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Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Riceviamo e pubblichiamo
Assistiamo in queste ore ad un vero e proprio boicottaggio mediatico nei confronti del Referendum del 17 aprile contro le trivellazioni in mare, con l’obbiettivo di far fallire il raggiungimento del quorum.
Come se non bastasse il governo a ben pensato di non accorpare l’elezione referendaria con quella amministrativa del 5 giugno, il rischio di un successo era troppo evidente, meglio azzoppare il quesito anche a costo di spendere 400 milioni di euro in più. Il paradosso sta nel fatto che questo referendum è stato ottenuto grazie all’iniziativa di nove Regioni italiane, sette delle quali a guida PD. E’ sconcertante come nelle ultime settimane il Partito Democratico, per seguire le imposizioni del segretario-premier Matteo Renzi, si sia gradualmente tirato indietro nell’affrontare questa sfida. In un momento storico in cui la partecipazione popolare e l’affluenza alle urne si è ridotta notevolmente, il principale partito italiano e di governo invita vergognosamente i cittadini ad astenersi e a disertare le urne andando palesemente contro l’art.48 della Costituzione italiana che sancisce il voto come un “dovere civico” di ogni cittadino.
Ai diktat del Presidente Renzi si è ovviamente adeguato il Presidente della Regione Calabria Mario Oliverio e i suoi consiglieri regionali che non hanno avuto, nelle ultime settimane, il coraggio di dire, salvo sporadiche eccezioni, una parola in merito al Referendum che loro stessi avevano precedentemente proposto. Nonostante tutto ciò i sondaggi degli ultimi giorni indicano come il quorum è a portata di mano, quindi il mio invito è quello di andare a votare SI e avere fiducia nel raggiungimento di un buon risultato. Un recentissimo report del WWF è allarmante: quasi il 50% delle delle piattaforme comprese nelle 12 miglia (quelle interessate dal referendum) non sono mai state sottoposte a Valutazione d’Impatto Ambientale ed è ovvio immaginare i rischi ecologici a cui si va incontro. Se il referendum andrà in porto e i SI prevarranno tutte le piattaforme piazzate attualmente in mare a meno di 20km da terra verranno smantellate una volta scadute le concessioni, si tratta di una ventina di concessioni della Edison e dell’Eni che scadranno tra il 2017 e il 2026 e quelle del mar Ionio calabrese rientrano tra queste. Quello di domenica prossima è un voto simbolico molto importante per dimostrare con forza la volontà degli italiani di guardare a un futuro fatto di energia pulita, rinnovabile e contro ogni forma di inquinamento.
Danilo Tucci, SEL-Sinistra Italiana
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