluta.
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