Primo lunedì di dicembre. Si raccolgono i resti della seduta scorsa rinviata all’improvviso per “impegni improrogabili” della maggioranza. Circondato da nuvole e tuoni, palazzo Chimirri galleggia segregato in un conformismo da latte alle ginocchia. Ingoiato nella monotonia devastante di un Consiglio comunale lento ed anonimo. Scontato, prevedibile, loffio. Assorto in un copione sempre uguale: non vi è atto che non risulti inquinato dalla palese incapacità amministrativa della maggioranza, oggi per l’occasione al gran completo. La minoranza, invece, risulta dimezzata: sono presenti solo Tassone e Lo Iacono.
Ma nonostante l’inferiorità numerica il finale risulterà scontato tanto quanto la morte di Ettore che prova a sconfiggere Achille.
Si inizia con il riconoscimento di una sfilza di debiti fuori bilancio: 56mila euro per trasporto rifiuti solidi urbani; 21mila euro per interventi meccanici al compattatore dei rifiuti; 41mila euro per riparazioni del manto stradale; 300euro alla Polizia municipale di Locri per l’ausilio prestato in occasione della visita del Santo Padre; 2.500euro per le divise dei nostri vigili urbani; oltre 7mila euro imposti dal Giudice di Pace a favore di cittadini che hanno tritato semiassi, parafanghi e cofani per le vie del paese; ecc ecc.
Però c’è un però, ed i consiglieri di minoranza Lo Iacono e Tassone, con pronuncia lenta e cadenzata, lo dettano a verbale: “non vengono rispettate le norme fondamentali per il funzionamento del Consiglio. Oggi come il 30 novembre (quando la seduta fu sospesa e rinviata) non siamo in condizione di valutare gli atti straordinari (debiti fuori bilancio) all’ordine del giorno, perché i documenti di cui disponiamo sono carenti dei pareri obbligatori di tecnici e funzionari responsabili”. Quindi la documentazione fornita alla minoranza risulta carente del parere obbligatorio sia del responsabile del settore tecnico-manutentivo, che del Revisore dei Conti (tra l’altro dimissionario dal 22 novembre scorso) chiamati per legge a relazionare sulla legittimità o meno dei debiti da riconoscere. Da ciò scaturisce, oltre che l’impossibilità per la minoranza stessa di partecipare in maniera edotta alla discussione, anche e soprattutto l’illegittimità degli atti stessi. Fra l’altro fra i punti compare anche una rateizzazione di un debito in più annualità, procedura garantita dall’art. 194 del Tuel ma solo se concordata con il soggetto creditore. Cosa che pare non sia affatto avvenuta.
La minoranza esorta il resto del Consiglio a ritirare i punti e a predisporli al meglio per la prossima seduta, poi abbandona definitivamente l’aula. In tutta risposta la maggioranza, anzi Nazzareno Salerno, ignora l’invito ed rassicura i suoi: “E’ un atto di responsabilità: andiamo avanti!” Le parole del capogruppo-condottiero trasmettono speranza e sicurezza. Soprattutto i giovani gli danno fiducia incondizionata. Quegli stessi giovani a cui però Salerno ha omesso di raccontare che un apparente piccolo neo col tempo potrebbe andare in metastasi: gli oneri economici scaturiti da beni e servizi acquisiti in violazione degli obblighi di legge, ricadono direttamente sull’amministratore che ne ha consentito l’erogazione o la fornitura. Ed oggi, per inciso, sono stati riconosciuti debiti fuori bilancio con procedure quanto meno anomale, che nel totale ammontano a più di 200mila euro. Scelleratezze da blocco digestivo per un coraggio mirato all’autolesionismo.