Questa volta, per trovare un altro dei Maestri della tradizione artigiana serrese, ci siamo dovuti recare in quel di Gerocarne dove Mastro Ciro Amato è approdato oltre quarant’anni fa quando si è sposato. A distanza di quasi mezzo secolo, però, ancora parla il serrese senza nessuna variazione di accento, e spesso arriva fino a Croceferrata anche solo per poter guardare la montagne dalla forma a “segone”, dai cui il nome della nostra amata cittadina. Ciro nasce a Serra il 18 marzo del 1933, e domani compirà ottant’anni. Ne ha viste Mastro Ciro, di tutti i colori: ha visto la Serra del dopoguerra, la rinascita e la speranza di un paese appena uscito dal conflitto mondiale e da una fame ancora pungente nei ventri serresi, vede negli anni dello sviluppo edilizio, e della nascita di servizi come scuole e ospedale
, una strada, una possibile rinascita. Anni in cui la presenza degli inglesi, degli americani, delle radio e dei grammofoni, portavano i nuovi suoni mandando subito in soffitta zampogne, ciaramelle e chitarre battenti, per lasciare ampio spazio al jazz e allo swing, o alla musica leggera italiana. Ciro, socialista di stampo “lombardiano”, segretario nella seconda metà degli anni cinquanta del PSI - che allora aveva raggiunto centoventi tesserati. E poi l’orchestrina Amato (nella foto in basso), è stata una delle prime Band di Serra San Bruno. Correva l’anno 1953 quando Ciro suonava sax e clarino, assieme a Teresa alla fisarmonica, Nicola Sestito al basso, Antonio Saragò alla tromba, Gino Vellone alla batteria, Giuseppe Calabretta al sax, Antonio De Blasio al violino e Enzo Scrivo alla chitarra. L’orchestrina Amato la faceva da padrone nella balere di Soverato. Mastro Ciro si dedica anche al teatro, e durante la mia visita mi racconta che durante le prove di una commedia che stavano preparando, sulla vita del brigante Musolino, arrivò il giovane Sharo Gambino, che entusiasmato da quell’esperienza teatrale fatta da giovani serresi porta a Ciro una sua commedia, “Diavolo in Frac” - che sto attivamente cercando, visto che Mastro Ciro non ricorda più dove sia andata a finire la sua copia.
Insomma un “normalissimo” Maestro Serrese. Poi, un giorno, mostrò i suoi disegni al Professore Rispoli, grande maestro scultore del marmo e del granito. Il Professore restò estasiato dalla grazia delle forme e dall’estro del giovane Ciro, e lo prese con lui a bottega. Le doti artistiche che prima aveva manifestato nella musica e nella recitazione, raggiungono il loro massimo nella scultura e nella lavorazione della pietra nobile. Statue, altari maggiori, oltre cinquanta in Calabria, e poi angeli, santi, leoni. Mastro Ciro è davvero un’eccellenza della lavorazione delle pietre dure. Ora è in pensione, ancora ogni tanto scolpisce, per far passare il tempo da pensionato o solo per dare ancora sfogo a quell’indole artistica che lo accompagna da quando era giovanotto. E lui, con lo sguardo di quei leoni che scolpisce nel marmo bianco, ci mostra i ricordi di una vita, i ricordi di una Serra certamente mai ricca, ma sicuramente migliore di quella che abbiamo trovato noi. E la mia rabbia cresce, nel vedere un altro arista di grande livello,mai dimenticato, ma neanche mai presentato ai giovani, affinchè possano conoscere ed essere fieri di essere compaesani di Ciro Amato. Da parte mia e della redazione del Vizzarro, auguri di buon compleanno.