Giovedì, 10 Ottobre 2024 13:34

«Gli affaristi dell'energia sono idonei a rispettare la Costituzione?»

Scritto da Redazione
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Il coordinamento regionale Controvento propone alla politica istituzionale e alla società tutta di ribaltare il punto di vista, cioè  di non imbarcarsi nella valutazione dell’idoneità dei luoghi ad ospitare gli impianti: nessuna porzione dell’ambiente vitale degli umani e delle altre specie viventi sopporta di essere immolata sull'altare della bulimia energetica sospinta dal profitto. Bisogna invece porsi il problema dell’idoneità (ossia della capacità di garantire l’interesse pubblico generale) degli affaristi legati al settore energetico: gli operatori privati di questo ambito economico/finanziario sono idonei o non idonei a rispettare gli articoli 9, 41 e 43 della Costituzione Repubblicana? Sono disposti a produrre energia rinnovabile in armonia con i territori, senza consumare suolo, o sono membri di società per azioni di massacro e di società a responsabilità limitata impegnate nella devastazione illimitata?

Questa proposta ha determinato la nota che segue, inviata via PEC alla Regione Calabria e ora sottoposta ala riflessione dell’opinione pubblica.

Spettabile Commissione 

Il Coordinamento regionale Controvento apprezza la disponibilità da parte vostra di ascoltare, in occasione  della seduta N. 48 del 07/10/2024 alle ore 12.30, l'architetto Walter Fratto, che supporta con costanza le attività del Coordinamento sul piano tecnico (convegni informativi, consulenza per ricorsi legali e conferenze di servizi etc.). Prima dello svolgimento dell'iniziativa, che appare soprattutto di tipo tecnico-scientifico, ci teniamo a precisare la nostra posizione generale e politica di fronte al fenomeno della proliferazione indiscriminata degli impianti per la produzione di energia rinnovabile, peraltro nota grazie al testo di un appello alla Regione Calabria che sta circolando per la raccolta firme e ai numerosi nostri interventi sui mezzi di informazione. Noi pensiamo che la crisi ecologica planetaria, il degrado degli ecosistemi e della biodiversità, costringano gli umani a indirizzare le loro azioni in una direzione unica, quella della rigenerazione della vita. Il furore energetico che stiamo subendo va nella direzione opposta: è un trasferimento a un settore economico-finanziario privato di risorse pubbliche utilizzate per distruggere boschi, suolo, paesaggi e vita economico sociale dei territori obbligati a ospitare gli impianti.

Vorremmo che il nostro dissenso politico, attraverso la verbalizzazione della presente comunicazione, venisse messo agli atti dell'iniziativa da voi organizzata. Alleghiamo anche il documento diffuso da alcuni sindaci il 27 settembre, che sottoscriviamo parola per parola, e chiudiamo ringraziandovi per l'attenzione con un'altra dichiarazione che esprime il nostro pensiero e i nostri sentimenti. Si tratta di un comunicato dell'Assemblea dei popoli indigeni dell'istmo di Tehuantepec (Stato messicano di Oaxaca), del 2 novembre 2012, che ha descritto nel migliore dei modi un processo che si ripete ovunque nel mondo: "Ieri il governo di Gabino Cué ha giocato d'anticipo inviando unità della polizia di Stato ad aprire la strada ai mezzi delle imprese dell'eolico che dovevano attraversare la località di Álvaro Obregón e questo per poter iniziare i lavori di costruzione a San Dioniso del Mar. Voler installare 132 aerogeneratori in questo fragile ecosistema di mangrovie, che contiene un'infinità di sottosistemi, e in cui coabitano i popoli ikoots e zapoteco che ne traggono una parte considerevole del loro regime alimentare e della loro economia familiare, è un atto di barbarie tecnologica da parte della presunta economia verde".

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