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Era il 2 giugno del 2018 quando Soumaila Sacko fu ucciso con dei colpi di fucile alla testa, all’ex fornace La Tranquilla di San Calogero, dove assieme a dei compagni si era recato per reperire alcune lamiere da portare presso l’accampamento di San Ferdinando. In merito a quel tragico evento è arrivato il verdetto di omicidio volontario. A stabilirlo, come riporta l’Usb di cui Sacko era referente, è stata la Corte d'Assise di Catanzaro, presieduta da Alessandro Bravin, che ha condannato a 22 anni di reclusione Antonio Pontoriero «per l'assassinio del nostro compagno, ucciso a fucilate il 2 giugno 2018 a San Calogero. Il Pubblico ministero Ciro Lotoro aveva chiesto una pena di 30 anni».
La Corte ha accolto l’impianto accusatorio, riconoscendo all’imputato le attenuanti generiche, come l’essere incensurato e ha anche stabilito il risarcimento del danno per i congiunti di Soumaila Sacko e per l’Usb costituitisi parti civili, da liquidare in separata sede. «La pena – si legge sul portale – è inferiore rispetto alla richiesta dell’accusa, ma è da considerare giusta» secondo Arturo Salerni e Mario Angelelli, che rappresentavano Usb e i familiari.
Il Pm aveva ricostruito in mattinata i fatti. A sparare quel giorno in direzione di Soumaila e dei suoi compagni Drame e Fofana fu Antonio Pontoriero il quale «ha sparato ad altezza d'uomo e poi non ha perso tempo nel far sparire l'arma del delitto». Il movente per il Pm è stata «l'incapacità di sopportare l'ennesima irruzione nell'area dell’ex Fornace Tranquilla che i Pontoriero consideravano "cosa loro"».
Gli avvocati Angelelli e Salerni si erano invece concentrati sul contrasto tra l'umanità di Soumaila e la disumanità di Pontoriero, che dopo aver sparato 4 colpi ed essersi rifiutato di soccorrere Soumaila nonostante la richiesta disperata di Drame, a tutt’oggi non avrebbe mostrato il minimo segno di pentimento. «Una disumanità – spiegano – derivante con tutta probabilità dalla convinzione di non aver sparato contro tre uomini, "ma solo a tre neri"». La difesa, che dall'inizio del processo ha puntato sul tentativo di invalidare le prove e screditare i testimoni, aveva chiesto l'assoluzione di Pontoriero, ipotizzando un fantomatico soggetto terzo che avrebbe sparato deliberatamente a Soumaila a causa del suo impegno sindacale in Usb.
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