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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Riceviamo e pubblichiamo
La rigida posizione assunta e testardamente confermata dall’istituto bancario che gestisce il servizio di tesoreria della Provincia di Vibo Valentia è giuridicamente ineccepibile sia dal punto di vista strettamente legale che da quello contabile.
Nondimeno essa è, a parere di chi scrive, moralmente inaccettabile. Mai come in questo caso va infatti affermata la giustezza del broccardo latino "summum ius, summa iniuria", che definisce esattamente la situazione in cui il rigido e formale rispetto delle norme, per come interpretate dal giudice, si risolve in un’evidente ingiustizia e la situazione di fatto viene trattata in maniera ingiusta. Appare del tutto evidente e manifesta l’ingiustizia per la quale i dipendenti della Provincia e le loro famiglie sono private dei mezzi elementari per il sostentamento quotidiano (lo stipendio) pur avendo prestato la loro attività, senza avere alcuna responsabilità diretta nello stato di dissesto finanziario e di carenza di liquidità che ne è la conseguenza immediata. Molto meno evidenti per il senso comune sono, viceversa, le ragioni che hanno impedito ai giudici, di 1° e 2° grado, di accogliere la tesi della Provincia che, sulla base del privilegio accordato dal codice civile ai debiti da lavoro (lo stipendio), sosteneva che il tesoriere non doveva accantonare somme utili al rimborso della rate dei mutui se non avesse prima soddisfatto i dipendenti dell’Ente. Questa idea è apparsa tanto rivoluzionaria da risultare contraria al nostro diritto positivo e quindi non accoglibile. La banca-tesoriere, quindi, sostiene di aver avuto e di continuare ad avere ragione nel suo atteggiamento di rifiuto nel pagare gli stipendi. Anzi, pensa di dover ancora accantonare somme poiché ad oggi non ha pagato parte delle rate dei mutui già scadute e dovrà (a giugno) pagare quelle in scadenza. Le prospettive quindi sono molto negative. Dato che i creditori delle rate sono banche (tale essendo ormai anche la Cassa dd.pp.) ed il soggetto pagatore è anch’esso una banca, ci troviamo di fronte ad una classica situazione in cui cittadini inermi e deboli patiscono rispetto a novelli Moloch, non governate da uomini (ciascuno dei quali si dichiara “vicino” ai dipendenti della Provincia ma impossibilitato ad agire in modo diverso), ma da entità astratte che nulla possono in senso contrario. Né vale la considerazione che la Provincia non ha fondi sufficienti, perchè se avesse fondi sufficienti non si troverebbe in dissesto, pagherebbe gli stipendi regolarmente, pagherebbe le rate dei mutui, manutenderebbe in maniera almeno sufficiente le scuole e le strade, pagherebbe i canoni di affitto degli edifici scolastici, pagherebbe Enel, Telecom, gas, fatture varie. Se la Provincia si trova in enormi difficoltà perché nel passato è stata amministrata in maniera eufemisticamente disinvolta, perchè sono drasticamente diminuiti i trasferimenti dallo Stato centrale, perché il substrato economico del territorio è debole e quindi insufficienti sono le entrate tributarie, perché anche la Regione che ne ha riassunto molte funzioni si trova in difficoltà, perché in difficoltà sono anche i Comuni che della Provincia sono ormai per legge i “proprietari”, mantenere testardamente rigido un atteggiamento di netta chiusura giustificato dalle decisioni dei giudici è giuridicamente corretto ma eticamente inaccettabile.
Dovrebbero rendersene conto tutti i cittadini, tutte le donne e gli uomini che loro malgrado hanno a che fare con un sistema finanziario ingiusto e disumano - come le crisi che negli anni si sono succedute, a partire da quella del 1929, hanno dimostrato - reagendo, nel rispetto dell’ordinamento ma in maniera consapevole e decisa.
Cesare Pelaia
Segretario generale
Provincia di Vibo Valentia
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