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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Ma la cosa più grave è che, con un atto di sgradito vittimismo, gli stessi amministratori prossimi allo scioglimento, tentano invano di tirare per la giacchetta l’intera comunità. Si armano di lenzuolo e spago e legano alla facciata della Casa Municipale uno striscione: “Serra San Bruno NON è MAFIOSA”. E dove sta la novità? Che Serra non sia una comunità di mafiosi lo sanno tutti. Lo sa anche chi ha relazionato sulle infiltrazioni al Comune. Perché in quella relazione, probabilmente, si dice e si attesta non che i cittadini serresi siano un manipolo di ‘ndranghetisti, ma che piuttosto chi li ha governati dal 2011, lo ha fatto forte dell’appoggio di voti forse inquinati. Raccolti anche e soprattutto da soggetti attenzionati dalla magistratura, che per un motivo o per l’altro non potevano essere candidati. E si dice forse anche di più. A questo punto il commissariamento appare un atto dovuto, altrimenti si creerebbe un precedente secondo il quale chiunque stilerebbe e presenterebbe liste con candidati in posizione “ambigua” da epurare poi comodamente in seguito alla vittoria.
Così Bruno Rosi si fa sentire. Lo fa adoperando uno strumento che pure in passato fu poco avvezzo ad usare. Lo fa con la protesta. Una protesta di partito, tra l’altro, portata avanti facendo invece leva sulla carica istituzionale ricoperta, usando il Comune come strumento per tentare di salvare la poltrona. Ma perché il Sindaco serrese non protestò di recente affianco agli altri primi cittadini calabresi per tutelare la posizione dei lavoratori Lsu ed Lpu del suo comune? Perché non protestò il 2 dicembre 2011 di fronte alla sede della Regione Calabria o il 24 marzo 2012 affianco ai cittadini che occupavano il Municipio contro il ridimensionamento dell’ospedale “San Bruno”? Oggi Bruno Rosi protesta e lo fa esclamando di non essere mafioso, anche se si ritrovò nel recente passato ad utilizzare un comportamento chiaramente omertoso di fronte all’ondata di criminalità che travolge ogni giorno Serra San Bruno: perché non espresse solidarietà ai familiari di Massimo Lampasi al momento della sparizione del ragazzo? Perché continua a non voler intestare una via a Pasquale Andreacchi (altro giovane serrese scomparso e trucidato 3 anni fa) come richiesto in una petizione da circa 600 cittadini? Perché non convocò un Consiglio Comunale aperto per discutere delle centinaia di furti registratisi nel centro storico del paese negli ultimi 3 anni? Perché non fece lo stesso per arginare l’ondata di incendi ad automobili private che si verificano con cadenza quasi settimanale a Serra? Perché non espresse solidarietà al Consigliere di minoranza Mirko Tassone a cui fu, anche in questo caso, incendiata l’autovettura di fronte al portone di casa? Perché non espresse solidarietà all’Associazione Culturale Il Brigante che si ritrovò, alle 10 e mezza della sera del 9 aprile scorso, un’angosciante testa mozzata di pecora sull’uscio della sede?
Non c’è quindi sorpresa che si sia arrivati a questo punto per colpa di chi negli ultimi due anni se n’è infischiato delle regole, del buon senso e delle proporzioni.
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