Il prefetto, Giovanni Bruno, ha dunque firmato il decreto che prevede la sospensione dall'incarico per il primo cittadino, il quale dovrà rispondere dell'accusa di truffa aggravata commessa ai danni dell'Unione Europea, dello Stato e della Regione Calabria.

In seguito al provvedimento di sospensione deciso dal Capo dell’Utg vibonese, ad esercitare la carica di sindaco facente funzioni, a sostituzione di Romano Loielo, sarà il vicesindaco Alberto Franzè, indagato a piede libero assieme al consigliere comunale di maggioranza Antonio Franzè, di 54 anni.

Sono comunque sedici, in tutto, le persone coinvolte nell'operazione di martedì, quattro delle quali sono state raggiunte da un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, mentre per le restanti dodici è scattato l'obbligo di presentazione davanti alla polizia giudiziaria. Dall'inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica di Vibo, è emerso che gli indagati si sarebbero appropriati illegittimamente della somma di 100mila euro, costituita da finanziamenti pubblici erogati nei loro confronti con lo scopo di sostenere attività poste in essere da sodalizi che, però, erano presenti solo sulla carta.

Oltre al primo cittadino – che risulta essere già rinviato a giudizio con le accuse d’abuso d'ufficio e falso nell'ambito dell'operazione relativa all'affidamento ad un’azienda privata del servizio di trasporto pubblico – sono finiti ai domiciliari anche Romolo Tassone, figlio di Bruno Rocco, presunto boss della 'ndrangheta di Cassari; Fabio Rullo e Massimo Carrera, che si è costituito ieri ai carabinieri della Stazione di Nardodipace.