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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
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Alcuni giorni fa, dalle colonne de “Il Quotidiano del Sud”, il sindacalista Gianni Patania richiamava l’attenzione sulle pessime condizioni dei corsi d’acqua in quel di Bivona e Vibo Marina.
«Quei torrenti dimenticati da tutti», era il titolo in prima pagina. Giustamente Patania faceva notare l’importanza della questione. Un appello che si rinnova ormai di anno in anno, perché lo stesso tipo di denuncia veniva fatta anche l’anno scorso, due anni fa e via dicendo, senza che nessuno si sia mai prodigato a risolvere il problema.
Il “Tomarchiello”, i fossi “la Badessa” e “Antonucci”, da sempre i principali imputati degli allagamenti, secondo un accordo programmatico tra il Pai (Piano di assetto idrogeologico) e la Provincia, sarebbero dovuti essere sistemati a partire dal mese di maggio, in un più ampio intervento di ripristino dell’officiosità idraulica delle zone colpite a suo tempo dall’alluvione per un costo di 3,5 milioni di euro. Ma almeno a valle pare siano tale e quali a sempre, ovvero tappati.
Ma i vibonesi sono stati avvisati: oggi ci sarà il diluvio universale. Già da qualche giorno i bollettini meteo impazzano su tutte le bacheche virtuali di tutti i cittadini 2.0. La Protezione Civile è stata chiara in tal senso: nella giornata di mercoledì è meglio stare a casa, possibilmente ai piani alti.
Di più ha fatto il comune di Vibo Valentia: ha mandato in giro per la città le macchine con gli altoparlanti a palla. Pare, inoltre, che a Vibo Marina tale segnalazione sia arrivata in tarda serata, mentre la gente in casa o dormiva o guardava Checco Zalone in tv.
Meglio tardi che mai, la prevenzione non è mai troppa. La speranza, naturalmente, è che questa specie di Armageddon annunciata alla fine della giornata non sia né più né meno di un brutto evento di maltempo senza danni. Perché a Vibo Valentia il pericolo numero uno è la pioggia – vedi alluvione del 3 luglio 2006 – mica terremoti e meteoriti giganti. È la pioggia perché nessuna amministrazione, compresa finora quella di Elio Costa, non fa mai niente per scongiurare a monte i pericoli degli allagamenti in una zona soggetta già di per sé a tali fenomeni.
Prevenzione a parole, dunque. Prevenzione utile solo a lavare la coscienza dei politici locali, ma certamente inutile a risolvere il problema.
Come si può pensare di far stare chiusa in casa una intera popolazione perché il meteo dice che oggi verrà a piovere, foss’anche in modalità preoccupanti? Con quale coraggio alcuni amministratori preferiscono deresponsabilizzarsi mandando messaggi audio per le vie dei paesi e postando su Facebook messaggi di allerta solo per paura che accada qualcosa di grave, anziché rendersi utili per tempo monitorando, salvaguardando, ripulendo alvei, tombini, fossi e strade?
Si rasenta il ridicolo, bisogna essere sinceri. Soprattutto perché per loro questo modo di tutelare la gente, a parole, è un modo ottimale di gestione della cosa pubblica, della serie «la popolazione è avvisata, ora sono fatti loro». Cioè: è da qualche giorno che la notizia circola ovunque e per molti amministratori la cosa migliore da fare è mandare altoparlanti in giro a dire di non uscire da casa, anziché tamponare, almeno alla buona, le situazioni di pericolo, mandando magari una ruspa a ripulire erbacce e sterpaglie dai fiumi. Ma è ancora accettabile questo pressapochismo, soprattutto dal momento in cui certi fenomeni si battezzano in largo anticipo?
L’importante, in fondo, è che si mandino auto in giro a terrorizzare la gente. E se succede qualcosa la colpa è solo loro, perché la politica aveva avvisato. Tanto questo è, come sempre, il (mal)tempo della deresponsabilità.
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