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PIZZO – Come tanti suoi coetanei, era disoccupato da molti anni. Per questo aveva un sogno nel cassetto: quello di navigare. Un sogno, questo che, però, si è interrotto, perché se davvero voleva imbarcarsi, sarebbe dovuto scendere a compromessi con un’altra persona, un sedicente sindacalista dello Slai Cobas di Pizzo, tale Carmelo Furciniti che, in sostanza, chiedeva dei soldi in cambio di posti di lavoro.
Ad incastrarlo sono stati gli inviati di “Mi manda Raitre”, il programma condotto da Salvo Sottile i quali, armati di telecamere – assieme ad un ragazzo della zona - hanno dunque smascherato il comportamento dello stesso "sindacalista".
«Gli dissi che mi volevo imbarcare – ha raccontato l’uomo, denunciando l’accaduto – e lui rispose: “Devi darmi 650 euro per poterti imbarcare…”. Con ogni compagnia, questo signore ha un contatto diretto, il quale si occupa delle risorse umane che si imbarcano. Un giorno, ho assistito anche ad una sua telefonata. Aveva una persona che gli interessava, che doveva fare imbarcare e, quindi, lui aveva questi contatti diretti per far imbarcare le persone. Addirittura diceva: “Io ti faccio imbarcare, però vedi che se tu non mi dai questi soldi, ti faccio sbarcare subito…”. Mi sono rifiutato di pagare – ha aggiunto ancora l’uomo che ha fornito la testimonianza – perché non mi sembra proprio una cosa giusta. C’è una sorta di mafia: “Se non mi paghi, non imbarchi». Altri, invece, hanno deciso di scendere a compromessi, versando i soldi al "sindacalista": «Ci sono almeno 5 persone, amici miei, che oggi lavorano sulle navi e si sono imbarcate solo dopo averlo pagato».
In studio era presente anche Mara Malavenda, della direzione nazionale dello Slai Cobas: «Nel giro di due settimane faremo chiarezza e tuteleremo la nostra immagine in tutte le sedi - ha affermato -. Questa persona, per quanto mi riguarda, deve andare in galera».
Il coordinatore provinciale vibonese dello Slai Cobas, Nazzareno Piperno, ha definito «uno sciacallo» l'uomo incastrato dalle telecamere di Raitre: «Lo denunciamo», ha detto Piperno che, alla domanda su come fosse possibile che l'uomo agisse in nome dello Slai Cobas, con tanto di targhetta e timbro, ha risposto: «Noi non ne sapevamo assolutamente niente. Abbiamo avuto un contatto con questa persona 7-8 anni fa, ma poi abbiamo capito che non aveva intenzioni serie e lo abbiamo lasciato perdere. A quanto ci risulta già stamattina ha tolto la targa del sindacato dall'ingresso del suo "ufficio"».
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