Mercoledì, 25 Marzo 2015 21:06

Una via per Pasquale, componenti della commissione toponomastica disertano i lavori

Scritto da Redazione
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SERRA - Al di là delle speculazioni politiche che hanno trovato spalla facile nelle “indiscrezioni” diffuse in queste ultime ore, la commissione toponomastica, convocata per la giornata di oggi nei locali del municipio di Serra San Bruno, ha visto letteralmente saltare la sua seduta di esordio.

L’organismo era stato costituito già diversi mesi fa dopo che, nel febbraio 2013, quattro associazioni avevano promosso una raccolta firme, sottoscritta da ben 600 cittadini, per chiedere all’amministrazione comunale guidata dal sindaco Bruno Rosi di intitolare una via a Pasquale Andreacchi, giovane ucciso barbaramente nell’ottobre del 2009. Ma nonostante tutto il tempo trascorso non se ne era mai ottenuto nulla di concreto. Adesso, dopo la nota stampa di denuncia diffusa nei giorni scorsi dai genitori di Pasquale, ecco dunque che si era finalmente arrivati alla prima convocazione della commissione toponomastica, prevista proprio per la mattinata di oggi.

La seduta, secondo quanto fatto trapelare dagli uffici comunali, sarebbe stata sospesa per l’esigenza di acquisire «ulteriori approfondimenti sulla vicenda». Alibi che fin da subito era apparso assai strano, visto che la storia di Pasquale Andreacchi, assassinato – come già detto cinque anni fa – è già tristemente nota a tutta Italia e, a tal proposito, sarebbero davvero pochi gli elementi ancora da acquisire.

Piuttosto, secondo quanto dichiarato nel tardo pomeriggio di oggi ai familiari di Pasquale da alcuni componenti della stessa commissione, la seduta sarebbe in realtà saltata per l’assenza di tre componenti su cinque dell’organismo. Nessuna riunione interlocutoria, dunque, ma solo esclusivamente l’ennesima manfrina, determinata, questa volta, dai consiglieri di opposizione Mirko Tassone, Rosanna Federico e da quello di maggioranza Carmine Franzè, risultati assenti all’incontro.

Il presidente della Commissione, l’assessore Enzo De Caria, quindi, non ha potuto fare altro che constatare la mancanza dei tre quinti dell’organismo e sciogliere i lavori prima ancora che fossero cominciati. Si allunga, dunque, l’attesa rispetto ad una questione che dovrebbe vedere gli amministratori locali schierati in prima linea per lanciare un duro monito alla criminalità, ma anche per mantenere vivo il ricordo della tragica storia di un ragazzo ucciso in quello che rimane, per dinamica, uno degli omicidi più efferati della Calabria

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