Sabato, 13 Settembre 2014 07:58

Nel giorno del ventitreesimo compleanno di Pasquale

Scritto da Salvatore Albanese
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mini pasquale_2Nei miei occhi chiusi Pasquale è il frastuono degli zoccoli di un cavallo nero e bianco. Un cavallo che passa veloce come il vento. Passa tra gli alberi, sulla strada, entra nelle case, nelle stanze, nelle ossa. Ma anche il tempo passa veloce. Scorre inesorabilmente, vola via portando con se il ricordo di ogni cosa. Rischiando di cancellare quello che non meriterebbe di essere cancellato.

Guardo con la memoria e rivedo Pasquale, lo ritrovo oggi in quello che avrebbe dovuto essere un giorno di festa, il giorno del suo ventitreesimo compleanno. Pasquale Andreacchi, nato il 13 settembre del 1991 ed ucciso diciotto anni dopo. Per me è lì, ancora in sella, saldo sul suo cavallo, sorride e galoppa. Instancabile. Un gigante buono di due metri con stampata sul viso l’espressione vitale da eterno ragazzino. Poi il ricordo si strappa, come un salto nel vuoto rievoca il peggio e Pasquale, di colpo, non c’è più. Perché la memoria torna a quel maledetto 27 dicembre 2009. Ancora gli alberi, come quelli che sfiorava in groppa al suo cavallo. Un nastro di plastica bagnato, bianco e rosso. Lo sguardo vuoto dei fratelli, una madre con il buio nel cuore. Il tramonto che si colora del blu intermittente dei lampeggianti. Sparpagliati, fra l’erba lavata dalla pioggia, resti di uno scheletro, disseminati in una manciata di passi da una mano criminale, che ancora, a distanza di quasi cinque anni, insiste a non avere un nome. Poi il silenzio. Solo sospetti, testimonianze rese e ritrattate, indagini imperfette, omertà ed indifferenza.

Oggi Pasquale avrebbe dovuto compiere ventitre anni. Sarebbe stato ancora un ragazzino, cortese e timido. Avrebbe giocato con i suoi fratelli, abbracciati sul dorso del suo cavallo. Avrebbe sorriso ai clienti del maneggio della sua famiglia. Gli avrebbe spiegato come quella passione se la sentiva addosso, nelle vene, praticamente da quando era nato. Avrebbe vissuto una vita normale, fatta di amore e lavoro. Una vita, invece, interrotta bruscamente dall’odio, spezzata dalla violenza.

Era scomparso più di due mesi prima, nel tardo pomeriggio dell’11 ottobre. Da lì in poi se ne era persa ogni traccia, fino al tragico ritrovamento. Prima il cranio - adagiato sul fondo di un cassonetto della spazzatura, con un foro da pallottola al centro della fronte - e dopo, fra Natale e Capodanno, tutto il resto. Il cadavere di Pasquale, si ipotizzava fin da subito, potrebbe essere stato gettato in pasto ad animali. Troppo lucide quelle ossa, ritrovate completamente scarnificate e restituite alla famiglia solo dopo mesi di esami, sistemate in una scatola come pezzi di legno marcio. Il funerale si celebrò il 14 maggio 2010. In quel bosco di castagno oggi è rimasta una lapide, posta a ricordo del ragazzo da una famiglia sola e nuda, impotente, che non smette di chiedere verità. Tutt’attorno un paese forse troppo vigliacco per ricordare. Un’amministrazione reticente, che si rifiuta, quasi come fosse una iattura, di titolare uno scorcio, una piazza, una via della città a memoria del povero Pasquale. Si annebbia, allora, il ricordo di un ragazzo semplice e gentile. Un ragazzo di soli 18 anni, trucidato innocente. Il tempo diventa complice del male e lascia aperte ferite che portano con se mille domande, rimaste senza risposta, forse, per sempre.

 

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    La tradizionale manifestazione del WWF assume quest’anno un carattere particolare, essendo legata alla campagna del WWF Italia denominata “Stop ai crimini di Natura”, una iniziativa finalizzata a far conoscere all’opinione pubblica i pericoli gravissimi che minacciano la biodiversità in tutto il mondo, senza sottovalutare gli attacchi continui che subisce la Natura d’Italia e della nostra regione. Il programma prevede, oltre alla presentazione della campagna nella sala conferenze, l’allestimento di tavoli per raccogliere adesioni, percorsi di interesse botanico e faunistico (a cura del CFS) e una visita al museo delle Ferriere.

    Distruzione, alterazione e frammentazione degli habitat naturali, caccia eccessiva, bracconaggio, commercio illegale e introduzione di specie “aliene”, oltre alla minaccia globale rappresentata dal riscaldamento del pianeta determinato dall’effetto serra, sono le sfide quotidiane che il WWF è impegnato a contrastare , con la sola forza dei suoi volontari, degli scienziati e dei milioni di persone, che, in tutto il mondo, sostengono concretamente questa autentica guerra per salvare il pianeta e le irripetibili e meravigliose creature che lo popolano e lo rendono straordinario.

    Un impegno di civiltà e di amore che il WWF combatte dal 1961 in ogni regione della Terra per salvare dall’estinzione le ultime Tigri in Asia (ne sopravvivono in tutto 3200) o gli ultimi Rinoceronti sterminati per l’utilizzo del corno nei paesi orientali (della specie che vive a Giava, ne sono rimasti appena una cinquantina!); per non parlare delle poche centinaia di Gorilla di montagna rimasti, che vengono ancora braccati e massacrati per la carne o minacciati dalla distruzione delle loro foreste. Gli stessi elefanti africani, il simbolo stesso della savana, vengono crudelmente abbattuti dai bracconieri al ritmo impressionante di 22.000-25.000 all’anno . Ma l’elenco delle specie animali e vegetali che la terra rischia di perdere in breve tempo è sconvolgente e si allunga ogni giorno che passa, tanto da aver indotto gli scienziati a parlare di una “sesta estinzione di massa ”, dopo le cinque che hanno sconvolto la vita sul pianeta nelle passate ere geologiche. Con la differenza che stavolta, ad essere responsabile della fine di migliaia di specie, è un’altra specie: la nostra.

    Del resto gli Italiani e i Calabresi sanno benissimo che l’assalto alla natura e agli animali ha assunto anche da noi il livello di allarme rosso, considerato il continuo massacro del territorio e le minacce che gravano sulla nostra fauna. Un assalto contro cui agiscono, spesso a rischio della vita, i Ranger del WWF in tutto il mondo e, in Italia, 300 eroiche Guardie Venatorie Volontarie che , dalle Alpi alla Sicilia, sacrificano il loro tempo e i loro soldi per salvare orsi e lupi, uccelli migratori o per denunciare gli innumerevoli “Crimini di natura” che vengono commessi quotidianamente in ogni parte dell’ex “Bel Paese”, mettendo a repentaglio la salute dell’ambiente e, con essa, quella degli stessi abitanti. Un drappello di queste autentiche sentinelle dell’ambiente, sotto le insegne del Panda, opera da tempo in Calabria ed è anche al loro impegno quotidiano, così come all’insostituibile ruolo svolto tradizionalmente dal Corpo Forestale dello Stato, che l’appuntamento di Mongiana è dedicato.

    Per arrestare la folle corsa verso la distruzione del pianeta (l’unico che abbiamo!), il WWF chiede il sostegno di tutti: sul sito www.wwf/criminidinatura chiunque può informarsi maggiormente sul fenomeno e sostenere la campagna del WWF con una donazione, oltre a diffondere le informazioni e sottoscrivere la petizione per chiedere sanzioni più severe contro chi uccide specie selvatiche.


    WWF Calabria


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