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SERRA SAN BRUNO – Quella di oggi non è una giornata come le altre per la famiglia di Pasquale Andreacchi, il giovane scomparso nel nulla la sera dell’11 ottobre 2009, quando aveva da poco compiuto 18 anni, ed i cui resti furono rinvenuti due mesi più tardi, a dicembre, in un cassonetto dei rifiuti, in una zona alla periferia di Serra San Bruno.
Il “Gigante buono” (era stato ribattezzato così non solo per la sua altezza ma, soprattutto, per la sua proverbiale timidezza e per i modi gentili) proprio oggi avrebbe compiuto il suo 25esimo compleanno. Una ricorrenza, questa, che da sette anni si è trasformata in una giornata nella quale, purtroppo, regna il dolore e la rassegnazione per i genitori che attendono ancora oggi di conoscere gli assassini del loro primogenito.
Per la ricorrenza dei 25 anni di Pasquale, dunque, la famiglia ha deciso di organizzare una Santa Messa, in programma alle 17 nella chiesa di Santa Maria del Bosco.
IL FATTO – La sera dell’11 ottobre 2009, Pasquale - dopo essersi ritirato dal maneggio in compagnia del padre Salvatore - intorno alle 19 esce per comprare le sigarette. Poche centinaia di metri separano l'abitazione dell’allora 18enne dal tabacchino. Purtroppo, però, Pasquale quella sera non fa ritorno a casa. Non sarebbe tornato mai più. La mattina seguente, la madre, Maria Rosa, non vedendo il figlio a letto, inizia a sentire parenti e amici per capire se qualcuno lo avesse visto, ma niente. Pasquale sembra essere svanito nel nulla. I genitori, dunque, non riuscendo ad avere notizie, decidono di recarsi presso il locale Commissariato di Polizia per sporgere denuncia. Dalle attività investigative portate avanti dagli inquirenti – oltre ad alcune testimonianze che, alla fine, verranno ritrattate – emerge un particolare di non poco conto: Pasquale avrebbe acquistato un cavallo per festeggiare il suo ingresso nella maggiore età da un pregiudicato del luogo che, per il mancato pagamento, pare abbia minacciato più volte il giovane e i suoi familiari. Ma, oltre ai sospetti, pare non è mai emerso nulla di concreto. Il 9 dicembre dello stesso anno, la notizia che tutti temevano: alcuni operai comunali trovano in un cassonetto un teschio umano con un foro da proiettile in fronte e un femore spezzato. Il 27 dicembre, poco distante dal cassonetto, un cacciatore trova altri resti umani: frammenti ossei e vestiti poggiati su una pagina di giornale. A gennaio, poi, con l’esame del dna ogni dubbio svanisce: quei resti appartengono proprio a Pasquale, picchiato brutalmente, fatto inginocchiare, ucciso con colpo di pistola in fronte e dato in pasto agli animali selvatici.
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