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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Ha del clamoroso l’atto con il quale i direttori di struttura in servizio presso lo Jazzolino di Vibo Valentia hanno, all’unanimità, rassegnato le proprie dimissioni. La presa di posizione è scaturita come forma di protesta, condivisa, rispetto al decreto varato dal commissario ad acta della sanità calabrese, Massimo Scura, che, per l’ennesima volta, porterebbe a tagli netti rispetto al comparto nei presidi ubicati sul territorio provinciale.
Contestato apertamente, dunque, il provvedimento di riorganizzazione della sanità regionale, che – per quel che riguarda il nosocomio della città capoluogo di provincia – porterebbe ad una forte penalizzazione, per un ospedale «spogliato gradualmente dei reparti di Nefrologia, Microbiologia, Malattie Infettive, Medicina Nucleare, Orl, Oculistica, Centro trasfusionale, con il dimezzamento dei posti letto nel contesto di una popolazione provinciale globalmente ridotta di oltre 15 mila unità prevalentemente di età giovanile compensato da circa 4mila immigrati senza reddito fisso e con un incremento dell’età anagrafica media e di una rappresentazione demografica che privilegia le classi più avanzate di età, per una sperequazione pari al 50% dei riferimenti nazionali».
Questo uno dei passaggi più salienti della missiva sottoscritta dai 16 direttori di struttura dello Jazzolino, è inviata all’attenzione del ministro Beatrice Lorenzin e al prefetto Carmelo Casabona.
Nel documento si fa poi riferimento anche alla realizzazione del nuovo ospedale di Vibo che dovrebbe essere dotato di 350 posti letto, ma secondo i direttori di struttura «frutto di un accordo di programma pubblico-privato con molte onerose esposizioni fideiussorie private che, in assenza del rispetto degli accorsi, determinerebbe un contenzioso amministrativo e penale che, non solo bloccherebbe la realizzazione della struttura, ma de depaupererebbe colpevolmente i fondi con le prospettive di un’ennesima incompiuta».
Nel mirino dei 16 medici anche la «realizzazione di inspiegabili strutture fotocopia plurirappresentate, fonte di dispendio economico oltre che di inutilità gestionale», e «l’assoluta assenza di linee programmatiche in funzione delle risorse disponibili, delle sterili attività realizzate, con esagerata e discrepante disparità numerica ed in spregio alle evidenze scientifiche di riferimento».
Premessa la «totale assenza di interlocutori politico-istituzionali del territorio», i primari hanno dunque rimesso le proprie funzioni nelle mani del ministro Lorenzin e del prefetto Casabona.
Sul fatto è, inoltre, intervenuta poco fa la deputata del M5s, Dalila Nesci: «Se ne vadano i ministri Beatrice Lorenzin e Pier Carlo Padoan – ha dichiarato la parlamentare in una nota stampa –, non i primari dell'ospedale Jazzolino di Vibo Valentia, che hanno rassegnato le dimissioni per la grave mancanza di interlocuzione politico-istituzionale, la carenza di risorse e i tagli dell'arbitraria rete dell'assistenza ospedaliera decretata dalla struttura commissariale per il rientro dal disavanzo sanitario della Calabria, peraltro con illegittime modificazioni successive».
«La decisione dei primari vibonesi – prosegue l'esponente M5s – è la conseguenza dell'abbandono e del degrado assoluto della sanità calabrese a opera del governo Renzi, legittimato dall'immobilismo e dalla complicità dell'amministrazione regionale guidata da Mario Oliverio. La nuova rete dell'assistenza è stata adottata senza guardare ai bisogni effettivi, alle realtà funzionanti e ai punti di forza della sanità regionale. È una rete cervellotica e clientelare, che non considera affatto i cittadini, i pazienti, gli ammalati e gli operatori. Ancora una volta, la Calabria è stata gabbata da Roma, grazie ai giochi e agli equilibri di potere legati all'alleanza Pd-Ncd, in nome della quale le regole, le procedure amministrative, i diritti fondamentali e il buon senso vengono calpestati a ogni livello».
A riguardo la parlamentare ha interrogato nuovamente il presidente del Consiglio e i ministri della Salute e dell'Economia, evidenziando «una totale inadeguatezza del commissario alla sanità calabrese, Massimo Scura, e del sub-commissario, Andrea Urbani, ora protagonisti perfino di modificazioni estemporanee e sostanziali del decreto in questione, prive di un decreto specifico». «Gli ultimi fatti, e in particolare le dimissioni dei primari vibonesi, dimostrano – conclude Nesci – che il governo Renzi sta portando la Calabria al cimitero, tra il giubilo insulso dei Magorno e l'orribile ostentazione del grande circo degli accoliti».
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