Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Ieri mattina, ai microfoni di RS 98, Giuseppe De Raffele ha concesso il bis. Dopo aver cacciato Alessandro De Padova dalla conferenza stampa (indetta a nome del Comune) a cui lui stesso lo aveva invitato, il presidente del Consiglio comunale (in pectore, perché si è misteriosamente dimesso e altrettanto misteriosamente ha fatto marcia indietro) piuttosto che riconoscere l’errore, dovuto a un evidente nervosismo forse legato alle sue ambizioni per il prossimo futuro, si è prodotto in una nuova performance fatta di autogiustificazioni ridicole e accuse al limite dell’infantilismo. Tutte cose che non meritano di essere approfondite.
L’occasione però è buona per fermarsi un attimo a osservare qual è la concezione che hanno della stampa molti amministratori, politici e dirigenti di partito. Quello che ha fatto De Raffele lo hanno fatto tanti altri, in alcuni casi in modi meno goffi, in altri più subdoli. È successo con l’amministrazione Lo Iacono e si è ripetuto con l’amministrazione Rosi. Per questo al singolo episodio – fatta salva la volgare scorrettezza nei confronti di un giornalista, e di una persona, come Alessandro – non va assegnata una dimensione più grande di quella che ha. Solo una goffa messinscena, replicata di fronte alle puntuali domande di Antonio Zaffino e Francesca Onda.
L’episodio di venerdì mattina lo abbiamo ovviamente raccontato ai lettori perché, oltre ad essere una notizia, ci è sembrato assurdo che una conferenza stampa indetta da un ente pubblico, per divulgare un servizio pubblico, venga gestita come se fosse una proprietà personale. Assecondata agli umori di chi dovrebbe rappresentare l’intero Consiglio comunale. Come assurdo è che qualcuno sia convinto di poter gestire il Municipio come il giardino di casa. Tutto qua. Va detto che Alessandro ha risposto alla cafonaggine con l’eleganza. Nessuno poteva obbligarlo ad andarsene, ma lo ha fatto e ha evitato di dare seguito alla provocazione infantile di De Raffele. Infantile come il tentativo di dare patenti di giornalismo, addirittura motivate con il fatto che alcuni colleghi (in alcuni casi amici di lunga data) che anni fa scrivevano per il Vizzarro, oggi scrivono su altre testate.
Non serve aggiungere niente alle poche parole con cui Bruno Vellone, direttore de ilredattore.it – sì, l’ho citato, non è un disonore farlo, provateci –, ha stroncato le piccolezze di De Raffele. Il bello del web è che è forse il “luogo” più democratico che esista nella società contemporanea. C’è spazio per tutti. E un nuovo giornale per noi sarà sempre una buona notizia. Tentare di alimentare scontri tra persone che fanno giornalismo dal basso, con progetti editoriali nati dalla semplice unione di competenze e dalla voglia di raccontare, è la cosa più becera che si possa fare per uscire dal pantano. L’effetto, per la verità, è quello che è. Non servirebbe aggiungere niente. Se non che può succedere che le cose cambino, che i progetti si evolvano. Che ne nascano di nuovi e che ciò non crei nessun rancore, nessuna lotta per la spartizione del nulla. E noi siamo felici che sia così, per tutti, in particolare se si tratta di persone (come Angelo Vavalà, Mirko Tassone e Bruno Vellone) che hanno condiviso con noi, sul Vizzarro, dei percorsi di cui rivendichiamo ogni virgola. Questo giornale è quello che è anche grazie a loro, come è quello che è oggi per il lavoro quotidiano dei nostri redattori (Alessandro De Padova, Bruno Greco e Salvatore Albanese) e di chi fornisce un contributo costante e prezioso (Salvatore Costa, Francesco Barreca, Angelo De Luca e Salvatore Federico).
Quindi, per capirci, succede quasi sempre che politici come De Raffele falliscano nel tentativo di riscattarsi con attacchi simili. Meglio respirare a fondo e farsene una ragione. Se ne renda conto non tanto lui, che ne ha fatta solo un’altra delle sue, ma chiunque, da ogni parte politica, ha pensato o pensa di poter usare le istituzioni per delegittimare, con metodi da terza elementare, persone oneste, giornalisti che fanno il loro lavoro con correttezza e professionalità. Se ne ricavano solo figuracce, a raffica.
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