Venerdì, 13 Agosto 2021 09:37

Il Covid e l’impatto sulla società nella terza giornata del “Serre in festival”

Scritto da Redazione
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Il Covid e i suoi effetti sulla società sono stati al centro della terza giornata del “Serre in festival” caratterizzata dalla mostra fotografica “Le carbonaie delle Serre” a cura di Brunello Tripodi e, soprattutto, dal dibattito sulla pandemia alla presenza di esperti del settore sanitario.

La discussione, introdotta dal presidente dell’associazione “Condivisioni” Bruno Censore, è stata aperta dal sindaco di Serra San Bruno Alfredo Barillari, che ha spiegato che «ognuno si deve impegnare per Serra al di là dei colori politici, nel segno del civismo» ricordando che «abbiamo combattuto a mani nude contro una pandemia che livella tutto», anche a causa di «carenze strutturali». Barillari ha fatto cenno al fatto che la città della Certosa è stata «tra le prime ad avere un centro vaccinale» che «ha prodotto ottimi risultati».

Censore ha introdotto il tema del Covid operando una serie di passaggi sui tratti salienti di una sfida difficile che ha comportato, oltre a «dolore e sofferenza», una «confusione iniziale» e «tante incertezze» imponendo «significativi cambiamenti sociali». Il già deputato ha ripercorso le tappe della pandemia nei suoi molteplici aspetti: sanitario (impatto del Piano di rientro, varianti e vaccini), educativo (incidenza sull’insegnamento scolastico), economico (calo del Pil) e sociale (distanziamento, uso di mascherine).

La commissaria dell’Asp Maria Bernardi ha ringraziato «tutti gli attori che si interessano di sanità territoriale» e ha invitato a «vaccinarsi» e a «confrontarsi» precisando che «non è vero che ancora si sta sperimentando il vaccino».

Argomenti ripresi dal direttore artistico del festival Armando Vitale che, dopo riflessioni di carattere generale, ha evidenziato i rischi del «deficit informativo, presente anche fra i giovani» e ha affermato che «non ci dobbiamo ubriacare delle cose belle, ma dobbiamo mantenere la consapevolezza dei problemi».

Tecnico, ma scorrevole, l’intervento del docente di Malattie infettive dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro Carlo Torti che ha condannato «le dimensioni minime» a cui sono stati costretti i reparti di Malattie infettive in Italia e che hanno contributo «a farci trovare impreparati di fronte alla pandemia».

«Si faccia pace con il Covid e con le altre malattie emergenti - ha sostenuto auspicando che i vaccini siano «per tutti» - nel senso che non dobbiamo cancellare le altre malattie che ci sono nella comunità e che possono trasmettersi. Dobbiamo creare dei doppi percorsi e consentire l’accesso ai servizi sanitari a tutti gli utenti». Il già direttore del Dipartimento Oncoematologico dell’ospedale “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro Stefano Molica ha messo in luce «il ruolo decisivo dei sindaci nella lotta al Covid» rimarcando «la debolezza del modello di regionalizzazione della sanità». Molica ha rivolto critiche al Dipartimento regionale Salute, che «è stato carente», e all’istituto del commissariamento, spostandosi poi sulla severità dei dati riscontrati: nell’epoca del Covid le patologie oncologiche hanno causato decessi per più del 20% rispetto alle rilevazioni precedenti. «Bisogna ricostruire il rapporto medico-paziente - ha inoltre aggiunto - ma la politica deve essere aperta ed interagire con i tecnici».

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