Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
In principio erano i bollini con i codici a barre. Una grande innovazione, avevano detto, che avrebbe risolto tutti i nostri problemi. Ma non solo i bollini: anche le buste colorate, i bidoncini di plastica distribuiti casa per casa, i vademecum con le indicazioni precise su giorni e orari della raccolta.
E ancora: conferenze stampa, annunci e controannunci, interventi radiofonici e articoli di giornale. Sembrava quasi facessero sul serio. Ci credevano proprio, i campioni dell’amministrazione Rosi, quando sbandieravano sicuri i loro progetti rivoluzionari per gestire la raccolta dei rifiuti a Serra. Si tratta di un piccolo paese, in fondo. Qualche migliaio di famiglie invitate più volte a fare bene la differenziata così poi loro, i campioni, avrebbero anche premiato i serresi più bravi, quelli più zelanti e produttivi.
“DifferenziAmo Serra San Bruno”, dicevano. Ci sono voluti più di due anni per arruvare alla conclusione che la «grande sfida» di cui avevano parlato era stata persa in partenza. E allora, nonostante nel frattempo avessero pure aumentato le tasse, hanno rilanciato: anche se siamo arrivati ad aprile del 2015 senza concludere niente – hanno detto – facciamo che finora abbiamo scherzato e ripartiamo di slancio con un nuovo calendario. Un progetto «serio», assicuravano, e qualcuno, a giudicare dalle facce, forse continuava pure a crederci. Poi arrivano i dati sulla differenziata dall’Arpacal e i sogni di gloria dei campioni vengono frantumati. Arrivano le forze dell’ordine, la Procura, il Tribunale, e dicono che non si può gestire un’isola ecologica come una discarica abusiva, che ci sono delle leggi da rispettare. E loro, i campioni, cadono dal pero: qualcuno prima dell’intervento del Cfs si era pure spinto a garantire che non ci sarebbe stato nessun sequestro e che lì, in località Leonà, non c’era traccia di percolato. Come no.
Ora la verità è sotto gli occhi di tutti, nonostante i tentativi maldestri di annacquarla: i serresi sono stati presi in giro. Letteralmente: presi in giro, raggirati, ingannati dall’amministrazione guidata da Bruno Rosi e voluta da Nazzareno Salerno per far «voltare pagina» a Serra. L’Arpacal dice che nel 2014 siamo crollati al 2% di raccolta differenziata, che tradotto vuol dire che la differenziata in questo Comune per un anno non l’abbiamo proprio fatta. E si può stare certi che nel 2015 le cose non siano andate meglio. Anche se le famiglie continuano a differenziare diligentemente e a rispettare giorni e orari poi, loro, i campioni, rendono tutto inutile. Così è stato e così è tuttora. Un insulto all’intelligenza dei serresi che ancora, nonostante tutto, ci credono e (per fortuna) differenziano.
Ma c’è un’altra cosa da chiarire: a sentire alcune ricostruzioni sembra che l’attuale emergenza rifiuti sia causata dal sequestro dell’isola ecologica, una non-struttura realizzata dall’amministrazione Lo Iacono al posto di un parco giochi per bambini e presto trasformata in discarica. Sembra quasi che prima del 30 ottobre, giorno in cui il Cfs ha messo la parola fine ad un disastro ambientale di cui solo i campioni non si erano accorti, Serra fosse una sorta di Eden luccicante e profumato. Ma i serresi lo sanno, ricordano bene come i cumuli di immondizia sparsi in ogni angolo del paese siano stati una presenza costante negli ultimi anni. Ricordano bene che, con la discarica ancora aperta, anche i santi in processione hanno dovuto fare lo slalom in mezzo alle buste di immondizia. E sanno anche che a creare una bomba ecologica in località Leonà, a pochi passi dal fiume e dai terreni in cui si alleva e si coltiva, non è stato certo il Cfs né la Procura di Vibo. Quindi, anche se provano a nascondersi, i campioni della rivoluzione fallita dei rifiuti non possono più fare finta di niente. Hanno preso in giro i cittadini e trasformato Serra in una discarica a cielo aperto.
Non sono opinioni, ma fatti. Che non si possono più nascondere o annacquare. E che si portano dietro chiare responsabilità politiche a cui non ci si può sottrarre facilmente scegliendo, come si è fatto finora, l’ignavia e il silenzio. Non più.
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