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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
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Dovrebbe rappresentare la nuova frontiera del sistema dei tributi locali, una soluzione a metà tra un contributo concreto al benessere della collettività e la “mano tesa” rivolta ai cittadini meno abbienti, ma a Serra San Bruno il baratto amministrativo rischia di trasformarsi in un salvagente per i furbetti di turno.
Nella seduta del consiglio comunale dello scorso 22 febbraio, l’amministrazione guidata dal primo cittadino Bruno Rosi, ha votato e approvato il regolamento (pubblicato solo oggi sull’Albo pretorio comunale) atto a disciplinare uno strumento che permetterebbe ai cittadini che per problemi di natura economica non hanno potuto pagare i tributi regressi, di saldare il debito prestando attività lavorativa in opere di pubblica utilità.
Insomma, chi non può permettersi di regolare il pagamento arretrato di Imu, Tasi e compagni bella, da oggi potrebbe semplicemente decidere di estinguere ogni morosità, offrendo in cambio – per un orario proporzionato – la propria forza lavoro, da impiegare in attività che servano a migliorare il territorio.
Introdotto dal decreto “Sblocca Italia” del 2014, il baratto amministrativo è già divenuto una realtà concreta in piccoli Comuni cosi come in grandi metropoli, come ad esempio a Milano. Le linee guida nazionali consegnano, però, ai municipi una “norma cornice”, che lascia ampio spazio alla discrezionalità degli amministratori chiamati a definire i contenuti della prestazione, ma che nel concreto a Serra San Bruno, hanno finito per dare il varo a quello che potrebbe rivelarsi un vero e proprio provvedimento “salva-evasori”. Un appetibile assist a chi ha poca voglia di mantenersi in regola con le tasse, pur essendo nella condizione di farlo.
Infatti, tra i requisiti approvati dal consesso cittadino – oltre all’obbligo di essere residenti nel territorio comunale da almeno 5 anni, maggiorenni ed idonei a svolgere attività lavorativa – vi è anche la definizione di una soglia Isee larghissima, che concede anche ai cittadini e ai nuclei familiari con situazione economica equivalente di ben 12.500 euro, di poter accedere al baratto amministrativo.
Una decisione del tutto smisurata, e poco attinente rispetto alla reale funzione del “baratto”, anche e soprattutto perché, nel concreto, chi ha un’Isee così alto e non ha pagato i tributi, lo ha fatto non per ragioni di natura economica, ma, semplicemente, perché ha deciso scientemente di mettere in piedi operazioni mirate ad eluderne il versamento. La soglia Isee del baratto amministrativo, infatti, in media negli altri Comuni non supera quasi mai il limite massimo dei 9mila euro circa.
Una scelta più che discutibile, dunque, quella posta in essere dall’amministrazione comunale di Serra San Bruno che dà l’ennesima mazzata ad un Comune che, oggi come non mai, avrebbero bisogno non di operai ma di moneta sonante.
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