Venerdì, 21 Dicembre 2012 12:43

Serra, la doppia battaglia della famiglia Andreacchi

Scritto da Alessandro De Padova
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mini Casa_Andreacchi2SERRA SAN BRUNO - Una battaglia. Anzi, due. La prima, iniziata circa tre anni fa, contro la giustizia. O forse sarebbe meglio parlare di ingiustizia. Perchè di questo si tratta. Era il dicembre del 2009 quando furono ritrovati i resti di Pasquale Andreacchi, giovane vittima innocente della criminalità organizzata. Il 15 gennaio 2010, poi, l'esame del Dna ha confermato che le ossa appartenevano proprio al ragazzo amante dei cavalli. Insomma, tre anni di battaglie e sofferenze. Contro la giustizia. Contro chi ha deciso di archiviare il caso dopo appena dodici mesi dal delitto. Tre anni nei quali la famiglia di Pasquale, assieme al proprio legale, l'avvocato Giovanna Fronte, ha fatto di tutto per risalire ai colpevoli.

Al momento, l'unica strada percorribile è quella relativa alla compravendita di un cavallo - non pagato - da un pregiudicato della zona. In questi anni, gli inquirenti, hanno interrogato amici, familiari e semplici conoscenti alla ricerca di un indizio o di un qualcosa che possa quanto meno riaccendere un filo di speranza per la morte prematura di un ragazzo nel pieno della maturità. Niente. Nessuno parla. Anche se qualcuno ha visto, preferisce rimanere in silenzio, consapevole del fatto che, se dovesse rivelare qualcosa di scomodo, subirebbe qualche ritorsione. Un nemico invisibile, insomma. L'altra battaglia che Salvatore Andreacchi e Maria Rosa Miraglia stanno conducendo è contro la burocrazia. Già nell'edizione di CO del sei novembre scorso, abbiamo accolto il grido d'allarme della famiglia per la mancata assegnazione degli alloggi popolari. Nel luglio del 2011, infatti, l' Aterp ha pubblicato una graduatoria definitiva per l'assegnazione di alcune abitazioni, nella quale sono stati resi noti i nuclei familiari con maggiori difficoltà economiche che, dunque, necessitano di una casa dove vivere in tranquillità e soprattutto lontani da ogni pericolo. In queste settimane, però, nessuno si è fatto sentire. E la situazione peggiora con il passare del tempo.

A causa delle avverse condizioni meteorologiche, infatti, 'le pareti si sono umidificate e, a momenti, rischiano addirittura di venire giù. Il freddo si fa sentire. Quando piove, l'acqua entra addirittura in casa. È assurdo costringere una famiglia a vivere in queste condizioni'. L' Aterp continua a rimanere in silenzio. Solo rimpalli di responsabilità tra l'ente per l' edilizia ed il Comune. Intanto, però, c'è una famiglia che chiede quattro mura dove vivere. Nient'altro. 'Non abbiamo intenzione di piangere altri figli - conclude Maria Rosa -. Chiediamo soltanto che ci venga riconosciuto lo stretto necessario per vivere'.

(articolo pubblicato su Calabria Ora)

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