Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Ci sono voluti oltre vent’anni per rendere ufficiale una verità in realtà già conosciuta da tempo. Nelle Serre calabre, sotto ai nostri piedi, negli scavi per i metanodotti, nelle caverne, nei terreni argillosi, la ‘ndrangheta o chi per lei, già dagli anni ’90, sversava centinaia e centinaia di fusti contenenti scorie radioattive, rifiuti tossici. Oggi, solo oggi, proprio mentre emerge la verità, si iniziano a pagare le conseguenze di quella che presto, per numero di decessi, si dimostrerà una vera e propria strage italiana.
Scorie disseminate ovunque. Nelle Serre e nell’Aspromonte. A Grotteria, Limina, Gambarie, Canolo, Locri, Montebello Jonico, Motta San Giovanni, Stilo, Gioiosa Jonica, Serra San Bruno e Fabrizia. «Le discariche presenti in Calabria sarebbero parecchie - si legge nei carteggi del Sismi e del Sisde desecretati di recente - site, oltre che in zone aspromontane, nella cosiddetta zona delle Serre (Serra San Bruno, Mongiana, ecc.) nonché nel vibonese. In quella zona la famiglia Mammoliti, competente per territorio, avrebbe occultato rifiuti tossici-radioattivi lungo gli scavi effettuati per la realizzazione del metanodotto». Lo stesso fecero i Tegano, i De Stefano, i Piromalli, abusando di una Calabria già schiava, nonostante ancora in molti luoghi, come ad esempio nei nostri luoghi, i clan preminenti non fossero ancora stati ufficialmente certificati.
Una strage per la quale, come per tutte le stragi, il principio di contraddizione non vale: non c’è niente da sapere diceva una parte di Stato che in realtà sapeva tutto. Sapeva il peggio del peggio di un territorio destinato a subire negli anni a venire una mattanza violenta.
Come i tasselli di un puzzle che ritrovi in ritardo, persi sotto un armadio, nascosti tra la polvere, punti fermi di un disegno inequivocabile di cui conosci tutto e tutto è disconosciuto, solo adesso fatti già saputi divengono ufficiali. E ci accorgiamo che sotto ai piedi abbiamo la morte, mentre sopra le nostre vite respira un sistema fatto di compromessi, di negazioni, di testimoni sottratti, di prove inquinate, di morti comprensibili e dimostrabili, di ragioni affossate per “Segreto di Stato”. Ecco perché non deve esistere, magari, un Registro Tumori, mai istituito soltanto in Calabria ed in poche altre regioni. Perché il dato non deve essere quantificato. Perché i morti per carcinoma, per malattie neoplastiche, linfomi non si possono e non si devono contare. Perché proprio i “Segreti di Stato” impongono che si debba continuare a morire senza neanche saperlo.
Le cose da conoscere sono in realtà ancora molte, moltissime. Su fatti di stragi, di eversioni e di violenze di massa. Fatti tenuti congelati per le esigenze di una “democrazia” di sottobanco. Perché mentre un territorio arranca già di suo, deve avere anche la sventura di guardarsi attorno e scrutare impotente un male nero che - adesso lo sappiamo - cresce dalla terra e divora tutti, indistintamente. Centinaia di madri, di padri, di figli, fratelli. In un angolo alla fine del mondo dove, gli oncologi spergiurarono, vi è una mortalità ed un’incidenza di cancro per almeno quattro volte la media europea.
Allora, finalmente, la grande desecretazione di Matteo Renzi e Marco Minniti è sbocciata. La più grande declassificazione di documenti della storia repubblicana. Anche se in realtà non è un regalo gioioso, né una concessione da paladini da nuovo corso. In realtà la desecretazione era già stata disposta nella Legge 124 del 3 agosto 2007 sul “Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto”. Una legge mai realizzata perché mai sono stati completati i decreti attuativi. Ma il vero problema è il seguito: basta rivelare le atrocità di un segreto non più segreto o è utile dopo tentare di prevenire il male? Merita anche la Calabria, l’Aspromonte, le Serre, i protocolli e i trattamenti come quelli riservati alla “Terra dei Fuochi” oppure no? Ci si deve adesso attivare per ottenere una mappatura dei luoghi e delle aree in cui i livelli di radioattività sono preoccupanti e nocivi? Ci si deve adesso attivare per bonificare le terre inquinate? O l’unica differenza rispetto a ieri è che un territorio muore, ma muore in piena coscienza?
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