Ma, nonostante Reggio detenga il primato al contrario non si può dire meglio per le altre province calabresi finite tutte nelle ultime 20 posizioni. I vibonesi infatti si tengono per mano con i confinanti reggini condividendo l’indice di povertà più alto della nazione, se si pensa al solo fatto che la pensione media è di 606 euro al mese. Una cifra da fame con la quale si riesce a malapena a sopravvivere. Per quanto riguarda il reddito pro-capite si superano di poco i 12mila euro l’anno, le esportazioni sono quasi nulle e più della metà delle persone (il 64%) non ha una normale occupazione.

Chi invece cerca di crearsi un lavoro autonomo nella provincia di Vibo, cercando un punto di fuga nell’intricata matassa della burocrazia quanto della criminalità organizzata, rappresenta una minima percentuale: il dato del quotidiano economico riporta la presenza di 8 imprese ogni 100 abitanti e gli imprenditori sotto i 30 anni sono solo 48 su 1000.

A rincarare il dato negativo ci pensano pure le restanti province di Catanzaro, Cosenza e Crotone. Nella città capoluogo di regione (100esimo posto), al dato di povertà si affianca lo scarso indice di fruizione della cultura, per la mancanza di biblioteche e librerie e altri luoghi culturali, fattori che influiscono molto sulla qualità della vita dei residenti

Cosenza occupa sole due posizioni più in alto di Catanzaro, con il suo tasso di disoccupazione pari al 63%.

A “primeggiare” (si fa per dire) in merito a qualità della vita in Calabria è la provincia di Crotone che vanta qualche punto in più rispetto alle altre province come tasso occupazionale. Anche se i suoi 38 occupati su 100 sono nettamente in ritardo dalla media nazionale che è del 56%.

La classifica