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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
«Pagliaccio, vattene via». Parole forti, lapidarie, seguite anche da qualche “invito” irripetibile. All'indirizzo non solo dell'agnello sacrificale del momento, Filippo Curtosi, arrivato al sit-in di protesta davanti palazzo Ex-Enel ieri mattina per portare sostegno e vicinanza da parte di un sindacato che, stando alle parole dure dei dipendenti in attesa di stipendio, pare non sia stato propriamente al fianco della loro lotta.
Il sindacato di cui fa parte Curtosi, la Cisal, paga infatti a colpi di insulti il suo essere a metà del guado, ovvero al fianco del presidente della Provincia Andrea Niglia e, per cause di forza maggiore, al fianco dei lavoratori. E' ormai conclamata, malgrado qualcuno ancora creda di riuscire a nascondere il segreto di pulcinella, la liason d'amor politico tra il segretario del sindacato Franco Cavallaro e il presidente Andrea Niglia. Anzi, sono in molti a pensare che dietro ogni manovra del giovane amministratore briaticese ci sia lo zampino del “padre politico putativo” Cavallaro.
Nulla di male, sia chiaro, ma palesatosi il gioco si è spenta pure la candela che teneva in piedi questa squadra nata da accordi multi-trasversali in una sala angusta di un ristorante dal soprannome emblematico (“Il Lordazzo”, per la precisione). Questa mossa politica, infatti, si sta rivelando giorno per giorno controproducente per entrambi. I due sono uniti pure nell'individuazione della causa del problema, ovvero la demonizzazione dell'unico personaggio che in questa storia degli stipendi arretrati non solo non c'entra nulla, ma non è nemmeno presente sul territorio per poter rispondere. Imputare, così come vanno dicendo Niglia e Cavallaro, colpe all'ex commissario prefettizio Mario Ciclosi, reo di aver tentato di porre rimedio ai buchi finanziari creati dalla politica locale, oltre ad essere di pessimo gusto è sintomo di una autodifesa in cattiva coscienza. Nessuno dei due, infatti, ha il coraggio di andare a ritroso nel tempo e sottolineare con forza quale sia la genesi dell'attuale protesta. Potrebbe, del resto, risultare oltremodo dannoso fare i nomi – giusto per citare alcuni politici vicini e lontani – di Gaetano Ottavio Bruni e Francesco De Nisi. Lo pensano tutti ma non lo dice nessuno: la Provincia di Vibo Valentia oggi paga l'atteggiamento di assunzioni scellerate perpetrate da 15 anni a questa parte. Un vero e proprio poltronificio tipico della politica all'italiana e che, come logica conseguenza, è finita per implodere, travolgendo in primis la parte più debole della catena: i dipendenti. E così come capita quando succedono tali patatrac, “per colpa di qualcuno non si fa credito a nessuno”.
Cosicché la coppia Niglia-Cavallaro non può far altro che gridare “al lupo al lupo” e sperare che la nottata passi il prima possibile. Ma questa volta non sarà così, perché la coperta è talmente corta da non riuscire ad asciugare più nemmeno le tante lacrime di coccodrillo che si stanno sprecando a destra e a manca. La coppia Niglia-Cavallaro, forse, ha confidato troppo nell'aiuto da Roma. Invano. Nemmeno due spicci di elemosina. E così, alla fine della fiera durata giusto qualche settimana, si è scoperta la verità: Andrea Niglia e tutto il carrozzone non sanno proprio che cosa fare e a quale santo fare il voto. Intanto, là fuori, gli insulti si sprecano.
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