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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
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Quello della rete sanitaria vibonese è un cimitero di “croci” già più volte raccontato, con i tre presidi della provincia ridotti al lumicino, spesso bloccati per l’assenza anche di anestesisti-rianimatori, con diversi reparti soppressi e altri fortemente sottodimensionati per numero di personale e una disponibilità di posti letto gravemente insufficiente (due pazienti su tre per ottenere il ricovero devono rivolgersi ad altre Asp).
Ovunque l’offerta sanitaria – dallo “Jazzolino” di Vibo Valentia, fino al “San Bruno”, passando per l’ospedale civile di Tropea – si trascina a stento, resa zoppa da una gestione che in tutta la regione, già da tempo, si è dimostrata ampiamente inadeguata. Ciò nonostante i vertici dell’Azienda sanitaria provinciale vibonese, come rivelato dal Corriere della Calabria – hanno pensato bene di dispensare, a vantaggio del dirigente amministrativo e di quello sanitario, lauti premi di produttività per l’attività svolta in questi ultimi mesi. A sancirlo è stata la delibera n.228/15 emenata lo scorso 18 febbraio, dal direttore generale dell'Asp di Vibo Florindo Antoniozzi, nominato alla guida dell’ente dal marzo scorso in sostituzione dell’ex commissario straordinario Maria Pompea Bernardi.
Dall’atto emerge come al direttore amministrativo, Francesca Cupo, e a quello sanitario, Carlo Truscello, sia stato riconosciuto il raggiungimento degli obiettivi gestionali prefissati nei mesi scorsi. Pertanto – alla luce dell’attività svolta – a vantaggio degli stessi dirigenti, ai quali è già «riconosciuto il trattamento economico-compenso omnicomprensivo di 99.159,72 euro», è stato elargito un incremento «incentivante nella misura massima del 20%». La premialità, quindi, sarebbe relazionata al raggiungimento nell'arco del 2014 degli obiettivi gestionali, per ciascuno dei due, «nella misura dell'85%». La delibera non esplicita però quali siano stati i criteri adottati nella determinazione di questa percentuale, né tantomeno, nel concreto, in che modo l’attività svolta dai due dirigenti abbia potuto giovare ad un comparto, quello sanitario, finito ormai sul baratro di una crisi profonda. Ciò nonostante le normative vigenti sulla trasparenza indichino come i dettagli sulle performance del personale e sul raggiungimento degli obiettivi prefissati debbano essere resi, invece, liberamente fruibili.
Intanto, la sanità regionale, ancora priva di un commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro, resta nel limbo dell’incertezza.
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