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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Tra poco più di un mese, i vibonesi andranno al voto per scegliere chi sarà il successore di Nicola D'Agostino alla carica di primo cittadino. Nel frattempo, però, un nuovo polverone rischia di colpire, a circa trenta giorni dal voto, il sindaco della città capoluogo e, oltre a lui, anche una dirigente comunale.
Il dipendente di palazzo Luigi Razza, Antonello Nusdeo, infatti, ha scritto una lettera-esposto indirizzata direttamente al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e, per conoscenza, anche al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, al ministro dell'Interno, Angelino Alfano, a quello della Funzione Pubblica, Marianna Madia, al Garante della privacy, Antonello Soro, al prefetto Giovanni Bruno e al Procuratore della Repubblica di Vibo, Mario Spagnuolo. Oggetto della questione, la messa in atto nei suoi confronti di una «macchina prevaricatrice ed intimidatoria», da parte del sindaco, Nicola D'Agostino, e di una dirigente comunale.
«Un sindaco di un comune capoluogo di provincia della Calabria come Vibo Valentia, alla scadenza del suo mandato, i cui risultati dell’operato sono sotto gli occhi di tutti così come anche le critiche severe sulla bocca della gran parte della cittadinanza (ma anche di associazioni, mezzi di stampa e persino del massimo locale Rappresentante dell’Ufficio Territoriale del Governo) – si chiede Nusdeo, rivolgendosi al Capo dello Stato - può continuare ad “utilizzare” i poteri a lui conferiti solo ed esclusivamente con l’intento di colpire coloro che hanno disapprovato o denunciato formalmente situazioni di disagio nonché scelte ed atti di dubbia liceità varati dal suo esecutivo?».
Ed ancora: «Può una dirigente dello stesso Ente, della quale sono arcinote eccentricità, “competenza”, “capacità” e attività burocratica svolta (e per questo e per altre svariate questioni più volte denunciata e indagata dall’autorità giudiziaria), mettere in moto – esattamente nel pieno svolgimento delle sue funzioni di pubblico ufficiale - una macchina prevaricatrice ed intimidatoria nei confronti di quei suoi subordinati che hanno avuto il coraggio di querelarla e di quanti altri hanno posto un veto alle sue scelte discutibili e spesso illegittime? Oltremodo, può, un apparato burocratico presso lo stesso comune, del quale oltre che farne parte integrante il segretario generale è costituito da altro dirigente e funzionari nella loro qualità di componenti di un neo-costituito ufficio per i procedimenti disciplinari, essere soggiogato sfacciatamente dalle intenzioni pretestuose e surreali dei due soggetti avanti citati?».
Posti i dovuti quesiti, Nusdeo passa dunque al nocciolo della questione, cercando di ripercorrere le varie fasi che lo hanno portato, oggi, ad essere “pedinato”: «Sono giornalista e comunicatore. Ho 56 anni e sono dipendente da circa 38 anni dell’amministrazione comunale di Vibo Valentia. Ho svolto dal febbraio 1998 all’aprile del 2009 attività di comunicazione dell’Ente con funzioni di addetto stampa. Nel giugno del 2007, il sindaco pro-tempore affidò un incarico di dirigente ad una segretaria comunale in disponibilità che rischiava di essere cancellata dall’albo dei segretari comunali e provinciali per l’approssimarsi del limite massimo di inattività, per ciò sollecitato incessantemente da un potente uomo politico locale, il quale, tra l’altro ebbe a confidarmi in proposito che questa “compagna bisognava premiarla perché aveva accettato di candidarsi alle regionali” nel suo partito pur avendo poi ottenuto una semplice manciata di voti. Iniziava in municipio un periodo di scontri aperti tra me e la dirigente incaricata perché illogicamente costei non tollerava che in tutti gli eventi e gli incontri pubblici, specie quelli esperiti con i rappresentanti della stampa, io - piuttosto che lei - sedessi accanto ai vari amministratori per supportare l’attività di comunicazione di “Palazzo Luigi Razza”. Una forma di invidia? Non ritengo si trattasse di altro perché questa signora sosteneva che io che ero un semplice dipendente, apparivo sui giornali, e lei che era dirigente no. Fatto sta che la situazione, sostanzialmente per queste ragioni, degenerò fino al punto da essere privato dell’incarico giornalistico che svolgevo con impegno e passione da diversi anni e fui così costretto a fare una scelta drastica: intraprendere una vertenza contro il mio datore di lavoro col precipuo intento di ottenere il riconoscimento giuridico ed economico dell’attività svolta in quei lunghi 11 anni. A nulla valsero neanche gli interventi del Presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti e del Sindacato nazionale di categoria. Anzi, sebbene siano trascorsi 6 anni, alla data odierna, la lite non è stata ancora definita per le lungaggini della giustizia. In quest’ultimo lasso di tempo, però, si sono verificate cose davvero inspiegabili ed inqualificabili al Comune per cui alla questione che già mi assillava si sovrappose un particolare senso di responsabilità tale da indurmi a sporgere anche circostanziate querele nei confronti di quanti nell’Ente stavano sperperando fondi vincolati e comunque operavano e deliberavano scelte poco trasparenti ed in alcuni casi anche illegittime a discapito del personale e in special modo a danno della collettività. Ed infatti – prosegue il dipendente del Comune di Vibo - qualche anno dopo venne dichiarata la situazione di dissesto economico finanziario dell’Ente. Situazione che se da una parte ha determinato un vorticoso aumento delle tasse locali, dall’altra ha causato anche una notevole riduzione di servizi».
Proprio a causa dei numerosi esposti presentati, Nusdeo sarebbe stato vittima di una «vera e propria persecuzione anche attraverso l’avvio di svariati procedimenti disciplinari che si definivano con sanzioni consistenti innanzitutto nella sospensione del servizio e conseguente privazione della retribuzione. Il complesso delle attività e dei comportamenti vessatori perpetrati dagli ultimi due sindaci (e sempre con la “forzatura” dalla stessa dirigente contro la quale ho sporto numerosissime querele) sono stati ad oggi infruttuosamente denunciati alle locali sedi delle Forze dell’Ordine».
Nel mirino di Nusdeo, però, c'è anche il sindaco, Nicola D'Agostino, il quale a suo dire si sarebbe resto autore di una serie di «misfatti» nell'esercizio delle sue funzioni e che il dipendente comunale avrebbe più volte denunciato. Denunce, queste, che avrebbero portato il primo cittadino e la dirigente comunale a prendere “provvedimenti” nei suoi confronti, ma non solo. Il principale inquilino di palazzo Luigi Razza, infatti, avrebbe chiesto di «avviare procedimenti disciplinari alla mia persona nella qualità di dipendente, col precipuo e manifesto intento della più sfrenata persecuzione e della turpe intimidazione, tesi a comminare una serie di sanzioni che potrebbero ora sfociare anche in un possibile licenziamento».
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