Mercoledì, 14 Luglio 2021 11:48

Lupara bianca, arrestato il presunto assassino di Francesco Covato

Scritto da Redazione
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La Procura distrettuale antimafia di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, ha fatto luce sull’omicidio del pregiudicato 21enne Francesco Covato, scomparso per “lupara bianca” a Vibo Marina, nel 1990.

All’esito delle indagini, condotte dai sostituti procuratori Antonio De Bernardo e Andrea Mancuso e svolte dal Nucleo Investigativo di Vibo Valentia, il gip del Tribunale di Catanzaro ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del presunto responsabile dell’efferato delitto. Nelle prime ore della giornata, infatti, i carabinieri hanno dato esecuzione al provvedimento nei confronti Nazzareno Colace, di 57 anni, pluripregiudicato, ritenuto contiguo alla consorteria di ‘ndrangheta dei Tripodi-Mantino di Porto Salvo e, nel 2016, già tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “Costa Pulita”. L’uomo è stato tratto in arresto al termine di una prolungata attività di localizzazione effettuata dai carabinieri, visto che lo stesso è solito muoversi frequentemente al di fuori della regione. Una volta localizzato a Portosalvo, i militari hanno circondato l’abitazione e lo hanno sorpreso nel sonno.

Era la sera del 23 gennaio 1990 a Vibo Marina, quando Francesco Covato uscì di casa a bordo della sua autovettura, senza più fare ritorno. Le ricerche delle forze dell’ordine, avviate a seguito della denuncia del padre della vittima, portarono al solo rinvenimento della sua automobile, trovata nel parcheggio del Stazione ferroviaria di Tropea. Da allora, nessuna traccia del ragazzo.

Il lavoro investigativo ricostruito dalla Dda, nonostante il lungo arco di tempo trascorso dalla scomparsa, ha permesso altresì di individuare il movente dell’efferato delitto: la sentenza di morte sarebbe infatti maturata in un contesto di vendetta personale e di riaffermazione del potere criminale da parte della famiglia Tripodi, egemone del territorio di Vibo Marina-Porto Salvo. Colace, secondo i carabinieri, avrebbe ucciso Covato e occultato il suo corpo per vendicarsi di un agguato subito da quest’ultimo nel 1987, quando fu investito da una pioggia di proiettili mentre percorreva la strada statale 522. Il clan Tripodi-Mantino, inoltre, ha inteso fermare definitivamente l’irruenza di Covato, che da tempo imperversava per le strade di Vibo Marina, commettendo atti intimidatori e reati contro il patrimonio, senza il placet del gruppo criminale e incurante dei dettami imposti dai codici ‘ndraghetistici.

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