Giovedì, 07 Luglio 2016 14:01

La ‘supercazzola’ di Scura: sono davvero salvi gli ospedali di Serra e Tropea?

Scritto da Salvatore Albanese
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Sembra quasi che Massimo Scura, commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro dal disavanzo del sistema sanitario calabrese, ed il suo vice Andrea Urbani, ci abbiano preso gusto a “partorire” provvedimenti utili, di volta in volta, ad annunciare immediate rivoluzioni, ma che di fatto non arrivano mai a reale attuazione. Per gli amanti del lotto il terno è allora servito, perché dopo il varo dei decreti 9 e 30, arrivati uno a pochi mesi di distanza dall’altro, ecco adesso l’ennesimo provvedimento di riorganizzazione (o meglio di correzione di quello precedente) del sistema sanitario regionale voluto, appunto, da Scura. È stato pubblicato nelle ore scorse infatti il nuovo, anzi nuovissimo, decreto del commissario ad acta, il numero 64, che apporta per la terza volta “novità” rispetto alla stesura del Piano di rientro. Nello specifico, dunque, è stata ancora messa mano all’organizzazione della rete sanitaria, in particolare rispetto ad alcuni servizi erogati dai presìdi presenti sul territorio e alla dotazione dei posti letto ripartiti fra le strutture pubbliche e private (che a Vibo crescono leggermente, pur rimanendo ben al di sotto della soglia nazionale, passando da complessivi 1,61 posti letto pro capite a 2,34).

Per quel che concerne gli ospedali ubicati nella provincia di Vibo Valentia, sorride Tropea che vede scampato il pericolo di avere un nosocomio trasformato in costola dello Spoke di Vibo Valentia, al quale secondo il decreto 30 dell’aprile scorso avrebbe dovuto essere accorpato. Mantiene autonomia, dunque, l’ospedale civile della cittadina tirrenica, per il quale è prevista una dotazione di 61 posti letto, ripartiti tra i reparti di Medicina (struttura complessa con 20 posti letto); Geriatria (struttura semplice con 10 posti letto); Ortopedia (struttura semplice, 10 posti letto); Chirurgia (struttura semplice con 10 posti letto); Oncologia (8 posti in day hospital) e la postazione di Pronto soccorso con 3 posti d’Osservazione breve intensiva. Variazioni minime, invece, per l’assetto organizzativo previsto per il “San Bruno” già con il decreto precedente (i cui effetti però non si sono ancora visti nella realtà). Il decreto 64 conferma infatti la dotazione di 65 posti letto per il presidio di zona montana: secondo quanto previsto – sulla carta – vengono appunto indicati nella riorganizzazione 5 posti letto di Chirurgia (1 in più rispetto agli attuali 4, ma tutti in day surgery); confermati i 20 posti della struttura complessa di Medicina generale (dei quali 2 in day hospital); 9 di Emodialisi; 20 nuovi posti letto di Riabilitazione (anche questa prevista come struttura complessa) e 20 di Lungodegenza (raddoppiano quindi i 10 attuali). 

Nota dolente, la conferma del taglio delle Postazioni di guardia medica. Dalle attuali 334 in tutta la Calabria, si scenderà a seguito di un primo step di ridimensionamento a 304, fino a raggiungere poi i 280 presidi. Per il Vibonese, dove attualmente vi sono 39 postazioni per 50 Comuni, si procederà con un taglio di 13 postazioni prima e di ulteriore 6 in una successiva fase. Il che significa che nel concreto nella provincia resteranno solo 23 postazioni di guardia medica. 

Curiosa invece la “supercazzola” di monicelliana memoria che la struttura commissariale offre rispetto a quelli che potrebbero essere gli effetti anche nel Vibonese dell’avvento dei tre nuovi grandi ospedali, tra i quali quello in cantiere appunto nella città capoluogo di provincia. Secondo il decreto precedente il nuovo ospedale di Vibo avrebbe dovuto vedere la luce entro e non oltre il mese di giugno 2017. E proprio in quella data «il nuovo presidio – si leggeva nel decreto precedente di Scura – essendo maggiore dei posti letto programmati, sostituisce totalmente l’attuale offerta pubblica dell’area interessata», che tradotto dal tecnicismo avrebbe voluto significare il totale svuotamento degli ospedali di Serra e Tropea. La clausola “killer” che avrebbe dunque condotto verso il crac definitivo i due nosocomi minori della provincia, risulta però adesso variata secondo una formula più prudente, ma che non consegna affatto rassicurazioni certe sul destino dei due ospedali: «La programmazione dei posti letto prevista per i nuovi ospedali – si legge ora nel capitolo – risponde alla domanda di prestazioni attualmente programmata. La verifica del ruolo degli attuali presidi che insistono nell’area di riferimento, sarà rivalutata successivamente al completamento dei nuovi ospedali, anche in coerenza con le esigenze di riequilibrio dei posti letto tra le aree territoriali». Insomma, chi vivrà vedrà, come se fosse antani.

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