Quasi sempre, una comunità ufficializza la propria vita religiosa con la costruzione della prima chiesa. Per i simbariani invece, il vero cammino religioso comincia sotto l'egida dei padri domenicani, quando avviene il passaggio del loro territorio «dal Regio patrimonio della maestà cattolica di Filippo IV, nel quale (patrimonio) si trovava dal 1650, una volta cessata la signoria della famiglia Carafa di Nocera», al monastero di Soriano Calabro, come si legge nel volume “Simbario, note storiche e fenomeno migratorio”, curato da padre Antonio Alaggia.
La grande fede che i simbariani nutrono nei confronti dell'effige mariana, deriverebbe proprio dalla stretta connessione che quei territori ebbero con il convento dei domenicani. Segno evidente è il simulacro della “Madonna del Rosario”, all’interno della chiesa matrice, e l’omonima confraternita oramai estinta. Si racconta infatti, che Domenico di Guzmán, assorto in preghiera per combattere l'eresia albigese, ebbe in apparizione la Madonna che gli consegnò il Rosario.
Come si evince ancora dal libro di padre Antonio Alaggia «anche la chiesa della Madonna delle Grazie, titolo tanto caro ai domenicani, con la meravigliosa e maestosa statua marmorea, opera molto probabilmente del Gagini (da attribuire ndr), è dovuta ai religiosi di Soriano».
Padre Alaggia però non specifica se i devoti di San Domenico abbiano offerto la statua alla comunità simbariana, oppure se, i simbariani, vicini ai conventuali di Soriano, l’abbiano loro stessi commissionata. E, quando la Storia non soddisfa completamente la voglia di sapere, l’aiuto arriva tosto dalla leggenda (ogni paese ne ha una), che molto spesso affascina più di una mezza verità.
Oggi a Simbario si officiano i festeggiamenti in onore della Madonna Grazie. La bellissima statua policroma, posta sopra l’altare maggiore dell’omonima chiesa, non è mai stata portata in processione, data la sua fattura in marmo, anzi, i simbariani raccontano che la stessa non è mai stata spostata da quel luogo, che la Madonna avrebbe scelto come sua dimora. Per il rito processionale infatti, viene utilizzata una riproduzione leggera della statua originale, custodita durante l’anno nella sacrestia.
Molto tempo fa, sulla spiaggia di Soverato, venne trovata una statua marmorea con un Bambino, raffigurante la Madonna delle Grazie. La scoperta scosse gli appetiti di tutti i fedeli della zona, che munitisi di fastosi carri e possenti buoi, si diressero verso Soverato speranzosi di condurre la bellissima statua ognuno nella propria chiesa. I tentativi di portare la Madonna delle Grazie sui carri non ebbero successo. L’effigie marmorea si era fatta così pesante, che gli espedienti per spostarla dalla spiaggia risultarono vani.
Nel frattempo, un certo Patoscia partiva col suo malandato carro trainato da due buoi malnutriti, con l’intento di portare la Madonna delle Grazie, di cui tanto si parlava, a Simbario. Per la gente – che già aveva sentito delle difficoltà altrui affrontate nel tentativo di spostare la statua dalla spiaggia – Patoscia divenne oggetto di derisione. Giunto nel cuore della notte a Soverato, il povero Patoscia decise di riposarsi e di aspettare che facesse mattino per portare la Madonna a Simbario. Destatosi dal sonno, sia lui che i presenti sulla spiaggia non credettero a quanto era successo: la statua misteriosamente si trovava sul carro di Patoscia. Lo stesso dunque, ancora incredulo ma contento, riprese la strada verso casa e giunto a Simbario, si fermò in una piazzetta dove c’era un pioppo e una fontana. Allorché, scese dal carro, attinse acqua dalla fontana e, stremato dal viaggio si mise a dormire. Il giorno seguente, la Madonna delle Grazie era adagiata sul tronco del pioppo e, come per miracolo, attorno all’albero era stato anche tracciato da mano acheropita il perimetro dove sarebbe sorta l’attuale chiesa.
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