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«Niente di ufficiale mi è stato ancora notificato dalla Corte Suprema di Cassazione. Sono stato comunque informato a riguardo dai miei legali, con i quali - considerati gli evidenti errori formali e sostanziali presenti nella sentenza - abbiamo prontamente avviato un’azione di sospensiva e revoca dell’atto. Per tali motivi sono estremamente sereno e attendo con fiducia la conclusione dell’iter giuridico».
Queste le dichiarazioni del sindaco di Briatico e presidente della Provincia di Vibo Valentia, Andrea Niglia, in seguito alla notizia sulla sentenza della Corte di Cassazione che lo dichiara incandidabile, in accoglimento del ricorso presentato dal ministero dell’Interno in merito ad una precedente sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro che aveva, invece, dichiarato la candidabilità del sindaco e di altri esponenti del Consiglio comunale di Briatico sciolto nel 2011.
«Assise di cui non ero sindaco - sottolinea Niglia - e dalla quale mi ero dimesso, da semplice consigliere di minoranza, dopo appena sei mesi. È bene evidenziare inoltre che non ho mai ricevuto nessun decreto di scioglimento e che il Tar del Lazio, nel confermare la caduta dell’Amministrazione guidata dal dottore Prestia, non ascriveva nulla al sottoscritto, specificando nel merito che nessun atto era da addebitare all’amministrazione precedente guidata dalla giunta Niglia».
Il presidente della Provincia di Vibo Valentia mette, quindi, in risalto che «la Corte suprema di Cassazione nel verdetto scrive che ”in accoglimento del ricorso la sentenza impugnata deve essere pertanto cassata con rinvio” mentre nelle motivazioni successive afferma, in maniera del tutto discordante, che la sentenza impugnata viene cassata ma non più con rinvio, dichiarando “incandidabili sindaco e amministratori”. Considerato pertanto tale macroscopico errore, che anche chi non è esperto in giurisprudenza può facilmente rilevare, non ho nulla da temere. E confortato, comunque, dall’autorevole parere di esperti in materia e dai miei stessi legali - conclude Niglia - ho già fatto notificare il ricorso al procuratore generale della Cassazione e, per conoscenza, anche al ministero dell’Interno, alla Corte di appello di Catanzaro e alla Prefettura di Vibo Valentia».
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