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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Il gioco del formaggio viene svolto, già dall’antichità, in molte zone della penisola.
Si racconta che un certo Baraccani in un pomeriggio di metà quaresima, lanciando una forma stagionata di cacio pecorino, perdette insieme alla maggior parte dei beni e dei possedimenti della famiglia, anche il castello di Monterastello nella vallata di Pavullo a pochi chilometri da Modena. A Novara di Sicilia, in provincia di Messina, sino agli anni ’50, invece, si lanciava la majorchina, così chiamata dal formaggio "majorchino" di produzione locale. In Garfagnana (provincia di Lucca), si lanciano ancora adesso le forme di formaggio in gare estemporanee, praticate tutte le domeniche estive. A Pieve San Lorenzo, frazione di Minucciano, è sorto addirittura un gruppo sportivo, che pratica con cadenza regolare il lancio di forme di pecorino di un pastore di Sassalbo. A Careggine, Borsigliana, Piano di Coreglia e soprattutto a Gallicano, vicino al campo sportivo, è stata realizzata una “pista di lancio della forma” e si gioca – al pari della Serie A di calcio – ogni domenica pomeriggio. A Corniglio del Bosco il lancio del formaggio si è ridotto oggi invece a gioco per bambini, ma dopo tutto anche in passato erano i pastorelli, nel giorno di San Giovanni, in pieno solstizio d'estate, a lanciare il “formajen de San Zvan” appositamente preparato per loro.
In altre aree, annacquando le tradizioni, si è provveduto nel tempo a sostituire la preziosa forma di formaggio con una ruota in legno, la “Ruzzola”. Ma nel comprensorio delle Serre è solo a Spadola che il gioco del formaggio è da identificarsi come peculiare ed inequivocabile elemento della cultura popolare. Nei comuni circostanti, infatti, non è mai stato praticato, anzi è del tutto sconosciuto anche agli abitanti meno acerbi. Nella città della Minerva, durante il periodo di Carnevale, il gioco diventa molto più di un gioco. Vissuto non come un semplice passatempo, ma come una competizione da onorare al meglio, capace di infiammare presto gli animi di pubblico e giocatori. Gli stessi, proprio in preparazione della sfida, sistemati a ruota, sorteggiano “allu tuoccu” (alla conta) i componenti delle due squadre impegnate nella disputa.
Chiaramente, oggetto della contesa, è una forma di formaggio pecorino, da far ruzzolare il più distante possibile nel classico percorso – compreso tra i due “sarvu” – che prende il via da quella che fu la “cantina di Pasquale”, fino alla fine del tratto dell’ex statale 182, in prossimità del confine con la limitrofa Simbario. Il lancio è reso possibile da un laccio girato da un’estremità attorno alla forma e con l’altra fissata al dito del lanciatore. Il formaggio lanciato dal primo giocatore, al contatto con il terreno scatta in avanti e prosegue nella sua corsa fino a quando viene assistito dalla forza rotatoria o fino all’urto contro un ostacolo. Solo allora, come se si trattasse di una staffetta olimpica, il secondo giocatore proseguirà proprio dal punto in cui si è arrestato il tiro del compagno di squadra. I due gruppi si alternano l’un l’altro al lancio.
Vince la squadra capace, dopo un “giro di boa”, di arrivare per prima a parità di lanci sia all’andata (in prossimità del territorio di Simbario) che al ritorno (quando si è nuovamente arrivati al punto di partenza). La vittoria ed il formaggio saranno assegnati alla formazione capace di aggiudicarsi la manche di andata e quella di ritorno. L’ambito premio, come da tradizione, si consuma accompagnato da un buon bicchiere di vino. Ma può succedere che una squadra vince la manche di andata e un'altra squadra quella di ritorno. A questo punto si procederà con uno “spareggio” che consiste nell’effettuare un lancio per ogni componente delle due squadre: vince chi è riuscito a portare il più lontano possibile il formaggio.
Una tradizione antica che continua, tramandandosi da diverse generazioni e che ha inizio generalmente nel mese di febbraio per terminare poi “martedì di l’azata”, ossia il martedì di Carnevale. E proprio per l’occasione, il paese, letteralmente, si ferma. Basti pensare che, per consentirne il regolare svolgimento del gioco, il primo cittadino Giuseppe Barbara ha emesso un’ordinanza con oggetto “Gioco del formaggio”. Con il provvedimento è stata, dunque, disposta «la chiusura del traffico veicolare lungo via Roma e parte di via Conte Ruggiero in direzione Simbario e ritorno, deviando il traffico veicolare su via XX settembre, via Cavour e via Pitagora», dalle ore 9.00 alle ore 18.00 per i giorni – si legge ancora nel provvedimento – di domenica 7 febbraio, lunedì 8 e martedì 9 febbraio. Quando si dice «le tradizioni vanno rispettate».
Foto di Cosmo Tassone
Si ringrazia per la collaborazione Andrea “Molla” Filardo
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