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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
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Sono giorni di fermento per i vertici dell’amministrazione comunale di Serra San Bruno. Giunti ormai in prossimità della scadenza della legislatura, la giunta guidata dal primo cittadino Bruno Rosi si starebbe, infatti, apprestando a produrre gli ultimi atti amministrativi, alcuni dei quali si starebbero verosimilmente rivelando “utili”, anche e soprattutto, in chiave elettorale.
Al voto, com'è noto, nella cittadina della Certosa si dovrebbe fare ritorno durante il prossimo mese di giugno e, a conti fatti, per la maggioranza comunale ci sarebbero ancora troppi “buoni propositi” rimasti irrealizzati. Proclami e promesse annunciati - alle folle o ai singoli cittadini - sulle ali dell'entusiasmo della scorsa campagna elettorale, ma lasciati, a tutt’oggi, ancora in sospeso.
È proprio nella lista delle cose da sbrigare poco prima del voto, che starebbe maturando anche l’approvazione del nuovo Psc, il Piano strutturale comunale che avrebbe dovuto essere «tracciato con la punta di un compasso puntata al centro del paese», in maniera da non agevolare o svantaggiare i cittadini in funzione di criteri soggettivi, ma che, di contro, potrebbe ora trasformarsi in uno strumento grazie al quale riuscire a soddisfare interessi particolari.
Qualche consigliere comunale di minoranza – come avevamo già scritto nei giorni scorsi – sarebbe infatti stato raggiunto da una telefonata del tutto inattesa nel periodo antecedente al Natale. Oggetto della conversazione non un cordiale scambio di auguri in vista delle festività ma, piuttosto, un’anomala “richiesta d’aiuto” lanciata direttamente dai vertici della maggioranza che sostiene l’amministrazione serrese, in previsione proprio dell’approvazione del nuovo Piano strutturale. Un sos frutto, forse, di un’esigenza “quantitativa”, buona a garantire i numeri per l’approvazione in Consiglio, ma che, a quanto pare, nessuno tra gli scranni dell’opposizione ha ancora voluto portare all’attenzione dell’opinione pubblica.
L’annuncio di un Psc ormai pronto, però, non ha raggiunto solo gli ambienti politici di Serra San Bruno, sarebbero stati, piuttosto, diversi i cittadini avvicinati negli ultimi giorni dal sindaco Rosi in persona e che, dallo stesso, avrebbero ricevuto “rassicurazioni”, spesso non richieste, rispetto a beni immobiliari di loro proprietà. Insomma, con il nuovo Psc molte pratiche rimaste fino ad ora irrisolte potranno, ad approvazione avvenuta, arrivare tranquillamente a compimento. Le rassicurazioni del primo cittadino, infatti, sarebbero state rivolte in particolare a proprietari che si ritroveranno presto a godere dei benefici di un Psc buono a convertire in edificabili alcuni terreni agricoli. Lo avrebbe confidato il sindaco in persona a diversi cittadini direttamente interessati dal provvedimento che, già nel corso delle prossime settimane, dovrebbe dunque prendere corpo.
Si addensano diverse ombre, quindi, sul nuovo Piano strutturale comunale, una misura attesa da tempo a Serra San Bruno e già contornata in passato da non poche polemiche. L’ultima proposta di Piano, la “Città degli orti”, era infatti stata presentata e approvata nel maggio 2010 durante la gestione dell’ex sindaco Raffaele Lo Iacono. La stessa, però, è rimasta congelata per 5 anni esatti, a seguito delle contestazione mosse in particolare dall’attuale capogruppo di maggioranza comunale, nonché ex assessore regionale al Lavoro, Nazzareno Salerno. Ai tempi, Salerno aveva etichettato il Piano come un provvedimento partorito in «violazione alla legge», tanto da arrivare a presentare, il 23 giugno 2010, un’interrogazione alla giunta e all’assessorato all’Urbanistica della Regione Calabria, in quanto il Piano di Lo Iacono avrebbe «vistosamente ridimensionato la fascia di rispetto prevista a tutela della Certosa di Serra San Bruno, la cui valenza religiosa, storica, architettonica e turistica è nota al di fuori dei confini regionali».
Da lì in poi nulla più. Del nuovo Psc non si sarebbe più sentito parlare. Tutto era rimasto stranamente sospeso nel vuoto e solo oggi pare si stia riaccendendo l’attenzione su un provvedimento che, a queste latitudini, dovrebbe soprattutto servire a rivitalizzare il centro storico ed evitare ulteriori cementificazioni selvagge con le conseguenti speculazioni immobiliari, ma che, di contro, rischia seriamente di trasformarsi in un mero strumento politico-elettorale.
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