Sabato, 21 Novembre 2015 10:10

Il Pd verso il Congresso. Censore divide et impera: Insardà c’è, ma mancano gli sfidanti

Scritto da Redazione
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È stato il giorno di Enzo Insardà, dirigente storico del partito, «impeccabile sintesi d’esperienza e spessore politico», «ideale per condurre il Pd vibonese nelle sfide che incombono».

In una sala consiliare della Provincia gremita di attivisti, amministratori e supporter, giunti a palazzo Ex-Enel da ogni angolo del Vibonese – dalle Serre alle marinate – ecco dunque ufficializzata la mozione dell’area maggioritaria del Partito democratico a favore di Insardà, nome sul quale il deputato Bruno Censore, già da diverse settimane, ha inteso puntare per la conquista del Congresso del Partito democratico nell’era del post Michele Mirabello.

Ed è stato proprio l’ex segretario provinciale del Pd, oggi consigliere regionale, ad aprire le danze, seguito a ruota da una serie di interventi mirati, essenzialmente, sulla bontà dell’iniziativa e sul futuro imminente di un partito pronto, dunque, a lasciarsi alle spalle – almeno sembra – i veleni che stanno animando questi ultimi giorni, costellati da accuse e smentite, ma soprattutto querele, fra i componenti di una compagine il cui assetto interno appare rassicurante quanto quello di una polveriera.

La sala, comunque, era gremita in ogni ordine di posto, ecco perché la serata più che l’occasione per ufficializzare la mozione Insardà, ha rappresentato una netta prova di forza da parte di Bruno Censore, ancora una volta nei panni del vero padrone di casa, che non ha mancato nel suo intervento di lanciare mirati attacchi alle minoranze «da guardare con rispetto e dalle quali si pretende lo stesso trattamento» e che più volte avrebbero tentato di «rovesciare il tavolo».

Insomma, l’area Censore, ancora una volta, appare quella quantitativamente largamente favorita, ed è facile presagire allora quale potrà essere il verdetto di un Congresso che inizialmente nessuno, o pochi, volevano, e che adesso – si chiede a gran voce – dovrà essere convocato d’urgenza, entro le prime tre settimane del 2016. Molti i giovani accomodati in platea, alcuni anche amministratori, ma ancora di più i meno giovani, i “cavalli di ritorno”, quelli che si erano persi per strada e che in queste ultime settimane – proprio per contare sulla forza dei numeri – Censore ha inteso recuperare, andando a bussare alle rispettive porte, uno per uno, paese per paese.

Alla fine quello che è emerso è stata in particolare la volontà unanime di velocizzare, le attività che condurranno verso l’appuntamento congressuale, in maniera da suggellare, il più presto possibile, la nomina di Insardà, forte del sostegno di una ventina scarsa di sindaci e numerosi segretari di circolo. Bisogna affrettare i tempi, allora, soprattutto perché l’avversario, a questo punto, resta poco più di un ologramma, anzi, al momento ufficialmente non esiste e né tanto meno avrà la forza per trovare la quadra ed organizzarsi compatto in così poco tempo. Non pervenuti, come era facile attendersi, i vari De Nisi, Lo Schiavo, Giamborino, Soriano e Pasqua. Tutti anti-censoriani convinti, ma a loro volta tutti scissi in posizioni distinte l'uno dall'altro. Senza dimenticare il giovine Callipo totalmente avulso, forse per volontà propria, dalla partita. Divide et impera, la vecchia volpe di Bruno Censore ce l’ha fatta ancora.

 

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