Martedì, 21 Luglio 2020 18:50

Le ombre sulle Politiche del 2018 e il presunto «appoggio di Rocco Anello a Giuseppe Mangialavori»

Scritto da Redazione
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«La ‘ndrangheta, da sola, senza il controllo di una pubblica amministrazione e di una politica collusa, non potrebbe commettere certi reati». Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, nel corso della conferenza stampa che si è svolta stamattina al Comando provinciale della Guardia di finanza di Catanzaro, durante la quale sono stati illustrati i dettagli dell’operazione “Imponimento”, portata a termine alle prime luci dell’alba contro le articolazioni locali ed estere del clan Anello-Fruci, radicato a Filadelfia e in tutta l’area dell’Angitolano, tra il Lametino e il Vibonese.

Ed è proprio sulla politica che la cosca avrebbe rivolto le proprie attenzioni, come del resto emerge dal decreto che ha portato al fermo di 75 persone tra la Calabria e la Svizzera, all’interno del quale si fa riferimento anche all’attività del clan «con riferimento a talune competizioni elettorali e all’appoggio che, nel tempo, la cosca ha fornito a determinati candidati».

Le Politiche del 2018 e l’«appoggio di Rocco Anello a Giuseppe Mangialavori». Tra queste competizioni figurano anche le elezioni politiche del 2018. Secondo i magistrati della Dda di Catanzaro, «da alcune emergenze si ipotizzava che il candidato al Senato della Repubblica Giuseppe Mangialavori, per le elezioni del 4 marzo 2018, attraverso l’architetto Francescantonio Tedesco (all’epoca dei fatti consigliere comunale nella città capoluogo per il gruppo “Vibo Unica”, ndr), avesse ottenuto l’appoggio di Rocco Anello». Dalle indagini è emerso, inoltre, che tra Tedesco e Mangialavori, successivamente alle elezioni amministrative del 31 maggio 2015, si fosse venuta a creare un’ostilità per «disaccordi emersi nell’ambito della vita politica comunale di Vibo Valentia che sinteticamente sono da ricondursi all’adesione di Tedesco al gruppo politico “Vibo Unica” che faceva riferimento all’allora presidente del Consiglio comunale, Stefano Luciano». Successivamente però, a quanto risulta dal monitoraggio della polizia giudiziaria, a partire dalla fine del mese di dicembre 2017 i due si sono riavvicinati. «Evidentemente - scrivono i magistrati - in vista delle prossime consultazioni, il futuro senatore intendeva ricomporre dissidi con i propri amici per coalizzarli e ottenerne l’appoggio elettorale».

L’incontro tra Mangialavori e il «factotum del boss Rocco Anello». Era il 9 gennaio 2018 quando Giovanni Anello - geometra, già consigliere comunale del Comune di Polia, oggi vicesindaco, nonché titolare di un’azienda agricola - contatta Mangialavori. Il motivo di questo tentativo di chiamata, secondo i magistrati della Dda, «veniva svelato pochi minuti dopo dallo stesso Anello, il quale telefonava a Maurizio De Nisi, sindaco di Filadelfia». Giovanni Anello, ritenuto dagli inquirenti il «factotum del capocosca Rocco Anello», diceva a De Nisi di «essere appena uscito dalla “SALUS”, ovvero dal Centro Diagnostico Mangialavori con sede a Vibo Valentia, dove aveva incontrato Giuseppe Mangialavori». Questo il racconto di Anello: «Lui mi ha chiamato che gli avevo lasciato il numero con quello di Monterosso e sono andato là... Ehm, abbiamo parlato dieci minuti, mi ha chiesto informazioni su alcuni, su Pino Malta a questi qua di Polia. Poi gli ho detto: "Veramente Francesco sta organizzando una riunione con quelli che realmente hanno i voti a Polia. Eh... non so se lo facciamo giovedì o domenica non mi ricordo quando dobbiamo farla"». Anello, inoltre, diceva non solo di «aver fatto presente a Mangialavori di essere schierato con De Nisi», sapendo che quest’ultimo lo sosteneva, ma anche che «era in programma una prossima riunione elettorale con dei portatori di voti ("In questi giorni noi ci riuniamo con le persone che hanno i voti a Polia, che hanno i voti a Filadelfia...”)». L’11 gennaio 2018 Tedesco e Mangialavori parlano di organizzare un incontro per pianificare il riavvicinamento di quest’ultimo al gruppo “Vibo Unica”, di cui faceva parte Tedesco, per un «appoggio elettorale a scapito di Bruno Censore (esponente e candidato del Partito democratico)». Tedesco, dunque, suggeriva le mosse che Mangialavori avrebbe dovuto fare e cioè fingere di ignorarlo. Tedesco, da parte sua, «avrebbe attuato una finta resistenza al riavvicinamento salvo cedere per non “impiccarsi ad una questione di principio”».

La «spartizione dei seggi» e l’«appoggio di Francesco De Nisi». Il 12 gennaio 2018 Tedesco - il quale svolge anche mansioni di collaboratore diocesano esperto in verifiche e valorizzazione di edifici di culto e monastici (Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea) - viene contattato da don Antonio Russo, prelato della Diocesi di Mileto, al quale dava appuntamento a casa propria. Nel corso di questo dialogo, Tedesco spiega a Russo, relativamente alla Calabria, la spartizione del numero dei seggi per le candidature alle elezioni politiche con riferimento alla legge elettorale, commentando quanti seggi spettavano alla sua parte politica. Parlava della candidatura di Giuseppe Mangialavori e di un’«affermazione elettorale di questi per la quale sarebbe stato fondamentale l’appoggio di Francesco De Nisi, esponente del centrosinistra vibonese». De Nisi, a giudizio di Tedesco, «aveva in ballo una carica di assessore regionale (maggioranza di centrosinistra)». Stando alle carte dell’inchiesta, «se così fosse stato questi avrebbe continuato a sostenere i candidati del centrosinistra; in caso contrario avrebbe votato Mangialavori che, avvantaggiandosi di tale appoggio, avrebbe potuto effettivamente risultare eletto. Tedesco, quindi, aggiunge che per questo successo Mangialavori avrebbe avuto bisogno del sostegno suo e della sua parte politica che sarebbe divenuta determinante». Né l’attuale senatore, però, e né l’ex presidente della Provincia di Vibo, Francesco De Nisi, risultano indagati.

Il «sicuro e straordinario successo che Mangialavori avrebbe ottenuto “là sopra”». Tedesco era sicuro dell’affermazione di Mangialavori. E la prova è rappresentata, secondo i magistrati, dalla «sicumera assunta da Tedesco, che pronosticava il sicuro e straordinario risultato elettorale che Mangialavori avrebbe ottenuto nella località che indicava come “là sopra”, da individuarsi in Filadelfia e nei comuni vicini, ovvero il territorio di riferimento di De Nisi (sindaco di Filadelfia per diversi anni, sostituito attualmente nella carica dal fratello Maurizio, e presidente della Provincia)». Ma Filadelfia e i comuni limitrofi, oltre a costituire il bacino elettorale di De Nisi, «sono il territorio di riferimento della cosa capeggiata da Rocco Anello».

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