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Il viaggio poetico tutto calabrese realizzato da Luca Calvetta nel suo “Il paese interiore” (fotografia e montaggio di Massimiliano Curcio) è stato raccontato dallo stesso autore ai microfoni di “Detto tra noi”, su Radio Serra. Il docu-film, ispirato all’opera dell’antropologo Vito Teti, diffuso gratuitamente una settimana fa sulla piattaforma Vimeo, ha riscosso grande successo sia in termini di gradimento che di visualizzazioni.
FUORI DAGLI SCHEMI «Il film – ha spiegato il redattore di La7 – è nato in parte per colpa del Covid. In qualche modo la pandemia ha rotto gli schemi delle nostre vite. L’estate scorsa ho deciso che questo strappo agli schemi andasse applicato ad altro, a qualcosa di intimo. Dato che non si poteva viaggiare per ovvi motivi l’unico viaggio possibile era quello dentro di sé e per fare ciò nulla di meglio che affidarsi all’opera di Vito Teti». Il cambio repentino delle nostre vite, la perdita della routine e quello che Calvetta definisce “rottura degli schemi” è stato il giusto espediente per dare una cesura netta anche al modo di lavorare. Coltivare il senso di libertà attraverso il sovvertimento di alcune regole alle quali sembriamo inevitabilmente legati ma che di certo possono cambiare. Un’opera gratuita, senza vincoli televisivi né partecipazioni a festival di settore e che potesse rappresentare un regalo alla sua terra di origine. «Tutto oggi – ha continuato Calvetta – è vincolato a un elemento economico. Fare un’opera gratuita e che non avesse secondi fini ha contribuito a coltivare il mio senso di libertà. Durante questo lavoro io ho ricevuto tanto dalla Calabria e ho trovato giusto regalare qualcosa agli altri».
Per un docu-film che non ha l’ambizione di camminare a braccetto con grandi produzioni e mostrarsi ai festival di settore, il successo è stato più che inaspettato. «Le reazioni – ha detto ancora il registra de “Il paese interiore” – sono andate oltre ogni aspettativa. Non si tratta di un prodotto facile, è lungo rispetto ai video di YouTube, dunque non mi aspettavo una reazione del genere. Evidentemente immagini e parole hanno toccato in tutti delle corde profonde». Musa ispiratrice è stata anche la lontananza, quel punto di vista dell’osservatore che arriva da lontano, distaccato: «Non ho mai vissuto in modo permanente in Calabria e osservarla da fuori mi ha permesso di coglierne sia la bellezza che le ferite. Penso che non bisogna amare a prescindere un luogo nascondendo ciò che non funziona ed esaltando esclusivamente gli aspetti positivi».
«OMAGGIO ALLA CALABRIA» A riportare la propria esperienza in seno a “Il paese interiore” è stato lo stesso Vito Teti che a Radio Serra ha detto: «Si è trattato per me di un’esperienza sorprendente e bella sin dall’inizio. Non conoscevo né Luca né Massimiliano. Quando vennero a trovarmi ho scoperto che avevano letto quasi tutti i miei libri e avevano le idee molto chiare sul progetto. Ho visto in loro competenza e passione. Sono riusciti a tirar fuori pagine che nemmeno io avrei saputo fare. Nel film, fatto in fretta e con pochi mezzi, c’è poesia, lirica, interpretata in modo sorprendente dalla voce di Ascanio Celestini. Mi sentivo rappresentato in quello che reputo un omaggio alla Calabria».
Rispetto, poi, alla scelta dell’autore di realizzare un’opera completamente gratuita mentre è fresco ancora il ricordo dello sguardo superficiale offerto dalle riprese di Muccino nel suo “Calabria, terra mia”, Teti ha commentato: «Ne “Il paese interiore” c’è una sensibilità letteraria e antropologica. La Calabria è una terra complessa, fatta di contraddizioni che non può essere raccontata per luoghi comuni e nemmeno con grandi semplificazioni. Per raccontarla bisogna andare nei posti. Gli sguardi superficiali, di passaggio, alla Muccino, non bastano perché nei luoghi bisogna starci, studiarli, indagarli, sentire le persone. A quel punto puoi avere sì una tua visione ma la realtà in qualche modo ti si impone. Averlo diffuso in maniera gratuita è un segno che anche in Calabria, e con pochi mezzi, si possono fare grandi cose».
UN TRENO NEL SUD A concludere gli interventi è stata la scrittrice/archeologa serrese Eliana Iorfida, tra gli ospiti consueti a curare la rubrica dedicata ai libri in seno a “Detto tra noi”. «Non potevo – ha cominciato Iorfida – non inserirmi in questa tematica a me congeniale. Sono tra quelli che si sono commossi guardando “Il paese interiore” ed essendo il professor Teti fine conoscitore della letteratura di Corrado Alvaro come consiglio di lettura ho scelto “Un treno nel sud”, curato proprio da Teti nell’edizione di Rubbettino». Lettura che ci introduce nel “passaggio tra il vecchio e il nuovo mondo”, “Un treno nel Sud” è un mix tra reportage giornalistico, saggistica e poesia. Un viaggio, alla fine degli anni 40, da Napoli fino in Sicilia. «Quando Alvaro arriva in Calabria – ha chiosato Iorfida – il viaggio diventa un’altra cosa, uno stato d’animo, proprio come il racconto della Calabria di Luca Calvetta ne “Il paese interiore”. Appare forte la tematica della fuga che è fuga da se stessi. Alvaro torna infatti in Calabria a distanza di tanto tempo e, addirittura, in un passaggio bellissimo descrive la fuga così: “Si torna e si vuole fuggire, il calabrese è in fuga anche quando è seduto in un ufficio o dietro uno sportello”».
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Ascolta qui l'intera puntata di "Detto tra noi".
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